Mais Oui...Non!
Per reggersi in piedi da sola, l'Europa ha ancora bisogno di tempo. E chiarezza, di poter vedere lontano. Il Referendum di ieri in Francia ha sottolineato una cosa abbastanza evidente: le idee di Europa sono diverse, tra Nazione e Nazione e finanche all'interno dei Paesi stessi. Assoggettarsi ad una o all'altra comporta compromessi e non sempre, non tutti, sono disposti a concedere più del dovuto. Un'unione così difficile, in un continente che per Storia e tradizioni è diverso in ogni suo angolo, non può avvenire giocoforza. L'inizio è sempre difficile ed un'opera complessa come la Costituzione Europea non è scevra da errori ed omissioni. Il dibattito che si aprì a suo tempo sull'opportunità o meno di inserirvi una matrice Cristiana la dice lunga sul punto in cui siamo. C'è, in una certa parte (a questo punto verrebbe da definire quella di maggioranza) degli Stati Europei, una definizione pragmatica e liberale, tesa all'affermazione in primis di un'Europa commercialmente ed economicamente potente. Dall'altra, ed è quella che ha fatto pendere la bilancia dalla perte del “No”, quella di un'Europa dei diritti e delle garanzie sociali. Probabilmente dalla Francia non c'era da aspettarsi altro risultato, se facciamo due conti con il Suo carattere Nazionalista e con la sua Storia. Innegabile, però, è anche il desiderio di rimanere al centro della costruenda Europa con solide base decisionali e peso politico determinante. Un voto, quello Francese, che si riflette anche nel suo dibattito interno, acceso e popolare. Un “No” che non cassa l'idea d'Europa Unita in sé, ma che vuole mettere dei paletti a determinate questioni, rese esiziali da una visione che deve conglobare migliaia di problemi e dare risposte decise, senza fraintendimenti. Un lavoro durissimo aspetta adesso Bruxelles. Il primo impegno sarà quello di una valutazione serena e politicamente corretta di questi dati, in attesa degli ulteriori Referendum che stanno per avvenire. Ma anche un ragionamento sociale, sempre più urgente e pressante. Si può intravedere, nella nebbia che avvolge ancora questo Continente, il senso della sua storia, che parte sempre e comunque dai diritti Civili. In questo senso ciò che si vorrebbe è, forse, un'Unione che riparta dalle idee, non solo dalla carta.
Per reggersi in piedi da sola, l'Europa ha ancora bisogno di tempo. E chiarezza, di poter vedere lontano. Il Referendum di ieri in Francia ha sottolineato una cosa abbastanza evidente: le idee di Europa sono diverse, tra Nazione e Nazione e finanche all'interno dei Paesi stessi. Assoggettarsi ad una o all'altra comporta compromessi e non sempre, non tutti, sono disposti a concedere più del dovuto. Un'unione così difficile, in un continente che per Storia e tradizioni è diverso in ogni suo angolo, non può avvenire giocoforza. L'inizio è sempre difficile ed un'opera complessa come la Costituzione Europea non è scevra da errori ed omissioni. Il dibattito che si aprì a suo tempo sull'opportunità o meno di inserirvi una matrice Cristiana la dice lunga sul punto in cui siamo. C'è, in una certa parte (a questo punto verrebbe da definire quella di maggioranza) degli Stati Europei, una definizione pragmatica e liberale, tesa all'affermazione in primis di un'Europa commercialmente ed economicamente potente. Dall'altra, ed è quella che ha fatto pendere la bilancia dalla perte del “No”, quella di un'Europa dei diritti e delle garanzie sociali. Probabilmente dalla Francia non c'era da aspettarsi altro risultato, se facciamo due conti con il Suo carattere Nazionalista e con la sua Storia. Innegabile, però, è anche il desiderio di rimanere al centro della costruenda Europa con solide base decisionali e peso politico determinante. Un voto, quello Francese, che si riflette anche nel suo dibattito interno, acceso e popolare. Un “No” che non cassa l'idea d'Europa Unita in sé, ma che vuole mettere dei paletti a determinate questioni, rese esiziali da una visione che deve conglobare migliaia di problemi e dare risposte decise, senza fraintendimenti. Un lavoro durissimo aspetta adesso Bruxelles. Il primo impegno sarà quello di una valutazione serena e politicamente corretta di questi dati, in attesa degli ulteriori Referendum che stanno per avvenire. Ma anche un ragionamento sociale, sempre più urgente e pressante. Si può intravedere, nella nebbia che avvolge ancora questo Continente, il senso della sua storia, che parte sempre e comunque dai diritti Civili. In questo senso ciò che si vorrebbe è, forse, un'Unione che riparta dalle idee, non solo dalla carta.
Beh però la Francia è un membro fondatore, perciò avrebbe dovuto dare il buon esempio. Solo che c'è paura di essere dentro un gioco che psssa sopra la testa di tutti.
RispondiEliminafrancesco
Certamente: non si può pensare, però, che il solo fatto di essere membro fondatore fosse accettato da tutti come viatico ad una ratifica senza "ma". L'appiattimento di una Carta Comune delle singole realtà non va giù a molti. Ma, ripeto, non vedo una tragedia in questo: c'è evidentemente bisogno di ripensare molti degli articoli, non l'idea della Costituzione: quella, mi pare, non sia in discussione.
RispondiEliminail cammino è ancora lungo: le frammentarietà regionali, non solo nazionali, sono ancora talmente vive...
RispondiEliminaun bacio Elisa
lo sai che ho pensato che voglio uscire vincitrice da questa settimana? e sai che ce la faro'?
RispondiEliminache ne dici di fare come me???!!
bacio
Buongiorno!
RispondiEliminaTemo che la spinta alla costruzione dell'Europa sia stata più una scelta dei vertici politici, economici, finanziari che non un sentimento popolare.
RispondiEliminaDa noi la ratifica è lasciata al Parlamento, non so che cosa potrebbe accadere se fosse sottoposta a Referendum.
Sei contento per l'Udinese?
Un abbraccio, Patrizia.
L'anonimo precedente sono io. Quando commento con Mozilla non riesco a far apparire il mio url:tu sai perché?
RispondiEliminaPatrick Suskind OSSESSIONI
Casa Editrice TEA.
Di Suskind è bellissimo il romanzo IL PROFUMO .
Ciao, Patrizia.
anche io non credo che questo no sarà definitivo, si raggiungerà qualche compromesso e si tornerà al voto. successe già per irlanda e danimarca giusto?
RispondiElimina...ah! bello profumo di suskind
che cosa scriviamo a fare allora?
RispondiEliminawww.orgasmosonico.ilcannocchiale.it
Almeno si parla di Costituzione Europea anche in Italia... Qui è stata retificata senza coinvolgere l'opinione pubblica... Vabbè che non si poteva fare il referenduma ma dargli il giusto spazio almeno nei tg tra un neo di Martina Stella ed un callo di Elisabetta Canalis....
RispondiEliminacoscienzadiclasse
Forse é un "No" anche ad un'Europa sempre piú americanizzata. Io sono per questo "NO".
RispondiEliminaBuon Martedí.
(Ezio)
cosa dicevo ieri proprio qui tra i tuoi commenti? che devo uscirne vincitrice??!!
RispondiEliminal'abbraccio e' quanto mai gradito...
e ricambiato...
mandi cosa? Danni Non ho capito!
RispondiEliminaprendiamoci una pausa di riflessione---
RispondiEliminaLa vittoria del NO in Francia, aprirá (spero) un dibattito anche da noi: non per ricusare l'idea d'Europa (che per noi é una manna dal cielo), ma per avvicinare anche i cittadini alla nuova entitá.
RispondiEliminaMi mangio il cappello (Rockerduck) se la maggioranza d'italiani e in grado di elencare i 25 Paesi membri.