La ventunesima Regione



Mi pare di vivere nella 21ma Regione d'Italia.
Sarò io che non capisco, che penso in maniera deviata e deficitaria, ma quando leggo parole come quelle di Epifani (Segretario Generale della "CGIL"), mi guardo attorno per vedere se non sia capitato in un territorio aspro, sconosciuto, fuori dalle mappe. Mi pareva d'aver compreso che il Sindacato, anche quando è portato avanti da coloro che in fabbrica non ci stanno più da anni, fosse quello che "si sporca le mani". Burocrati lo sono diventati quelli che l'han voluto: tutto l'apparato del Sindacalismo Italiano boccheggia da decenni tra le ansie delle spinte "dal basso" (altro termine che non dovrebbe suonare nuovo) ed i desideri di essere organizzazione efficiente. Bandito il discorso Politico, avanzo di quei '70 in cui la classe operaia c'era, pulsava, lottava, ci si è adagiati, conformizzati alla lotta salariale tout-court: da lì disaffezione dei dinosauri, smagnetizzazione mentale dei giovani e soldi da fare per tirare avanti. L'equazione tessera-soldi-soldi-forza ha dato i risultati che adesso si vedono. Nessuno è obbligato a fare parte del Sindacato, può anche essere qualcosa di alieno ed inutile: comodo, ma vero. Di memoria corta e nessun interesse storico i lavoratori Italiani sono sazi. Ma, allora, gli operai che "non sono più classe, ma condizione" devono pensare che solo se ci si rimette la ghirba il Sindacato si ripensa (ed era solo che ora)? Ed anche se fosse che la Politica se ne fotte, non dovrebbe essere, il lavoro, la dignità, la lotta più forte del clientelismo e della superficialità?
Si abbia almeno il buon ufficio di smetterla di compatirsi e compatire, di rimboccarsi le maniche e di tornare a puzzare un pò d'olio, caffè (alla macchinetta, provare) e sigarette, invece di pepetuare la nobile tradizione dell'altezzosa dignità delle parole.
Che, si sa, non ti danno da vivere.
Almeno dove si lavora sul serio.

Foto: "Словенский Вомиторио", Nova Gorica, 10 Gennaio 2008.

Commenti

  1. Dico la mia in poche parole, anche se la materia è assai complessa e non conosco a fondo molti dettagli.


    Rileggendo la Storia (ogni tanto fa bene, peccato invece che spesso si guarda al passato solo per comodità..) secondo me già dal 1977 buona parte del Sindacato (mi riferisco alla dirigenza, non agli iscritti) ha manifestato la sua involuzione rappresentativa non solo nei confronti dei lavoratori ma anche come simbolo delle lotte di coloro che da sempre vivono oltre che nei fumi e nell'olio anche in un ufficio buio nel sottoscala o in una biblioteca scolastica.


    Determinante fu l' "invito" a darsela a gambe a Lama al La Sapienza di Roma in quegli anni così cruciali.

    In pochi hanno compreso che coloro che fischiavano allora sarebbero stati gli stessi che un domani avrebbero stracciato o mai firmato una tessera.


    Avevano ragione loro.

    Il risultato di non aver dato loro retta è sotto gli occhi di tutti (anche quello che è avvenuto alla Thyssen), con un Sindacato connivente con il Potere, con esseri umani "costretti" a straordinari pur di mantenere la famiglia, e soprattutto per non ritrovarsi senza lavoro.

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  2. Ovviamente, nel Post, ci sta meglio olio e caffè, che altro, ma, di certo, non bisogna dimenticare coloro che lavorano negli uffici.

    Bene hai fatto a sottolinearlo.

    In un periodo in cui, solo in Friuli, sono morti 4 operai (l'ultimo ieri) in 11 giorni, è evidente, oltretutto, che ci sono occupazioni che non sono solo usuranti, ma assassine.


    Se dal 1977 alcune (molte) cose sono migliorate, è anche merito del Sindacato. Da allora, però, non ci si è adeguati alla Società, quella che pena e bestemmia, correndo dietro alla Politica dei "piani alti". Se uno come Epifani dice certe cose, vuol dire che siamo arrivati al punto di non ritorno.

    E per il Sindacato questo significa cambiare od estinguersi.

    Grazie dei tuoi commenti così puntuali ed approfonditi.

    Daniele

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  3. Le mie impressioni sul sindacato sono simili a quelle che un grandissimo storico marxista, Eric J. Hobsbawm, espresse qualche anno fa sulla sinistra europea: la principale difficolta di queste organizzazioni sta nel non aver ancora compreso quali debbano essere i loro nuovi obiettivi. Quali siano, in buona sostanza, le sfide sociali, economiche, culturali e politiche del ventunesimo secolo. Quali siano le nuove emergenze (e ce ne sono), quali i nuovi pericoli (ed anche quelli non mancano, come la recente cronaca insegna), quali le nuove strade da intraprendere.


    Da storico, rimango quasi sempre sconvolto quando mi ritrovo a dover prendere atto della disaffezione dei lavoratori per i sindacati. E questo perchè riconoscere i grandi, innegabili meriti dei sindacati nella conquista dei non pochi diritti dei lavoratori di oggi fa parte del mio mestiere. Ma capisco questa disaffezione quando mi rendo conto che ai grandi meriti dei sindacalisti di ieri si sta via via sostituendo la totale miopia di quelli di oggi.


    Epifani parla di tornare in fabbrica. E ne parla come se sapesse davvero cos'è, una fabbrica. Com'è fatta, da chi è composta, di cosa ha bisogno, cosa può insegnare a lui e ai suoi colleghi. Non so spiegare perchè, ma mi riesce difficile credere che sarebbe in grado, il buon Epifani, di entrare in uno stabilimento e riconoscere quello che vede...

    scusa per la lunghezza,

    buon w-e

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  4. E' da tempo che il sindacato è solo una costola della politica, un'altro modo per arrivare alle poltrone e al "palazzo".

    Andrea

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  5. Troppe cose vorrei scrivere in un solo commento, tante quanti sono i punti di vista da cui cerco di guardare la situazione: il punto di vista di chi lavora, di chi fa sindacato "dal basso", di chi lo fa "in alto". Il punto di vista dei padroni lo trascuro perché non mi riesce facile adottarlo.


    In tutto ciò il problema non è piccolo e molto ci sarebbe da fare, più che da dire. Conosco sempre più persone che per piccole beghe personali strappano la tessera del sindacato sentenziandone l'inutilità, come se fosse una lobby o una massoneria per ottenere favori personali. Questo mi mette sconforto.

    E riesce difficile, poi, pretendere che il sindacato interpreti il suo ruolo nella sua versione più aspra e alta. Io, da parte mia, lo pretendo comunque, ma molto è cambiato dagli anni 70...

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  6. la vita è dura, si sa

    meno male c'è chi non molla...

    Besos

    C.

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  7. Ho letto l'ottimo post di Daniele. Non conosco la fabbrica e del sindacato che sindacalizzava ho ricordi notevoli, ma da studentessa.

    Vi ho letto tutti, per un pò di nostalgia e, forse, sana incazzatura, chè il lavoro è sudore che tanti dovrebbero provare, per capire cosa è vita e cosa è un culo sulla poltrona.

    vi abbraccio.

    d.

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  8. A me pare che le leggi a sostegno dei lavoratori ci siano, ma la debolezza a livello dei sindacati è evidente. Oggi stanno nascendo i contro-sindacati. I sindacati per metterlo nel culo ai lavoratori, in poche parole..

    saluti

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  9. Un buon post Daniele per l'informazione, anche se di sindacati non sono mai stata molto ferrata. Ho dovuto tirare il mio carretto da sola e ogni cosa me la sono sudata sette camicie, questi che stanno sulle poltrone gli metterei la corrente, per farli schiodare.Un caro saluto e grazie per la petizione. ;) franca

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  10. certe puzze diventano in certe situazioni,semplicemente odori...

    anche gradevoli da sentire se si è a posto con la coscienza(sempre che esista anche lei)...

    e citerò nuovamente il grande faber:

    dai diamanti non nasce niente,

    dal letame nascono i fiori...

    ciao..

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  11. Purtroppo, dico purtroppo con rammarico, il sindacato è morto e quelli che fanno sindacalismo lo fanno solo perche hanno ereditato anni ed anni di battaglie, battaglie per ottenere diritti conquistati con sacrifici estremi dei lavoratori... il sindacato oggi lo si vede come una meta da raggiungere per una sistemazione definitiva da imboscati... e questo parte dal basso per andare a finire all'alto, quando una semplice figura come l'RSU mira a fare i propri comodi con l'aiuto del sindacato cercando di imboscarsi magari in un qualche ufficio togliendosi dalla produzione, immaginiamoci cosa succede nelle alte sfere... e non è un caso che alla camera e al senato ci sono due ex sindacalisti a capo... ma questo è solo l'evoluzione della vita sindacale secondo alcuni benpensanti... e se non lo facessero loro qualcun altro lo dovrebbe fare... si mi stà bene anche questa tesi... ma quando vedo che si diventa sindacalisti solo per comodo e non per vocazione, beh sinceramente mi fanno rimpiangere le lotte degli anni 60/70 dove si era capaci ad alzarsi alle due del mattino per andare a picchettare le strade in uscita dal paese per ostacolare il caporalato...!!!

    oggi il caporalato esiste anche più di ieri, i lavoratori vengono sempre più sfruttati e le facce degli sfruttatori son sempre le stesse... ma a combatterli son rimasti in pochi... che come don chisciotte vanno armati solo di buone parole contro i mulini a vento...

    oggi anche con l'aiuto della manovalanza extracomunitaria e le varie leggi Biagi la situazione lavorativa è sempre più precaria ed è sempre meno tutelata da chi dovrebbe rappresentarla...

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  12. Sostanzialmente d'accordo con la citazione di Eric J. Hobsbawm, penso anche che il sindacato, se non è già morto da un po', sia perlomeno agonizzante da parecchio. E non è l'unica "cosa" (scegliere il colore a piacere) in Italia che si trovi in tale allarmante stato di salute: tutte le specie incapaci di evolversi, sono destinate all'estinzione, e la legge non vale solo per i dinosauri - ci si augura chi di dovere si decida a prenderne atto, prima del disastro.

    Vorrei solo aggiungere, per esperienza personale, che è lavoro, sia in senso marxista (cessione del proprio tempo ad altrui dietro compenso) o qualsiasi altro senso gli si voglia dare, anche quello col "culo sulla poltrona". E' solo che, a ben guardare, ogni pane ha la sua crosta e la sua mollica.

    Credo che una citazione adatta al primo commento sia questa qui:


    "Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn

    capelli corti generale ci parlò all'università

    dei fratelli tute blu che seppellirono le asce

    ma non fumammo con lui non era venuto in pace


    e a un dio fatti il culo non credere mai. "

    Augh!

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  13. Epifani, mi chiedo dove sei stato in questi anni? In Sud America in mezzo alle banane? Noto con un pò di sorpresa che non sono l'unico ad obiettare contro i sindacati, concordo che ormai sono morti, sono come la politica di questi tempi, ci sono in ballo interessi, conflitti d'interesse. Io personalmente non mi sento di farmi rappresentare da queste persone che vivono su un altro pianeta, noi non abbbiamo voce, non abbiamo uno scambio di opinioni con questi "extraterrestri". La mia ricetta:

    1-una sola organizzazione apolitica che ci rappresenti (fronte compatto=più potere)

    2-differenziare il contratto a seconda dei comparti (siderurgico,auto ecc..)

    3-La nostra partecipazione attiva, sondaggi, scambi di idee, opinioni, referendum, direttamente con federmeccanica. (un pò come stiamo facendo adesso sulla blogosfera) con la creazione di un portale sulla rete dove tutti possono partecipare. Saluti

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  14. Torno tardi ma paso a leggerti sempre volentieri. Non ho molo più da dire di quello che hai detto tu... Forse sì, ma sono stanca e arrabbiata e in queste condizioni è meglio tacere. Buona notte, Giulia

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  15. ottimo post.. per quello che mi riguarda ho la tessera della cgil giusto per fare il 730..

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  16. Nol è nome il sindacât a no vê lis ideis claris. A son un pôc ducj inte confusion. Son timps di confusion. Jo no vuei plui vê dut clâr. A mi sarès vonde che no mi tabiassin, che no mi metessin i pîts sul cjâf, che no mi le fasessin tal plat.

    Al sindacât no domandi di plui che difindi il gno puest di vore e la mê dignitât di subordinât. No vuei che il sindacât al sedi la rispueste a ducj i mei fastidiis. A son masse!

    PS Stâstu ben?

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  17. ottimo post...i sindacati, troppe volte,un appendice di partito


    ciao,

    angela

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  18. Buongiorno Daniele.


    ...stamattina pago io il caffe....

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  19. Volevo solo aggiungere, circa Lama alla Sapienza (visto che qualcun'altro oggi ci si è rotto clamorosamente le corna) che la versione originale di De André di Coda di lupo, censurata dalla Ricordi, era:


    "Ed ero già vecchio quando vicino a Roma a Little Big Horn

    capelli corti generale ci parlò all'università

    dei fratelli tute blu che seppellirono le asce

    ma non fumammo con lui e coi suoi figli di bagasce


    e a un dio fatti il culo non credere mai. "

    Ciao.

    Ciao

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