Calciopolli
Ricevo l'assist dall'amico Mauro, bravo Blogger e gran tifoso. Provo a smarcarmi e a concludere. Della vicenda di calciopoli mi sono volutamente disinteressato, essendo un tifoso di quelli “blandi”: attento, ma non maniacale. E questo da tempo, da ben prima delle Triadi, degli sponsor e, soprattutto, dei milioni. Che si parli di un gioco dovrebbe essere ovvio: che il calcio non sia più un gioco è altrettanto chiaro. Tutto ciò che ne fa un intrattenimento ad uso e consumo televisivo ed economico lo ha snaturato: per questo non mi ci pigliano più. Sì, ho l'affezione ad una maglia, guardo qualche partita, tutto lì. Penseranno, quindi, che non ho voce in capitolo, usando la distorta “logica” per cui il “tifoso” è quello che grida, sbatte i pugni e, obtorto collo, subisce, ora, un processo (se la sua squadra c'è, ovviamente). Sulla fenomenologia e sulla psicologia di queste persone non entro. Più facile, per me, è dire che il procedimento in atto non mi stupisce. Non nei contenuti, e neanche nei modi. Dico questo perchè siamo di fronte al modi di fare tipico della Giustizia Italiana, che sa accelerare e colpire quando vuole, ma che dà prova di squilibrio, spesso e volentieri. Mai dimenticarsi che in questo Paese ci sono stragisti a piede libero, faccendieri di dubbia moralità che diventano presidenti del Consiglio e via così, fino ad arrivare alle banche ed alle assicurazioni che sono associazioni per delinquere. Per una volta siamo di fronte ad una procedura tirata e senza dibattimenti, che fa risaltare notevoli pecche giuridiche, anche se parliamo di Giustizia Sportiva, e non di quella ordinaria. Di certo molti cialtroni hanno fatto il bello e cattivo tempo, molte persone hanno lucrato, venduto e comprato, falsato: debbono pagare, ma paghino tutti, come dovrebbe sempre accadere, che si tratti di atleti o mandanti di omicidi. Il nodo, personalmente, è un altro. In Italia c'è molto da fare, c'è da cambiare, c'è da lavorare e, per qualcuno, sopravvivere. Vedere alla sbarra gente con i milioni in tasca mi fa l'effetto di una vignetta di Forattini: nullo. Nel mio egoismo metto davanti alle arringhe di Palazzi altre cose e non ci perdo né il sonno, né la testa. Rispetto chi ci si scervella e chi ci soffre, ma mi irritano di più le tariffe della luce e del gas più alte del 40% rispetto al resto d'Europa, che la difesa di un arbitro o di “dirigente”. Se la Juve ripartirà dalla B o dalla C per me sarà la stessa squadra di prima, che mi ha dato dei bei ricordi e che ricomincerà a farlo. Magari circondandosi di gente capace ed onesta. Ammesso che lo facciano anche tutti gli altri, però. Così, almeno, si parte dallo zero a zero.
(Nota tecnica: su "Splinder" avremo pure raggiunto i duecentomila Blog, ma non funziona più niente. Per lasciare un commento devi prendere ferie.).
Sono più o meno d'accordo, anche se non è vero che il processo calcio sia così trascurabile e solo "sportivo". Purtroppo il calcio è un'industria, e neanche delle più piccole, e in fondo preleva molti soldi dalle tasche degli italiani, come molte altre cose di cui tu stesso parli.
RispondiEliminaE il processo attuale non è affatto corrispondente alla importanza del calcio, anche per chi non è tifoso. In fondo, rappresenta la punta dell'iceberg di un certo giutizialismo che sta diffondendosi in Italia, insieme alla scoperta che siamo attorniati da cose marce e putrescenti.
Che le cose siano marce e putrescenti e fuori discussione, ma non le si può giudicare sommariamente. Anche perché quello sarebbe il modo migliore per lasciarle come stanno, e non risolvere i problemi che stanno alle loro spalle
Siamo, fondamentalmente, d'accordo. Il mio disincanto deriva dal senso di profondo disagio che mi provoca "l'industria" (ma non era un gico?) del pallone, così zeppa di personaggi a dir poco equivoci. Il giustizialismo è un'endemica e brutta realtà del nostro sistema, poco attento, poco equo. Una riforma degna di questo nome avrebbe trovato quell'equlibrio necessario affinchè alla Giustizia (sportiva o meno) ci si possa affidare ciecamente. Un dibattito come quello in corso mi intristisce, e mi intristisce anche perchè è pompato a dismisura, proprio metre stiamo per vincer un Mondiale (così mi auguro, almeno). E' una somma di cose, tra cui la totale mancanza di cultura sportiva che abbiamo. Caro Mauro, se sarà Juve-Pro Vercelli ci saremo lo stesso.
RispondiEliminaDaniele
Posso concordare con te che ci sono cose più significative, ma un processo deve sempre essere giusto e non fare di ogni erba un fascio. Mi sembra che il vento giustizialista che spira da mesi non aiuti. Ti abbraccio.
RispondiEliminaSu Splinder, hai ragione: sistematicamente dopo qualche giorno non mi riconosce e mi dà come utente anonimo!
Storiche le ultime tre righe...Ciao Lorenzo
RispondiEliminaIntenso il sentire...
RispondiEliminaBA[cio]BE
su splinder è vero: un sacco di volte cerco di aprire la tua pagina e non mi riesce.
RispondiEliminaIo ti dirò un'altra cosa: non vorrei passare per ipocrita, ma ogni volta che passo per San Vittore, che ha la strana caratteristica di essere un carcere non solo in città, ma anche abbastanza centrale, ho una stretta al cuore...se pensi che da metà a trequarti della popolazione carceraria è in attesa di giudizio, o primo o appello, e che per la nostra legge si è innocenti sino a prova contraria, si deduce che formalmente (informalmente non si sa) 3/4 dei carcerti sono innocenti che aspettano, in strutture orrende che accolgono un esubero spaventoso rispetto alle reali capacità "contenitive".
Anche questa è una ingiustizia,e grande... no parliamo poi del recupero sociale del carcerato, che mi rotolo dal ridere... siamo ancora ai tempi di "sorvegliare e punire", che credo che per un caso clamoroso di scarcerazione cui segue la reiterazione dell'atto criminoso, ci siano anche tanti disgraziati che piano piano cerano di rifarsi una vita normale, solo che non fanno notizia.
Hai ragione, il vento giustizialista c'è e il processo lo stanno accelerando un po' troppo. Ma lo accelerano per un semplice motivo: ci sono delle scandenze da rispettare, legate a sontuosi contratti, e quindi si deve andare veloce. Sono i giudicati l'industria del pallone, sono i giudicati i destinatari dei soldi dei contratti, quindi si lamentino poco. This is the business.
RispondiEliminaA parte questo, spero paghino tutti coloro che devono pagare, e paghino salatamente. Perchè se è vero che il calcio non è il primo dei nostri problemi, certo è un generatore di simboli e un canale culturale enorme: se dovessero farla franca, passerebbe quel messaggio, che appunto in Italia comunque ce la si cava sempre. E in Italia quel messaggio è già passato troppe troppe volte.
Ieri sono passato davanti a Piazza Fontana e anche davanti alla questura dove giacciono , fianco a fianco, le due lapidi per Pinelli. Una parla di 'ucciso' l'altra di 'tragicamente morto'. La prima, quella degli anarchici, è più scolorita e arruginita. Ma resiste. I tempi della giustizia sono peggio della relatività di Einstein.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Salvo-Kafkahigh
non preoccuparti, capisco e condivido benissimo la tua avversione al caos di Rimini d'Estate :P
RispondiEliminaPerò ogni tanto anch'io mi lascio prendere da un po'di sano campanilismo!! :P
buon weekend!!!!!!
Silvia
E, nonostante gli orrori che abbiamo visto, grazie a Berlusconi, Previti, Dell'Utri, Cuffaro, Andreotti santificato e mai assolto per le accuse di collusioni con la mafia, ma semplicemente baciato dalla prescrizione...anche quando si tratta di giustizia sportiva e non ordinaria, il nano continua con la storia delle persecuzioni politiche dei comunisti che si sarebbero abbattute sul Milan e qualcuno addirittura parla di amnistia!!!!
RispondiEliminaDa voltastomaco!!!!
Nulla di più azzeccato di quell'immagine di Moggi-SILVIO Pellico, che è un medley tra le mie provvigioni e prigioni!!!
Non credo ci scrolleremo di dosso mai l'industria, ne' il profitto. Questo è il sistema, queste le regole. Purtroppo.
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