L'equilibrista


Renzi non ha tempo da perdere. Non può fermarsi, ci sono urgenze ovunque. Quindi, figuriamoci se può guardare un film. Non se ne parla. Però, se avesse cinque minuti (magari a pranzo, sull'iPad), potrebbe visionare solo gli ultimi cinque minuti de "Gli equilibristi". Solo quelli.

Nello sguardo di Valerio Mastrandrea, che interpreta un uomo sull'orlo del baratro totale, vi è tutto quello che c'è da dire d'importante sull'Italia di oggi. Anzi, specifichiamo: su una delle tante "Italie" che i politici s'immaginano. Una di quelle che la parola speranza suona sempre più vuota, fessa.

Non perchè Renzi o i suoi Ministri non conoscano la situazione dei disoccupati di lungo corso, dei padri di famiglia sbattuti fuori casa e che non hanno un centesimo in tasca, o dei giovani abbattuti ancor prima di iniziare la loro corsa ad una vita autonoma e dignitosa. No, lo sanno, di tutte queste cose. Però non vivono in un mondo fatato con le bacchette magiche. Piuttosto brancolano in un paese fatto di parole e parole, promesse, editti, discorsi a braccio e la solita vecchia retorica parlamentare.

Difficile ormai che s'immaginino che molta gente gliela dia per buona sulla fiducia. Eppure la pervicacia con cui s'incaponiscono a far finta che tutto può cambiare è deprimente, illusorio ed anche un poco offensivo.
Bisognerebbe essere così realisti da dargli il tempo d'iniziare a lavorare, dargli modo di stupirci, di leggere, un domani, un libro di storia in cui questo ennesimo Governo guidato da fuori, da altri, verrà ricordato come quello epocale sul serio.

E' che non si può frustare un cavallo morto.
Nè cambiare uno Stato in quattro mesi. Troppo realista o troppo pessimista?
Forse troppo lineare.

"Con l'età si diventa lineari."
(Cormac McCarthy, "Non è un paese per vecchi", Einaudi).

Commenti

  1. Possiamo solo augurarci che per qualche strana congiunzione astrale questa possa essere davvero la volta buona, così come l'hashtag lanciato dal neo-presidente. Perché se no, davvero, non riesco nemmeno ad immaginare quanto potremo cadere in basso.
    Boh, Danié, sta di fatto che da un paio d'anni a questa parte davvero ogni passo sembra l'ultimo prima di sprofondare, so solo che è una situazione di merda.
    Buona giornata.

    RispondiElimina
  2. Non è nemmeno questione di linearità,sai?
    E' che conoscono molto bene i loro polli.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eccome. Tutti, dal 1948, sono degli esperti allevatori di polli e galline. Soprattutto queste ultime, che per molti fanno le uova d'oro. Sarà sempre così, temo. Il potere della propaganda di pancia è incommensurabile: eppure servirebbero dei ragionamenti. Se vuoi lineari, ma ragionamenti.

      Elimina
    2. Questo è anche vero.
      Sempre più spesso mi capita di osservare i miei figli e di chiedermi come faranno a sgavagnarla.
      Senza uno straccio di speranza e con un unico ideale nella vita marcato Apple o Samsung.

      Elimina
    3. La nostra grande battaglia, cara sorella, è proprio questa. Ora resta da vedere se la dobbiamo combattere qui o in un altro Paese.

      Elimina
  3. Come dicevo, la parola "speranza" ormai la fanno suonare fessa. Io, personalmente, cerco di darmi da fare per ritrovare un lavoro ed un dignità. Di sicuro nessuno t'aiuta: t'affidi a persone di buon senso, che ancora ci sono, ma anche loro non sanno che fare. Non è tutto da buttare, ma non è neanche che dalle persone come me ci si possa aspettare dei grandi entusiasmi. Grazie, Drugo.

    RispondiElimina

Posta un commento