Before The Bullfight
E' una parabola discendente. Senza fine: un'ellisse che compie un tragitto senza tempo, che spazza polvere e ricordi, desideri e infatuazioni. Come un pericolo imminente, da evitare. Qualcosa che appare e si mostra in uno stato di pietosa perfezione, pronta ad accoglierti con il calore del danno. E' più di quello che puoi permetterti, che nella vita, ormai, si ha poco sconto. Puoi sempre tentare di giustificarti, ma perdi in partenza. A questo labirintico gioco di riflessi, rimandi, citazioni e mutilazioni, non puoi vincere, mai. Di costruire una nuova maschera, neppure se ne parla. Accontentarsi, piegarsi, spezzarsi: allora ecco, la fine. Ecco come la gioia -falsa- può corrompere di nuovo e portare a un piccolo cerchio di leggere sensazioni tenui. Nella grandezza del silenzio in cui siamo persi, tra chi vorremmo e chi siamo, nella solitudine -unico bene che possediamo, senza illusioni, su- e l'annuncio di pietà. Questi miei occhi pulsano e fanno male, fa male la testa, fa male pensare, fa male anche solo sorridere. Che credete, che sia solo una sciarada da quattro soldi? Ogni frammento è sfregiato, ogni pezzo frantumato sotto i piedi.
Ogni parola muta in sangue.

Commenti

  1. Daniele... Commentare questo tuo sfogo con la sincerità (mia) che ben conosci significherebbe infierire: così la leggeresti, benché da parte mia ci sia - nel porgerti le parole, così come a suo tempo ti ho porto la mia amicizia - semplicemente umiltà. L'umiltà che non si umilia solo perché l'interlocutore non ascolta o volta le spalle.
    Lascio quindi spazio a più benevolenti commenti, non meno sinceri, ma più ti leggo (perché è così, ed è reciproca lettura quella che nell'ombra protetta dei passaggi silenziosi contribuisce a mantenere in vita un filo sottile per niente smemorato) meno comprendo. Nella tua lunga e caparbia attività di blogger hai avuto (ed hai) nelle tue mani opportunità infinite di gettare le maschere alle ortiche. Una ricchezza straordinaria, eppure... ti leggo e non comprendo perché continui a raccoglierne solo le briciole. Ti auguro - e non dispero - di capire, e di capirti. Si disse un tempo: non puoi amare nessuno e nulla se non ti ami, dignitosamente.

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  2. Grazie.

    Forse c'è meno da comprendere di quel che penasi: forse -dico forse- è solo la vita che si spezza, per poi ricostruirsi.

    Potresti infierire, non ne sarei sconvolto: il silenzio rimarebbe.

    Tutte le decisioni, le colpe (anche quelle non mie) le sento e me ne faccio carico. Se sembra che mi nascondo è perchè sono bravo nel farlo, ma c'è più di me qui che in altri cento post.

    Non so se vi saranno commenti benevoli: ognuno veda e legga ciò che vuole. Queste mie parole non so se sono anticamera di una qualche "ricchezza straordinaria", ma mi sfugge che tipo di ricchezza tu indichi.

    Se ce l'ho, forse, si esprime in maniere diverse, non per forza quelle che desiderano gli altri.

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  3. Mio caro, non ci siamo capiti, ma non me ne faccio un cruccio. Tengo però a precisare una cosa, pensando soprattutto a tutte quelle persone che ti hanno voluto bene e che hanno subìto con decisione unilaterale (tua) la tua "bravura" (ciò che tu stesso dici di esser bravo a fare): spiegherai magari a te stesso - che onori con magnanimità dell'onere - quali colpe non tue queste persone dovrebbero attribuirsi.
    La ricchezza straordinaria che hai disperso, e che continuerai a disperdere, sono le persone che hanno avuto la colpa di volerti bene (quanti tra i tuoi attuali lettori e "amici" mi ricordano situazioni già vissute: si usano persino le stesse parole...), non sapendo che "nascere" dalla "virtualità" alimenta la tentazione di chiudere persone e applicazioni con un semplice clic.
    Buona vita, Daniele, sfido la tua coscienza a dire che qualcuno di noi ti avesse mai chiesto di essere diverso da ciò che eri e sei, o ti volesse bene ponendo condizioni: se sono l'unica - tra quelle persone - ad aver sempre tentato di capirti dopo non è certo perché sono la più brava.
    Ma imparo. Oggi anche da te.

    [Ti rispondo, rischiando persino che tu cancelli quanto ho scritto. Lo cancellerai dai commenti, ma dovrai cancellarlo anche dalla tua coscienza].

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  4. Come sempre io dico una cosa tu un'altra.

    LE COLPE DI CUI PARLO NON SONO QUELLE VOSTRE (che non avete), MA ALTRE, di cui non sapete niente.

    Perciò:

    -non pensare che si parli sempre e solo di quello che è accaduto:

    -esistono tante cose che NON sai:

    -esisto io e4 se mettere un post come questo crea problemi, toglierò il post, non certo i commenti.

    Stop.

    Ciao.

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  5. Rilassati, Daniele: come sempre io dico una cosa tu un'altra, vedi?
    Per tua tranquillità dico che non è colpa di chi ti ha voluto bene non sapere (da te) le cose, né aver pagato un prezzo così alto (solo chi ti ha voluto bene lo sa, tu puoi anche ironizzare, se vuoi).
    Mi scuso per aver invaso così il tuo spazio commenti, non darò seguito a questa "violazione", in modo che tu possa conservare il post e dar modo a chi ti vuol bene ora di dire la sua e confortarti, meglio di quanto in passato.

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  6. prendila anche tu quella bicicletta, Dani...

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  7. Non cerco consolazione.

    Ho scritto queste cose pensando ad altre situazioni, a me. Di certo ognuno ci può leggere quello che vuole, ma non sempre tutto si deve ricondurre per forza ad altro.

    Stamattina, quando mi sono messo alla tastiera, la mia mente era intenta a cercare razionalità in situazioni che mi si pongono di fronte, difficili. Ora, se tu vuoi vederci altre cose di me, di noi sei liberissima di farlo ed io di pensare che questa cosa non può avere fine.

    Se non da parte mia: ma le spiegazioni ormai stanno a zero. Solo tu ancora ne vorresti, ma nè un Blog, nè i commenti ad un post sono luoghi per questo.

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  8. Ti ho risposto, come sai, soprattutto riguardo ai fraintendimenti, ma ho dimenticato di dirti (a scanso di ulteriori equivoci) che il tuo post di oggi è stato solo lo spunto: so bene che parli d'altro, ed anche... Non importa, non ha importanza, davvero.

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  9. Se non importa, allora cerchiamo di fare in modo che se ci sarà ancora l'occasione di scriverci lo facciamo con più tranquillità.

    Tutto questo non fa che acuire lo stato in cui sono: per motivi che non voglio dire, è un momento difficile.

    Non so cosa vuoi pensare di me (o, meglio, lo so, è assodato), ma questo Blog, come gli altri, è aperto.

    Comunque.

    Sempre.

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  10. Va bene, l'avrò percepito solo io.

    Ognuno dica ciò che vuole.

    Ma di tranquilizzarmi non se ne parla.

    Posso?

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  11. la bicicletta del mio post di ieri...

    le canzoni mi sono piaciute, si, devo solo avere del tempo per ascoltarle ancora...

    per tua fortuna quella di ieri era solo una parentesi, normalmente non gioco!!


    baci

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  12. Ciao Daniele, mi distraggo un attimo e quarda te cosa ti trovo?

    Mi spiace tanto non ci sia il solito Daniele entusiasta e entusiasmante, cioè mi spiace che tu stia male. Spero che quello che ti appare terribile ora possa rivelarsi, un po' più a freddo, un po' meno terribile, e che ci sia soluzione... mi sei stato idealmente vicino così tante volte tu: posso per una volta farlo io, pur se con gli evidenti limiti di questo mezzo balengo?

    Ti auguro di poter avere tutto cio di cui hai bisogno, e se c'è qualcosa che pensi io possa fare, sono qui

    un abbraccio

    c.

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  13. Fa male anche solo respirare!

    Il respiro stesso diviene sangue.


    Voglio un gran bene a questo Daniele scarnificato.


    Sai Daniele ci sono persone che nella vita non hanno scelta, mai. Possono con fatica ritagliarsi dei piccoli spazi precari sudati inutili agli occhi degli altri in cui fare cosa desiderano, ma il 90% dello spazio rimanente è una nonscelta.


    Chi non lo vive, non può saperlo.


    (E questo commenta i due ultimi post).


    Sai quanto ti capisco.

    Ti abbraccio forte.


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  14. Ringrazio Debi (ma Lei lo sa, lo sa sempre).

    E Chubby, che non vuole farsi commentare (ma anche Lei sa).

    Perciò...

    Niente di più.

    Vi abbraccio

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  15. Questo post ha fatto danni infiniti.

    Una cosa di buono ce l'ha, però: che ho imparato che sono proprio una da due lire.

    Lo vedi che faccio la vittima?

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