Limbo Blu
Sta tutto nelle statistiche. Come se un Paese che si trasforma fosse un numero a cui sommare o sottrarre. Eravamo una potenza Industriale e l'Industria la manda avanti l'operaio. Adesso anche la parola stessa, “operaio”, non ha più significato. Oplà, sette milioni di persone nel limbo dell'ignavia. Della vergogna. Chi fa l'operaio, adesso, nel 2005 pre-Cina, lo sente come un'insopportabile peso: abbandonato da tutti, finanche, sembra, da Iddio in persona.Sta scritto tutto lì, lampante, lucido e freddo. Cambiano i tempi e cambiano le percezioni, si modificano i DNA intellettuali e chi si sporca le mani vive la fine della sua dignità, anche del suo esistere. Pensavo che un lavoro, qualunque lavoro, racchiudesse in sé una piccola storia, fatta di ambizioni, successi, piccole o minuscole porzioni di vita. E che tutte assieme, senza distinzioni, queste storie facessero quella più grande, quella da libri. Invece, ma senza stupirmi poi tanto, siamo arrivati alla cancellazione: si cerca un nuovo termine per definire chi sta in fabbrica. Come se da domani il latte si chiamasse “alimento naturale di color bianco”. Dalle malattie ai polmoni, dal cancro, dalle schiene spezzate, dalle mani macchiate di nero per sempre arriviamo al paradosso, alla cristallizzazione di ciò che era, incapaci di dare un futuro. Come se i lavori più “alti”, illuminati e orgogliosi d'ingegno non avessero più bisogno di un'auto, di un elettrodomestico: come se chi fa le cose fosse trasparente. Temo che questa sia una Nazione che si nasconde dietro un dito, che è malata di emulazione e che fa troppo spesso due passi indietro e mezzo avanti. Io le conosco, le tute blu. So la dignità che c'è nel tirare avanti con 1100 euro al mese e so che la gente non si può e non si deve giudicare dalle sue otto ore giornaliere di stress. Quel lavoro che molti si vergognano di affermare di avere (anche questa è verità) e che faranno solo gli immigrati, è pur sempre la sopravvivenza, il pane sul tavolo. E non è più catena di montaggio, badate. Tutto si è evoluto, ma resta il fatto che certe cose le possono fare solo le mani. Ma senza un cervello le mani non funzionano. Di cervelli belli e puliti ce ne sono molti di più tra le corsie di una fabbrica che nei templi della retorica e della corruzione, troppo elevati per cpaire cose basse come queste. Va bene. Mi arrendo: chiamateli come volete, ma non dimenticatevi mai che sono come Voi. Solo che, forse, invece di pontificare, fanno.
Sta tutto nelle statistiche. Come se un Paese che si trasforma fosse un numero a cui sommare o sottrarre. Eravamo una potenza Industriale e l'Industria la manda avanti l'operaio. Adesso anche la parola stessa, “operaio”, non ha più significato. Oplà, sette milioni di persone nel limbo dell'ignavia. Della vergogna. Chi fa l'operaio, adesso, nel 2005 pre-Cina, lo sente come un'insopportabile peso: abbandonato da tutti, finanche, sembra, da Iddio in persona.Sta scritto tutto lì, lampante, lucido e freddo. Cambiano i tempi e cambiano le percezioni, si modificano i DNA intellettuali e chi si sporca le mani vive la fine della sua dignità, anche del suo esistere. Pensavo che un lavoro, qualunque lavoro, racchiudesse in sé una piccola storia, fatta di ambizioni, successi, piccole o minuscole porzioni di vita. E che tutte assieme, senza distinzioni, queste storie facessero quella più grande, quella da libri. Invece, ma senza stupirmi poi tanto, siamo arrivati alla cancellazione: si cerca un nuovo termine per definire chi sta in fabbrica. Come se da domani il latte si chiamasse “alimento naturale di color bianco”. Dalle malattie ai polmoni, dal cancro, dalle schiene spezzate, dalle mani macchiate di nero per sempre arriviamo al paradosso, alla cristallizzazione di ciò che era, incapaci di dare un futuro. Come se i lavori più “alti”, illuminati e orgogliosi d'ingegno non avessero più bisogno di un'auto, di un elettrodomestico: come se chi fa le cose fosse trasparente. Temo che questa sia una Nazione che si nasconde dietro un dito, che è malata di emulazione e che fa troppo spesso due passi indietro e mezzo avanti. Io le conosco, le tute blu. So la dignità che c'è nel tirare avanti con 1100 euro al mese e so che la gente non si può e non si deve giudicare dalle sue otto ore giornaliere di stress. Quel lavoro che molti si vergognano di affermare di avere (anche questa è verità) e che faranno solo gli immigrati, è pur sempre la sopravvivenza, il pane sul tavolo. E non è più catena di montaggio, badate. Tutto si è evoluto, ma resta il fatto che certe cose le possono fare solo le mani. Ma senza un cervello le mani non funzionano. Di cervelli belli e puliti ce ne sono molti di più tra le corsie di una fabbrica che nei templi della retorica e della corruzione, troppo elevati per cpaire cose basse come queste. Va bene. Mi arrendo: chiamateli come volete, ma non dimenticatevi mai che sono come Voi. Solo che, forse, invece di pontificare, fanno.
Hai tutte le autorizzazioni. Mi spiace che in questa piattaforma risulterò anonimo... Pazienza, tanto ci conosciamo.
RispondiEliminaSic TRANSIT gloria etc etc?
Benvenuto Daniele, non hai smesso di essere un'anima inquieta, e questo è buon segno.
RispondiEliminaachi a Splinder gire plui frice, trancui... :-D
RispondiEliminaauguri per la nuova "casa"
RispondiEliminaSe fosse una casa reale e non virtuale ti avrei portato pane perchè alla tua casa non mancasse mai, e fiori per la sua gioia, e incenso per la vostra spiritualità ... ma siamo in un mondo virtuale quindi ti dono tutto il mio in bocca al lupo ...
RispondiEliminaOvviamente ti autorizzo al link.
E hai debuttato con un post molto interessante.
un abbraccio e buona domenica
Tears of Darkness
bentornato...
RispondiEliminaHai letto da me l'appello di Tranfaglia contro la proposta di legge 22244?
allucinante... fra un po' il 25 aprile potrebbe non esistere più, e noi incontrarci nelle catacombe...
che schifo - sentimanto che viene ancora prima della tristezza...
c.
in bocca al lupo, bentornato :-)
RispondiEliminam.
Eccomiqquà!
RispondiEliminaCiao Daniè... e aggiornami se puoi sui veri motivi dell'abbandono di Out!
Appre'
Nighty
Grazie a tutti, di cuore. E' bello fare festa per una nuova casa con tante persone care...
RispondiEliminaDaniele
Mi aggiungo ai complimenti per la nuova casa e hai aperto andandoci giu' duro. Questo e' il Daniele che mi piace! Un abbraccio!
RispondiEliminaSalvo
bello quel primo post, ancor di più perchè in quel mondo ci sono nato, vissuto (ancor oggi in veste diversa) e cresciuto, anche se il mio colore allora era ben diverso (forse).
RispondiEliminaero ripassato cercando il primo post come faccio per abitudine e non mi ricordavo di esserci già stato. E confermo così la prima onesta impressione.
RispondiEliminaChissà perchè qualcuno parla di "anima inquieta", forse è qualcuno che apprezza i monumenti immobili capaci di non contraddirsi mai.