Another Day in Paradise?





Si può giustificare ogni cosa con mille motivazioni: a qualsiasi argomento, dalla spugnetta del lavandino ai sistemi massimi del pensiero filosofico, si attaccano etichette, che semplificano pensieri e vita.
Se il Kosovo è uno Stato Indipendente, da oggi riconosciuto dall'Italia, a supporto di questa decisione possiamo accampare centinaia di motivazioni, vieppiù per una questione così spinosa da essere stata ignorata per anni, forse perchè non era sotto i riflettori di una contraerea.
In un dibattito che è stato definito "surreale", forze politiche diverse, per Storia e volontà, per senso di appartenenza e di dovere, ma unite in quegli istanti dove spesso si perde di vista la ragionevolezza a favore di una scelta rapida e menefreghista, hanno detto "sì" al riconoscimento di questa nuova entità geo-politica, lontana da essere ancora Stato del tutto sovrano.

Viene, infatti, naturale pensare che un territorio che necessita di ben due missioni esterne (una militare, l'altra civile) sia tutto, meno che indipendente, almeno nell'eccezione che l'autoderminazione di un Popolo dà a questa parola.
Una pezza bagnata sulla fronte scottante di un'area abbandonata a se stessa, anche, se, in apparenza, seguita sempre con grande scrupolo dai Ministeri degli Esteri dell'Europa.
Che, però, dalla fine del 1999 non hanno mai veramente innescato un circolo virtuoso di relazioni per addivenire ad una soluzione politica della secessione Kosovara.
La pantomima del "Rapporto Ahtisaari" è stata la riprova del potere che ha la delega all'Onu: nulla.

Fattori come il tempo, che non è mai dalla parte giusta, o come un'analisi Politica approfondita della situazione etnica (che non riguarda solo i Serbi ed i Kosovari) sono stati presi sottogamba, nonostante dichiarazioni ad effetto e speranze sbandierate con troppa facilità. Il risultato è quello di questi giorni, chiaro, finalmente: un guazzabuglio indecifrabile di rimpalli di responsabilità, di dichiarate mire d'egemonia politica (USA), di timori giustamente reali (la Russia) e di sostanziale imbarazzo (il resto dell'Europa che ha riconosciuto il Kosovo), passando tra l'irritazione di alcuni (Spagna e Belgio), fino ad approdare al folclore di alcuni esponenti della più sana goliardia (Borghezio, che una volta ancora dimostra come la mancanza d'intelligenza possa diventare un dono: quello di regalare attimi d'ilarità a chiunque).

Non penso che i nostri militari e magistrati saranno più al sicuro sapendo che Prìstina fa parte di una Nazione da loro riconosciuta come libera ed indipendente, o che i Francesi a guardia del ponte di Mitrovica mettano i fucili a salve per lo stesso motivo. Se non si può prevedere il futuro si potrebbe, almeno, imparare dal passato o cercare di costruire un presente meno effimero, meno fantomatico.
Sforzandosi di più e lasciando da parte attestati d'amicizia cumulativi, falsi come molte persone che li comprano a buon mercato sulla piazza del mercato globale.

[Vorrei ringraziare un pò di persone.
◊ La Miru (aka Panda Rosso Capo) per il mito, la gente che vuol sapere, la Lubjanska e il caffè;
Alex per avermi attribuito un Premio che, seppur simbolico, m'ha fatto un enorme piacere, e che non so come contraccambiare:
◊ “Copperhead” per questo Post].

Commenti

  1. già. un'indipendenza "sorvegliata" da una missione militare e di controllo.


    e dire che in palestina si vorrebbe seguire lo stesso esempio di "autocreazione stato".. mah


    saluti

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  2. Non devi contraccambiare... semmai passarlo a qualcuno che secondo te merita.


    Per il Kosovo... sono riusciti a confondermi le idee...: sul riconoscimento italiano (che sta già causando proteste serbe) abbiamo sfondato un altro limite in fatto di trasversalismo politico in negativo...

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  3. ho sentito le posizioni serbe dopo la proclamazione, si definiscono una republica democratica, che stanno cercando di indirizzarsi verso l'europa.... mi domando se sono veramente una democrazia, perche non accettano di buon grado la decisione di un popolo ad autodeterminarsi...??

    o è solo una facciata per dimenticare il passato......

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  4. faccio fatica a entrare nel merito, preso come sono a capire le cose di casa nostra. e confuso da quello che ci passano col contagocce e filtrato.

    ti lascio un abbraccio e l'impegno ad approfondire argomento e link che a un primo sguardo sono interessantissimi e utili. come "Transit"...:-)

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  5. Devo dire che purtroppo non sono ferrato in materia. Quello che sono riuscito a capire nei limiti della mia ignoranza è che questa indipendenza, che poi tanto indipendenza non è, ne sulla carta ne nella realtà (come anche tu hai fatto notare) doveva e poteva essere dunque portata a termine con un percorso più lungo e graduale, cercando appunto di prevedere quello che sembra stia accadendo in questi giorni, ovvero un ritorno agli scontri.

    Ma guardando la cosa da un punto di vista kossovaro e anche un po' romantico (magari anche un po' scemo perché no), non posso che salutare con felicità la nascita di un Kossovo indipendente.

    Credo che per uno come me sarebbe stato impossibile rimanere governato dalla stessa gente (che nello specifico non avrei nemmeno considerato mio connazionale) che ha fatto pulizia etnica nel mio paese. Certo, magari questa indipendenza fara casini grandi come la creazione d'Israele, nata più o meno per gli stessi motivi, ma anche in quel caso, nei panni di un ebreo sarei stato felice.

    Solo che nello specifico del Kossovo, quello che non riesco a capire è chi ci rimette in questa storia e perché? E poi un'altra cosa che non capisco (in pratica ti sto chiedendo una lezione ;-)) è perché il Kossovo non dovrebbe aspirare all'indipendenza e rimanere Serbia?


    Un abbraccio!

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  6. Che c'è di strano? Anche questo fa parte del grande gioco dell'ipocrisia internazionale...

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  7. Sai, penso che pretendere che un popolo orgoglioso e coeso come quello serbo rinunci alla propria culla storica e religiosa senza battere ciglio sia un gesto di una miopia sonsiderata. Il Kosovo (ed in particolare Pec', culla dell'ortodossia serba) è per un serbo ciò che Medina è per un arabo. Anzi, è qualcosa di più, vista la stretta correlazione tra religione e nazionalità che caratterizza il mondo balcanico.

    Per il resto, non so. Non riesco a cogliere gli interessi in ballo (da quello USA, a quello russo, a quello europeo), forse perchè, come al mio solito, mi soffermo sulle radici storiche del problema. Ma so con certezza che non si può chiedere ad un popolo di rinunciare ad una parte essenziale della propria identità senza colpo ferire. Non ad un popolo che ha nella propria storia (e alla radice della propria esistenza) una innata vocazione alla difesa disperata di quell'identità. Ancora oggi i serbi festeggiano il 28 giugno, anniversario della sconfitta di Campo dei Merli contro i turchi, nel 1389. E questa ricorrenza ha un nome che da solo lascia comprendere molte cose: si chiama Kosovo Polije. Ecco a cosa gli stiamo credendo di rinunciare.


    Scusami per il commento-fiume...

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  8. Ecco a cosa gli stiamo CHIEDENDO di rinunciare.

    sorry...

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  9. Ringraziare per essere stato pubblicamente ringraziato sa molto di salamelecco, ma tant'è.


    Tom ha fornito le coordinate storiche e culturali per decifrare l'atteggiamento serbo nei confronti del Kosovo.

    A noi sembra incomprensibile e irrazionale che un popolo celebri una disfatta militare (la battaglia di kosovo poljie del 1389) che significò secoli di sottomissione agli ottomani, o che un santuario ortodosso abbia un significato che va ben oltre la devozione religiosa. Fatti i debiti raffronti, sarebbe come se noi italiani non riuscissimo ad accettare la perdita di sovranità sull'Istria e la costa dalmata o l'annessione alla Francia di Tenda, Briga e Sospello. Però, come ha scritto Tom, religione, storia e identità nazionale sono un tutt'uno nella scala dei valori degli slavi del sud.


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  10. un caro saluto e un buon week end

    ciao Daniele

    Chapucer

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  11. Il Kosovo, è un brutta rogna, non è facile sistemare la situazione, che fine faranno i Serbi cher vivono in Kosovo? non sono pacchi da sistemare, questa situazione è molto pericolosa .Un buon fine settimana anche alla tua famiglia, bacioni franca

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  12. Cerco di dare una risposta cumulativa.

    Affondando la questione nel tempo, ma senza andare troppo in là, dovremmo chiederci, per prima cosa, cosa davvero è successo nel 1999, durante, prima e dopo i bombardamenti “Nato” sul Kosova. Il pantano era ed è enorme: per convenienza, sopratutto Americana, si è semplificato molto, che è quello che vogliono i media tradizionali. La Serbia non vuole rinunciare al Kosova per molti motivi che in questi giorni si sono approfonditi, e si è presa il 99% delle colpe per gli accadimenti di quella martoriata parte d'Europa durante e dopo la guerra. Molte di queste colpe sono vere, reali e non ancora pagate, ma quest'indipendenza posticcia (vi invito, se potete, a leggere il bell'articolo di oggi sulla “Repubblica”) non aiuta la vera normalizzazione che dovrebbe avvenire, se di normalità si vuole parlare. Nessuno, credo, possa impedire al Kosova di autodeterminarsi, di aspirare allo status di Nazione libera, ma come sta avvenendo non è la maniera giusta: qui due blocchi (che ci sono ancora, altrochè) spostano l'attenzione geo-politica su questo nodo dopo che per dieci anni gli unici che se ne sono sempre ricordati erano i soldati, anche Italiani, che sono lì. La Serbia ha il diritto di volere tenere le sue radici in Kosova e non può dimenticare che questo non la giustifica per azioni contro gli Albanesi, ma la popolazione, adesso, è tutt'altro che libera: piuttosto potrebbe ritrovarsi in un protettorato ibrido, dove la mafia e la delinquenza sguazzerebbero né più e né meno di quello che fanno ora. Perciò, se a fallimento sommiamo fallimento, politico, militare e civile ci ritroviamo con un pugno di mosche, esattamente quello che agitano molti paesi Europei, timorosi, evidentemente, di fare i protagonisti reali di questa vicenda. Così, ancora una volta, decideranno gli USA, solo che la Russia non starà zitta. Risultato?

    Daniele

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  13. Ho letto qell'articolo su "Repubblica" che tu citi...il premio per la coerenza l'hai proprio meritato! La tua partecipazione passa anche dal baluginare dello schermo freddo del computer, sereno we!

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  14. E' una sciarada da rompersi la testa, non se ne verrà mai a capo.

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  15. 'azz, mi son perso i comenti di boghezio! andròccene a caccia.

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  16. dimenticavo di sottolineare che ora i giorgi busci sanno dove potranno installare le basi per lo sputo spatsiale.

    e ora io mi sento più sicuro (cfr i manifesti dei socialisti, piddisti, popolani delle libertà del loro padrone, legatoristi, nazifascisti storascaini eccetera). bene, molto bene.

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  17. Non mi sento di commentare perchè ne so ahimè molto poco... Giulia

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  18. Una cosa è certa: nei Balcani, la politica internazionale continua a fare cazzate!

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