T.
Lo sguardo sul tremore continuo della città. I fiori sui ponti,le biciclette e le teste chine. Una sigaretta all'angolo del tavolo,per il gesto lento e consumato.
Il tempo che si mischia al fumo azzurro,un the freddo,ormai.
Non c'è ansia, nell'attesa, non c'è quasi emozione:solo la calma e la consapevolezza.
Sei certo che arriverà, tra poco, a rinnovare quel tacito accordo di qualche tempo fa: sì, quello senza parole, che è stato fatto con un'emozione rapita e veloce.
Che poi non servono sempre tante cose da dirsi: sapersi intendere con un silenzio colma, eccome, quei vuoti strapieni di chiacchiere.
Le linee spezzate della persiana, la luce obliqua del primo pomeriggio e le lampade accese a metà.
Un mozzicone, poi un altro.
Ignari tutti, tutti quanti: ognuno nel suo costrutto infinito di pensieri e rimandi, di preoccupazioni, lavoro, tu e gli altri, io.
L'orologio svolge meccanicamente il suo compito, che è quello di portarti vicino alla certezza che non ci sarà, oggi, l'inizio del gioco.
Ma non sei mai stato uno che dà a vedere, che fa trasparire: tutto rimane immutabile, intorno ai giri della lancetta.
Ancora ed ancora, senza nessuna fretta,ti stringi nelle ombre un po' più lunghe, scure.
Come quando sei arrivato e il cappotto copriva il freddo della conoscenza.
Solo un leggero socchiudere gli occhi.
La tenda si muove, si infila una spira di vento e fuori scompiglia un po' i capelli della bambina sulla strada.
Anche dentro, proprio giù, s'insinua il piccolo stiletto del dubbio.
E già domani sarà diverso.
Lo sguardo sul tremore continuo della città. I fiori sui ponti,le biciclette e le teste chine. Una sigaretta all'angolo del tavolo,per il gesto lento e consumato.
Il tempo che si mischia al fumo azzurro,un the freddo,ormai.
Non c'è ansia, nell'attesa, non c'è quasi emozione:solo la calma e la consapevolezza.
Sei certo che arriverà, tra poco, a rinnovare quel tacito accordo di qualche tempo fa: sì, quello senza parole, che è stato fatto con un'emozione rapita e veloce.
Che poi non servono sempre tante cose da dirsi: sapersi intendere con un silenzio colma, eccome, quei vuoti strapieni di chiacchiere.
Le linee spezzate della persiana, la luce obliqua del primo pomeriggio e le lampade accese a metà.
Un mozzicone, poi un altro.
Ignari tutti, tutti quanti: ognuno nel suo costrutto infinito di pensieri e rimandi, di preoccupazioni, lavoro, tu e gli altri, io.
L'orologio svolge meccanicamente il suo compito, che è quello di portarti vicino alla certezza che non ci sarà, oggi, l'inizio del gioco.
Ma non sei mai stato uno che dà a vedere, che fa trasparire: tutto rimane immutabile, intorno ai giri della lancetta.
Ancora ed ancora, senza nessuna fretta,ti stringi nelle ombre un po' più lunghe, scure.
Come quando sei arrivato e il cappotto copriva il freddo della conoscenza.
Solo un leggero socchiudere gli occhi.
La tenda si muove, si infila una spira di vento e fuori scompiglia un po' i capelli della bambina sulla strada.
Anche dentro, proprio giù, s'insinua il piccolo stiletto del dubbio.
E già domani sarà diverso.
che meraviglia...
RispondiEliminaelisa
Tempo sospeso. Come una voluta di fumo di sigaretta.
RispondiEliminaPoi, arriva un soffio di vento. Ultimo frammento di silenzio e consapevolezza scompigliata.
Poi, tutto riprende il proprio corso.
E domani.
Domani è un altro giorno :)
come ti adoro quando sei profondamente romantico...
RispondiEliminaE domani sarà ancora meglio....
RispondiElimina:*
si la passione... per la rete (e non solo) aumenta con gli anta...
RispondiEliminaper natale pensavo anche una sbornia colossale e poi a nanna, ma temo che i miei familiari me lo impediranno... come mai tensioni?(io di solito litigo direttamente con mia madre)
RispondiEliminac.