Mio malgrado
Nei miei ormai cinque anni di “militanza” da Blog, su varie piattaforme, sono incappato in ogni genere di incidenti sul percorso: si può arrivare fino all'insulto, alle minacce, e credo Voi tutti lo sappiate molto bene. Perciò quel che è successo con il mio post di Sabato non mi avrebbe stupito se fosse stato il risultato della visita a “Transit” di qualche scervellato o fobico, di cui è pieno ogni angolo del Web. Un po' meno preparato ero al fatto che qualcuna delle persone che leggono spesso questo mio spazio abbia potuto pensare che le parole messe in bocca a quell'io narrante fossero le mie, che fossi io ad andarci giù così pesante. Non lo nascondo: mi ha assalito un po' di sconforto. Se non sono, in questi anni, riuscito a far capire il mio pensiero, una mia posizione, una qualche idea, allora vuol dire che probabilmente non riesco ad essere sufficientemente chiaro, che quello che scrivo e come lo faccio non è né interessante, né mi rispecchia. Eppure, sono convinto, non sia così. Da quelli che ormai mi accompagnano (bontà loro) da anni, sino alle persone conosciute più di recente, ho avuto la fortuna e la costanza di interloquire sempre con costrutto, interesse e divertimento. Questo è avere un Blog: la possibilità di connessioni infinite, di rimandi e approfondimenti, di risvegliare (in me) interessi sopiti, di spronarmi all'impegno. “Transit” non è mai stato, né lo sarà, un Blog famoso, di quelli che vanno sui giornali: eppure questo mio spazio nello spazio ben più grande della rete, è importante, lo ribadisco, per me. Quella di Sabato era ed è una provocazione: forte, fastidiosa, ma assolutamente legittimata dall'esperienza personale, da ciò che realmente sento. Non è un bel pensiero, ma è così. E già il fatto di doverlo precisare alla fine, in calce, è abbastanza spiazzante. La stima incondizionata che guida la mia conoscenza di ognuno di Voi mi farà cadere ogni dubbio, ne sono certo. Rimane, di sottofondo, una sottile inquietudine nel pensare che vi sia la possibilità che tutto sia una facciata, un gioco a nascondersi.
Passerà.
Nei miei ormai cinque anni di “militanza” da Blog, su varie piattaforme, sono incappato in ogni genere di incidenti sul percorso: si può arrivare fino all'insulto, alle minacce, e credo Voi tutti lo sappiate molto bene. Perciò quel che è successo con il mio post di Sabato non mi avrebbe stupito se fosse stato il risultato della visita a “Transit” di qualche scervellato o fobico, di cui è pieno ogni angolo del Web. Un po' meno preparato ero al fatto che qualcuna delle persone che leggono spesso questo mio spazio abbia potuto pensare che le parole messe in bocca a quell'io narrante fossero le mie, che fossi io ad andarci giù così pesante. Non lo nascondo: mi ha assalito un po' di sconforto. Se non sono, in questi anni, riuscito a far capire il mio pensiero, una mia posizione, una qualche idea, allora vuol dire che probabilmente non riesco ad essere sufficientemente chiaro, che quello che scrivo e come lo faccio non è né interessante, né mi rispecchia. Eppure, sono convinto, non sia così. Da quelli che ormai mi accompagnano (bontà loro) da anni, sino alle persone conosciute più di recente, ho avuto la fortuna e la costanza di interloquire sempre con costrutto, interesse e divertimento. Questo è avere un Blog: la possibilità di connessioni infinite, di rimandi e approfondimenti, di risvegliare (in me) interessi sopiti, di spronarmi all'impegno. “Transit” non è mai stato, né lo sarà, un Blog famoso, di quelli che vanno sui giornali: eppure questo mio spazio nello spazio ben più grande della rete, è importante, lo ribadisco, per me. Quella di Sabato era ed è una provocazione: forte, fastidiosa, ma assolutamente legittimata dall'esperienza personale, da ciò che realmente sento. Non è un bel pensiero, ma è così. E già il fatto di doverlo precisare alla fine, in calce, è abbastanza spiazzante. La stima incondizionata che guida la mia conoscenza di ognuno di Voi mi farà cadere ogni dubbio, ne sono certo. Rimane, di sottofondo, una sottile inquietudine nel pensare che vi sia la possibilità che tutto sia una facciata, un gioco a nascondersi.
Passerà.
Passerà. Il blog ci ha regalato cose spesso assai spiacevoli, ma è un'ottima palestra per imparare a farsi capire. E per una selezione naturale, prima di tutto delle proprie incertezze e delle proprie zone d'ombra. ;)
RispondiEliminadato che sei un po' sibillino, nonostante abbia riguardato con occhio diverso i commenti al post precedente, spero non ci siano stati friantendimenti fra noi (in questo senso, la benedizione di Lama mi rinfranca un po') perchè non era assolutamnete mia intenzione, nè io ho visto, leggendo, un Daniele diverso da quello che conosco e al quale voglio bene.
RispondiEliminaSe ho preso posizioni un po' controcorrente è solo perché io volevo solo dire che c'è un modo giusto e uno sbagliato (o becero, se preferisci) di affrontare i problemi, però i problemi esistono. Tutto qui.
Ciao, con affetto e stima immutati - e che qualcuno provi a dire qualcosa i contrario che gli dò un papagno sul muso che se lo ricorda per un mese...
>:((
No, cara Parda, no!
RispondiEliminaNon ce l'ho nè con te, nè con nessun'altro. Volevo solo far emergere il mio disagio di fronte al fatto che qualche amico abbia potuto pensare che io fossi così. Tutto qui.
Una finzione "letteraria" (mica faccio lo scrittore di professione) non è necessariamente lo specchio delle idee dell'autore: sennò non sarebbe finzione.
Prudentemente passerò al Lui, od a altre forme di narrazione.
Grazie, cara, dei tuoi commenti e della pazienza...
Daniele
...
RispondiEliminaBeh, io sono la prima ad aver preso la cantonata.
RispondiEliminaE se fossi in te non mi fare troppe domande, in generale e, soprattutto, per quel che mi riguarda.
Nel mio caso, il problema è mio: ultimamente ho visto dire, scrivere, fare, cose da chi non mi sarei mai aspettata che va a finire che tendo al letteralismo, e come dicevo a un'amica pochi giorni fa, è come se il senso dell'umorismo si fosse sbiadito, insieme all'intuizione del gioco, del ribaltamento dei piani.
C'è un altro elemento che vedo: la tua capacità di essere convincente, letterariamente, intendo. Quindi, bravo.
Cari saluti :)))
a parte un ultras del trento che mi ha fatto passare la voglia di parlare della partita (ma devo dire che è anche calata la mia passione di tifoso), sul blog non ho mai avuto grandi fastidi.
RispondiEliminapasserà, lo penso anch'io.
Passa di sicuro, Daniele. Ma dipende, come tutte le cose, dipende... Poi io lo sapevo che in fondo eri un razzista estremista ;-)
RispondiEliminaE dai... invece dovresti esserne lieto... non ti senti un pò come Orson Welles quando fece credere a tutti che le principali città americane erano vittima di un'invasione aliena?
RispondiEliminaP.S.
a provocazione rispondo con provocazione ;-)
Ma Berlusconi è "Uno onesto". Gli altri onesti (Due, Tre, Quattro ecc.) sono in Forza Italia...
RispondiEliminaNon provarci nemmeno, sai!
Oh Daniè!
RispondiEliminaMa com'è possibile che la gente non abbia capito?
Ho capito io il tuo sfogo di sabato dopo due righe di lettura, e ti "conosco" da neanche tre mesi.
Quoto tutta la vita la tua idea tipo di cosa deve essere il blog, internet, lo scmbio di opinioni e tutto ciò che ha a che fare con una comunità interattiva.
Ciò che mi viene da dire dal cuore è non mollare, mai.
Non cadere di fronte alle allusioni che lancia la gente, di fronte alle critiche non costruttive, di fronte a chi, non è che non capisce, ma che forse non vuole capire.
Con questo, oltre al mio saluto, ti offro il mio rispetto, per le tue indubbie qualità e per la trasparenza con cui metti in scena le tue opinioni sul palco della vita, anche se qui solo interattiva.
Ma di conferme che tu sia la persona che stimo anche nella realtà, non ne ho bisogno.
Continua così uomo.
Io ci sono!!!!
RispondiEliminaLorenzo :)
Io ti conosco da poco, e forse neanche dovrei intervenire. Ma, se me lo permetti, sono rimasto stupito più dalle reazioni (anche le "tue" reazioni) che dal "racconto" in sé.
RispondiEliminaIl racconto mette in cruda evidenza ed a tinte forti quello che moltissimi italiani pensano davvero, il più delle volte senza dirlo pubblicamente. A me per esempio non piace affatto questa deriva ultra-buonista cui assistiamo da anni, anche se non arrivo (ancora?) agli eccessi che tu descrivi nel racconto. Ma il problema c'è, e negarlo non aiuta a risolverlo.
I commenti mi pare abbiano fatto emergere un "politically correct" piuttosto diffuso tra i tuoi lettori. Provocazione per provocazione, sarei curioso di sapere quanti di loro, scava scava, dietro la maschera del blogger nascondono sentimenti analoghi a quelli citati nel racconto.
#fully53
RispondiEliminae infatti, essendo decisamente meno politically correct degli altri, m'era preso un coccolone per la paura di essere io la pietra dello scandalo.
:(
daniele! a me il pezzo piace
RispondiEliminamandi
ah signur...hai sempre bisogno di rassicurazioni te, eh?
RispondiEliminaNon ci vedo nulla si scandaloso. Io forse l'avrei scritto circa uguale, ma senza PAURA di negare il mio pensiero, dopo il primo commento.
E togliti di dosso st'ansia da numero di commenti....
Guarda me: scrivo un post pieno di pathos, di rabbia, di sarcasmo o di lirismo...e commentano in tre. Scrivo una stronzatina da giornaletto per adolescenti, e siamo a 20. Dai Danié...fregatene.
Leggo con colpevole ritardo e mi stupisco che ci sia stato qualcuno che abbia potuto attribuirti pensieri del genere...mah!
RispondiEliminaSarà che ho appreso prima i clamori dei commenti che il contenuto del post, fatto sta che non avrei dato troppo rilievo alla cosa. E’ possibile che, esprimendoti fuori dal consueto registro, non sia stato compreso. O che chi ha letto il post l’abbia fatto con superficialità. Dal mio modesto punto di vista bastava un chiarimento tra i commenti….. io non sarei così turbata.
RispondiEliminaA volte certi "incidenti di percorso" che possono andare a colpire punti particolarmente sensibili, ci donano un nuovo punto di vista dal quale osservare la "giusta" dimensione delle cose. Sono sicura che questo sarà accaduto anche a te ... e che ne potrai far tesoro, magari non subito, ma quando il tempo permetterà alla delusione di scivolare via.
RispondiEliminaUn caro saluto, Simona
Un blog rispecchia, nel bene e nel male, i nostri pensieri di ogni giorno. Non è un organo di diffusione ufficiale nazionale, non siamo tenuti a spiegare il perchè delle cose, così come una sera siamo al bar a divertirci con gli amici e la sera dopo siamo in preda allo scazzo.
RispondiEliminaCi stanno anche i post brutti, scirtti male, pieni di banalità, così come siamo noi in certi momenti.
Vanno presi come pensieri del momento. Punto e basta. Chi ha costanza di frequentare un blog riesce a capire con chi ha a che fare. O almeno dovrebbe.
freestate