Quei falsi miti
Se si oscurano, per due giorni, giornali e TG, non vuol dire che la gente taccia. Pera è Presidente del Senato, roba da Signori, la seconda carica dello Stato. Ultimamente ci dà sotto, pure di brutto, come si dice. Espressione che fa trasecolare, ma è verità. Intervistato dal “Giornale” (sich!), Pera ne ha per tutti. E se si sente odore di campagna elettorale è perchè c'è, mica perchè abbiamo un senso fuori posto. Difensore di una certa laicità, piuttosto complessa, afferma che “...c'è in giro una nuova sensibilità (...) il risultato del referendum insegna” e che a Sinistra “...sono dogmatici (...), vogliono sostituire una religione con un'altra: quella della ragione, dei diritti, del libero pensiero (...) o comunque si chiamino i miti a cui i laicisti si richiamano”. Siccome perseverare è diabolico (la Sinistra lo sa, lo fa di continuo), mi domando a cosa si voglia arrivare. Lascio perdere i timori, velati o meno, di una nuova DC sotto maschera o quelli di un'improvvisa (ma non improvvisata) voglia degli ambienti ecclesiastici di fare politica “vera” e temo, invece, una più ampia campagna a favore di una visione prettamente cattolica dei temi etici e morali. Non credo di poter accettare, e parlo solo per me, che la ragione sia un mito, che il libero pensiero debba sottostare, per forza, ad un concetto più alto ed incomprensibile. Se questi sono miti lo dovrebbero essere per tutti, che siano trasversali in FI o chiari da un'altra parte. Non posso comprendere affermazioni di questo genere, se non con dichiarata provocazione: mettere il cervello in stand-by ed affidarsi ai miracoli non fa per me, non fa per molti. Se la parola che più compare, in quest'intervista, è “dialogo” (insieme a “ragione”), mi limito ad osservare che è abusata e male usata. Se il sig. Pera teme i “Comunisti” sono affari suoi, ma se teme un confronto aperto alle ragioni dell'intelligenza umana, sbaglia: e mi chiedo come sia possibile pensare che sia ancora super-partes. Quando sentenzia che “...non mi sembra sia rimasto molto garantismo, in questo Paese (...) altrimenti avremmo dovuto sentire ben maggiori proteste contro le discriminazioni, anche legislative che ha subito Previti (n.b.: la parola “Onorevole” l'ho tolta io da davanti al nome Previti)” torna a terra, ma mi pare che lo faccia con il piede sbagliato. Forse, in Paradiso, c'è giustizia, ma su questa terra c'è confusione e uno come Pera mica aiuta.
Se si oscurano, per due giorni, giornali e TG, non vuol dire che la gente taccia. Pera è Presidente del Senato, roba da Signori, la seconda carica dello Stato. Ultimamente ci dà sotto, pure di brutto, come si dice. Espressione che fa trasecolare, ma è verità. Intervistato dal “Giornale” (sich!), Pera ne ha per tutti. E se si sente odore di campagna elettorale è perchè c'è, mica perchè abbiamo un senso fuori posto. Difensore di una certa laicità, piuttosto complessa, afferma che “...c'è in giro una nuova sensibilità (...) il risultato del referendum insegna” e che a Sinistra “...sono dogmatici (...), vogliono sostituire una religione con un'altra: quella della ragione, dei diritti, del libero pensiero (...) o comunque si chiamino i miti a cui i laicisti si richiamano”. Siccome perseverare è diabolico (la Sinistra lo sa, lo fa di continuo), mi domando a cosa si voglia arrivare. Lascio perdere i timori, velati o meno, di una nuova DC sotto maschera o quelli di un'improvvisa (ma non improvvisata) voglia degli ambienti ecclesiastici di fare politica “vera” e temo, invece, una più ampia campagna a favore di una visione prettamente cattolica dei temi etici e morali. Non credo di poter accettare, e parlo solo per me, che la ragione sia un mito, che il libero pensiero debba sottostare, per forza, ad un concetto più alto ed incomprensibile. Se questi sono miti lo dovrebbero essere per tutti, che siano trasversali in FI o chiari da un'altra parte. Non posso comprendere affermazioni di questo genere, se non con dichiarata provocazione: mettere il cervello in stand-by ed affidarsi ai miracoli non fa per me, non fa per molti. Se la parola che più compare, in quest'intervista, è “dialogo” (insieme a “ragione”), mi limito ad osservare che è abusata e male usata. Se il sig. Pera teme i “Comunisti” sono affari suoi, ma se teme un confronto aperto alle ragioni dell'intelligenza umana, sbaglia: e mi chiedo come sia possibile pensare che sia ancora super-partes. Quando sentenzia che “...non mi sembra sia rimasto molto garantismo, in questo Paese (...) altrimenti avremmo dovuto sentire ben maggiori proteste contro le discriminazioni, anche legislative che ha subito Previti (n.b.: la parola “Onorevole” l'ho tolta io da davanti al nome Previti)” torna a terra, ma mi pare che lo faccia con il piede sbagliato. Forse, in Paradiso, c'è giustizia, ma su questa terra c'è confusione e uno come Pera mica aiuta.
viè, viè... che c'è un post per te.
RispondiEliminaPer dispetto questo manco lo leggo.
:-)
Forse il prossimo anno, sarà la volta buona.
RispondiEliminaPera è la seconda carica... dello Stato.
RispondiEliminaa me la pera cotta fa un po' tristezza, ha un che di ospedaliero... meglio nella torta al cioccolato o al limite rustica col cacio...
RispondiEliminauna malignità: ma secondo te Pera è nato con il forcipe o, al limite, la ventosa?....
ciao Danie', buona settimana!
c.
e pera non era neppure di FI!!!
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