El mät
Al matto bastava la strada principale del piccolo paese.
Andava e veniva, tra i negozietti e la chiesa, tra quei tre bar e la cabina del telefono.
Con la tuta blu, sempre pulita, chè il matto ancora aveva una mamma che lo curava.
Una signora piccola, triste e sola: per quel figlio picchiato in testa s'illuminava e riusciva a sorridere, a sorridere di un amore che non ha mai avuto cedimenti, mai mancanze, mai sofferenze.
E gli puliva le tute, l'unica cosa, estate, inverno, che metteva: con le scarpe da ginnastica, sotto un giubbetto come non se ne vedono più.
Lì tutti lo salutavano, ormai d'abitudine, perchè anche ai matti ci si fa l'abitudine, come al giornale o come a non avere nulla da dire.
Qualche spicciolo, una piccola spesa, e a chi importa se mancano cinque centesimi: il matto sorride, ascolta la sua musica di continuo, la musica della sua testa, nella sua testa.
Quando faceva più caldo, si sedeva al tavolino del bar, ma non ordinava mai nulla: ci pensava il Franco a portargli un the al limone, fresco, e chi se ne frega se non paga.
Oppure all'ombra del campanile, guardando verso le colline e il castello, perso; chissà se pensava, se solo osservava, se provava a capire la malinconia.
E quando c'era la neve sempre su e giù, immutabile la sua passeggiata, immutabile il corpo di un bambino troppo vecchio.
Fino a ieri.

Adesso i suoi occhi non ridono più.
Io li ricordo, quegli occhi: c'era dentro tutto il bene del mondo, quello che nello sguardo di tante persone non c'è più.
Da molto tempo.

Commenti

  1. un abbraccio al Matto (secondo me i matti siamo noi...)

    baciuz Eli

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  2. intanto ciao, e ora ti leggo

    :-)

    sei così caro, ti voglio bene Daniele

    proprio oggi che è una giornata di merda...

    c.

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  3. forse perché avevano dentro innocenza?

    c.

    un abbraccio, anche per tutti i matti del mondo, che ogni paesino ne ha uno, e se lo cura, mentre le citta lo schivano e li umiliano e non hanno più posto per loro... e fra un po' non avranno più posto nemmeno per noi.

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  4. Io, forse, neanche quello. Mi sa che mi considerano un pò bastardo. Orso, senz'altro.

    Daniele

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  5. si si, i matti siete voi? mi han perisno mandato affanculo " a me e a Prodi". Figurrrrati!

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  6. Hai scritto una cosa bellissima, di getto con tutto il cuore. Ti abbraccio. Patrizia.

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  7. homincontratonmunntroll di nmerda cg'ìhebsapendio che sono dpressa, con vari pronlemi, mi ha insultaìtata, ha mressoinduvvio cheio facessi la comedia per attirarmi simpatie, mi ha ha dato della memtecatta, del a èsicotica della zocccola, edella matta e della scema e nonostante i miei y'tentativi di ifìgnorarlo, continua èerchàùè, parole sue, gli sono antipaticai0o io dopo sver cercato di ignorarlo, ma avrei da dire sulla pedrona del blog dobe tutto wurstoè+ sicceso, penso ch mi cbronzerò,cioè esattamente quello che non dovrei fare coi farmaco che prendo, e me ne andrò a dormire. che ltro sfogo vuoi che abbia? pianger' sentirmi sola come un cane, nache se sola in effettti non sono? io vorrei rendere a questi stonzo il male che lòui sta facendo a me, ma come faccio? sono io la ppiù debolr... scusa gli errori, ma fra prosecco e lacrime non ci vedi più

    c.

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  8. Destino: stavo scrivendo un altro tipo di commento quando mi sono accordo che in sottofondo c'era il Matto di De Andrè.

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  9. riferito al primo commento ( i matti siamo noi ): confermavo, era battuta. il resto sottintendeva il fattoi che durante la propaganda elettorale mi son preso di vaffanculo, ma oggi una pazza mi ci ha mandato insieme a PRODI: pazzesco!

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  10. Proprio perché di getto, è vera e bella.

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  11. Li amiamo sempre tutti, sono un piccola parte di noi... io poi abito in una città famosa per i matti e ne porto nick...



    trovi la petite traduction che volevi da me

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  12. io ho lavorato con i matti. e questo post mi ha commosso.


    Andrea

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  13. Io al matto gliel'avevo detto di non scendere in campo...

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  14. perlomeno è stato un matto amato...lo dicevano anche i suoi occhi no?

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  15. Come Andrea, ho lavorato con i matti, dentro un manicomio, non quello di smemorato :))

    Grazie Daniele, sei riuscito a trattare l'argomento teneramente, senza far scricchiolare i denti con facili sdolcinature.

    Buona serata :)))

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  16. Siamo in molti qui ad aver lavorato con "i matti"... mi aggiungo. I miei matti avevano quel sapore di vita che tu hai ben descritto... Si, un giro a suon di vino, certo...

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  17. porca miseria, mi hai commosso! non provarci mai più!

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  18. sveglia ma ora volo a nanna che ieri sera ho fatto troooooppo tardi!

    buonanotte...

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  19. Che delicato questo scritto: complimenti, Macca, m'è piaciuto un sacco.

    E poi hai ricordato una situazione che, è vero, forse esiste sempre meno: ovvero quella delle piccole comunità

    che fanno calore, intorno alla diversità,

    e, per le povere vittime di malattia, era il rimando ad una vita dai contorni umani.


    E questo c'è sempre meno, purtroppo.

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  20. C'è un bellissimo testo di un poeta friulano di cui ora non mi viene in mente il nome (non è Biagio Marin) che racconta di un matto che in un manicomio si chiude nella sua stanza e sogna di volare nello spazio, finchè i medici non entrano e gli fanno smettere il sogno in modo brutto, molto brutto, ma non ve lo racconto tutto.

    Ricordo che questo testo lo recitava Marco Paolini (un grandissimo) nel tour fatto coi Mercanti di Liquore.

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  21. Non ho parole, quando leggevo della mamma e delle tute poi ...

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