La (mia) fortezza Bastiani


Le pagine di questo libro ricorrono nella mia vita, con una scadenza quasi naturale ed inconscia.
Non mi sono mai chiesto perchè, proprio questo Romanzo e non altri, più alti, più belli, più significativi. Sono le vie dei pensieri e delle percezioni, i sentieri della fantasia.
Io mi sento una sentinella, in quella fortezza.
Non avrei voluto un ruolo da protagonista, ma starmene in disparte, a macerare l'attesa come tutti gli altri.
Come quando, laggiù, l'orizzonte si confonde alla nebbia e diventa una linea sottile e spezzata, che si fatica a distinguere.
La luce di ogni giorno svanisce senza rumore, se non dentro all'anima, circondata dalle mura della fortezza.
Protetto da un muro, potrei camminare per giorni, inasprendo i pensieri e rincorrendo ancora le stesse mie parole vacue. Non so se mi sentirei perduto, come mi sento, ogni tanto, fuori dall'abbraccio freddo e inospitale di quelle mura.
E non so se alla vita sarebbe giusto chiedere di avere un nemico: desiderarlo, cercarlo, pretenderlo.
A volte penso che sarei Io il mio Nemico d'elezione, la nemesi perfetta e spietata che conosce ogni punto debole.
Intabarrato, al freddo, mi vedo portare lo sguardo sempre più in là, sempre oltre.
Non riconosco i volti degli amici, non penso che sia solo un mio desiderio, che divenga la perfettibile via ad un'altra esistenza, che pure c'è, che conosco.
Come gli altri soldati che si muovono, che scrutano, non posso cercare l'oblio. 
Muovendomi tra i giorni, aspetto la luce fioca dell'alba e un sorriso, consapevole che la fortezza sarà eterna ed, eternamente, io aspetto.

"Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di Settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione.
...
Ricordò la pena di contare i giorni ad uno ad uno, che sembrava non finissero mai.
...
Tutti quei giorni,che gli erano sembrati odiosi, si erano oramai consumati per sempre, formando mesi che non si sarebbero ripetuti mai".

(dal "Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati)

Commenti

  1. quando scendi sul personale sei adorabile! e hai uno stile nella scrittura meraviglioso.

    più ti conosco e più so che non mi ero sbagliato.

    un abbraccione-one

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  2. caro Daniele ,il desero dei tartari e' il mio libro del cuore...gli ho dedicato un post...empatia...una giornata serena per te!!!!

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  3. OT, forse...

    caro Daniele, amico mio, proprio in questi giorni, nei quali fra l’altro, un vecchio nemico, che come sai, mi aveva fatto tanto male sino a spingermi a cambiare avatar, chiudere, con dolore i commenti al mio nuovo blog, filtrare maniacalmente la posta, cambiare numero di cellulare etc per cercare di rendermi il più possibile invisibile, nonostante una mia doppia querela, alla quale il vile è sfuggito, perché nella cortina fumogena di bugie che aveva creato, neppure i carabinieri e un giudice sono riusciti a rintracciarlo, si è ora rifatto vivo (e questo se li hai letti, rende ragione dei miei ultimissimi post, forse un po’ sibillini...), con una vendetta a freddo, architettata con falsi nick, falsi blog, e una tela di ragno costruita nell'arco di tre mesi, che mi fa agghiacciare il sangue per la gelida determinazione di ferire, e fare del male, da parte di qualcuno che io consideravo ormai morto e sepolto. Ma come ci ha insegnato Romero, a volte tornano... e anche se tremendamente lenti e stupidi, gli zombie sono sempre pericolosi!

    Esistono persone così, alle quali, come sai bene, tu non hai fatto altro torto che esistere, e che a distanza di quasi due anni, sognano ancora di poterti colpire e affondare per il solo meschino gusto di farlo... non rimpiangere il nemico: ti assicuro, trovarmi nella necessità di parare colpi bassi e meschini, è qualcosa che non mi sento di augurare a nessuno.

    Mai come in questi giorni, ho sentito come mio il destino di vita di Giovanni Drogo, quello che i militari chiamano, gergalmente: “fare la guardia al bidone”, e che mi fa spesso venire un groppo di pianto, per il senso di perdita e di tempo rubatomi, che porta con sé. Leggerti, a citare questo romanzo, che ho sempre amato e capito, sin da ragazzina (ricordo ancora anche il film di Zurlini, con un cast stellare, uscito nel 1976 - e già a 16 anni capivo il senso dell’attesa dei Tartari degli ufficiali della fortezza Bastiani: la scoperta di Roth venne più tardi, dato che credo che la sua celebrazione della decadenza dell’impero austrungarico, non dica poi cose molto diverse... il suo “Peso falso” andrebbe messo nei programmi scolastici, IHMO! )

    Il deserto dei tartari, romanzo amato per il senso d’identificazione, che come te conosco bene, così come adoro Il segreto del bosco vecchio, e molti racconti di Buzzati, che tra l'altro era nativo delle valli dalle quali viene una parte del mio sangue... rende bene il sentimento di smarrimento e perdita che sto vivendo in questi giorni.

    Leggertene parlare è stato, oltre a una di quelle folgorazioni con le quali la vita spesso ti stupisce, una sorta di risposta a una domanda inespressa, perché ancora confusa. Perché, come dice il mio amico Lèon che di lotte, spesso sporche, e di esiti manifesti e di esiti sotterranei, conosce più di quel che gli piacerebbe, credo, mi ha sempre detto che l’onore sta nella lotta, non necessariamente nel risultato conseguito. E credo che sia tu che io, di onore, potremmo parlare a lungo...

    Un abbraccio fraterno, con tutto il mio affetto

    f.

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  4. Ho letto il libro in questione per motivi di studio durante le scuole superiori. Come spesso accade, leggere un libro per dovere spinge a un attegiamento se non di rifiuto, almeno di fastidio. Tuttavia ricordo con piacere le pagine di Buzzati, che mi capitarono sotto agli occhi in un momento particolare della mia vita. Le suddette pagine mi permisero di analizzare meglio la mia persona. Mi rispecchiai in alcune descrizioni. Soprattutto nel concetto di attesa. Più tardi, con gli anni, capii in pieno la preziosità di quella lettura. E ne trassi insegnamento.


    ps: bellissimo post. Risulta banale, ma al momento non mi viene altro apprezzamento.


    Andrea

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