Vendetta infinita


Benemerita la "Tucker Film" che porta a noi pellicole che restano, non passano come effimeri baracconi visivi o inutili ripetizioni di dejà-vu pseudo stilizzati. Di "Confessions" si può anche dire poco, tutto è lì, davanti ai vostri occhi. Tetsuya è visivamente perfetto e al contempo inquietante, penetrante e disturbante, mai al di sotto di una forma pressochè inattaccabile. Vedi alla voce "rallenty". Nel quasi cento per cento dei casi, questa tecnica è sovrastimata, usata a sproposito, spesso inutilmente. In "Confessions" le azioni si rallentano quasi al ritmo dei pensieri degli attori, in un circolo di crudeltà ed insensatezza che li travolge e li sposta verso il baratro e non sembra esserci altra maniera di raccontarle, non qui, non in questo film. Non è facile reggere la narrazione di omicidi insensati e di vite disintegrate, in un cupo nichilismo che non lascia scampo. Mai, però, si scade in una forma di autocompiacimento o di pura formalità. Tutto si incastra, magari all'ultimo secondo, seguendo quasi pedissequamente il romanzo d'ispirazione: una canzone o un semplice sguardo, un particolare, un ritorno a scene già viste, ogni singolo frammento è delineato in maniera abbacinante.
A dire le cose così sembra di parlare di uno di quei film per pochi, i soliti soloni del 35 mm.
Invece chiunque, se ne avrà occasione, riconoscerà in "Confessions" una di quelle opere che raschiano l'anima per non lasciarla mai più.
Semplice.

Commenti

  1. non l'ho visto e deduco dal tuo commento che è sicuramente un film ottimamente realizzato, ma diciamo che al momento avrei bisogno di qualcosa di un po' più positivo..
    buona settimana!

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    1. In effetti non è un film conciliante, nè "divertente". Appena ne hai il desiderio, però, guardalo. Lo consiglio davvero.
      Buona settimana a te e grazie.

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