Quel treno per...



Il pacchetto di denunce fatte dai pendolari dei treni locali Italiani deve essere pesante più o meno come una carrozza di seconda classe. L'amministratore delegato di quel colossale e disfunzionante congegno che risponde al nome di "FS", senza mezzi termini e con una buona dose di arroganza, la mette giù semplice: o più soldi o dal 2013 si va con il bus, se c'è, o per i cavoli vostri (che è più semplice). Chiunque di noi ha provato, almeno una volta, a viaggiare come fa la quasi totalità di questi lavoratori: in piedi, in mezzo al luridume, con un bel freddo d'inverno e soffocando d'estate. Poco danno per chi lo fa ogni tanto, magari per svago o per andare a trovare qualcuno: molto peggio per coloro che, scesi da questi mezzi che nemmeno il famoso "terzo mondo" ha, devono farsi otto ore di lavoro e tornare a casa nelle medesime condizioni. Sempre ammesso che il treno ci sia: solo l'anno scorso, sulle tratte del Friuli (come esempio), sono state cancellate centinaia di corse locali, con gente che non arriva nemmeno sul luogo di lavoro. Dovranno pagare di più e sono sicuro che non cambierà nulla, perchè ormai è chiaro che dopo anni e anni di disagi, importano solo i numeri e il rendimento. Fregarsene della dignità delle persone, del decoro del servizio, dell'immagine stessa della propria azienda, non è nelle "corde" di questi manager. Che, tanto, c'hanno la "Freccia Rossa" gratis.
Mors tua, vita mea.

Commenti

  1. La libertà di circolazione è sancita in Italia dalla Costituzione italiana (Art. 16) e in Europa nella Carta dei diritti dell’Unione europea (Art. II-105).
    Il diritto alla mobilità è tuttavia un diritto limitato, in quanto, come richiamato nello stesso Art. 16, deve misurarsi con le esigenze di “sanità e sicurezza”, nonché con altri diritti costituzionalmente garantiti, quali ad esempio la tutela dell’ambiente. La legge italiana e la giurisprudenza giudicano questi ultimi prevalenti sulla libertà di circolazione, ma purtroppo ancora oggi il sistema dei trasporti in Italia non è adeguato nè alla salvaguardia del diritto alla mobilità, nè ad una reale salvaguardia della salute della sicurezza e dell'ambiente, come possiamo osservare nei tantissimi casi che le cronache ci diffondono.
    Questo è il danno: senza diritto alla mobilità, e senza territorio e salute

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  2. @ N.O.I.: di diritti parlano sempre quelli che li hanno, o per censo o per elezione. A chi li deve difendere ogni giorno per mangiare, non ci pensa (quasi) nessuno.

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