Things Change
Lontana A.,
ti scrivo dal traghetto, lo stesso traballante ed arrugginito di qualche estate fa. Queste mie parole ti arriveranno precise, elettroniche e un po' fredde quando tornerò in albergo: ormai questo lungo cavo invisibile avvolge tutto il globo, annulla anche la distanza. Lo so, avresti voluto, penso, una mia lettera scritta a mano, magari incerta, chè questa barca ondeggia e sbuffa anche sul mare piatto ed assolato di oggi. Eppure non mi son scordato di quando le tue, di lettere, arrivavano a risvegliare la mia mente quando ero io ad essere lontano: la tua grafia minuta, così tonda, avvolgente. Era bello aspettare, passare la serata, invece che con gli occasionali e un po' euforici amici, a risponderti. A cercare le parole per seguirti nel tuo racconto, quella storia che adesso ti ha portato definitivamente lontano dalla nostra città, dall'abitudine, dal soffocante cerchio della provincia. Magari la prossima volta farò di nuovo sera e userò la stilografica: ora ho l'urgenza di dirti, di pensarti, di arrivare di nuovo vicino a te. Tra poco scenderò sull'isola: i delfini questa volta non hanno accompagnato la traversata, come se sapessero che fuori stagione, fuori dalla vociante voglia di altro dei turisti, lo spettacolo non si facesse. Voglio tornare a comprare il rosmarino da quella vecchia signora, vicino all'unico bar (che caldo il the!); magari anche Lei penserà che non ne vale la pena, e riposerà in una delle pochissime case. Chissà, magari quella vicino alla Chiesa, che mi ricordava tanto un paesaggio diverso. Lo vedi, come riusciamo a volere di sentirci sempre in un posto conosciuto: cerchiamo anche nel nuovo orizzonte un appiglio per non essere proprio lontano da casa. Questo viaggio è andato come volevo: ho avuto il tempo di pensare a quasi tutto quello che dovevo, e so che quando tornerò ciò che è deciso si farà. Tu, che mi hai sempre detto che nella vita bisogna buttarsi, senza pensare sempre alle conseguenze, sarai contenta. Mi riconosco ancora nelle incertezze e nei dubbi, ma non posso più rimandare, né eludere, questa decisione andava presa. Proprio come mi dicesti tu in quell'ultima lettera, prima di scrivere che ti saresti sposata, che finalmente, lontana e indipendente, eri felice. Io, che di questa parola ho sempre avuto un po' paura, ho sorriso, per te, per il futuro. Sono passati tanti anni, e anche se flebile il nostro cercarci e narrare la storia più grande e complessa, quella dei nostri giorni, mi ha accompagnato. Anche qui. Vorrei tu vedessi la luce bianca e sentissi questo vento che sa di sale. Spacca le labbra e le cura nello stesso tempo, come le gioie ed i dolori che abbiamo condiviso, senza troppi problemi di spazio e tempo. Quello che si può, quando si può. La prossima volta ti scriverò dalla nuova casa, con meno tempo ancora: mi dedicherò a chi sai mi ha sopportato in questi passaggi, perso come sono nell'attitudine tutta mia di essere un'egoista senza ammetterlo. Anche questo capirai. Come quando, nelle gite della scuola, mi dicevi che ero un mascalzone, che pensava solo a se stesso. Non so quanto siamo stati vicini a mutare la nostra amicizia in altro, ma sono contento che non sia accaduto. Ho avuto forse di più, da te, e senza complicazioni: le abbiamo fatte cadere con lo scorrere degli anni. Con te sono cresciuto, senza sentirmi in debito. Perciò, quando sarò sulla spiaggia, senza nessuno, ti guarderò ancora negli occhi, come l'ultima volta, ti saluterò e attenderò che le nostre frasi si leghino l'una all'altra, come io sento d'aver legato il mio cuore al tuo.
Un bacio d'affetto profondo.
Daniele
Lontana A.,
ti scrivo dal traghetto, lo stesso traballante ed arrugginito di qualche estate fa. Queste mie parole ti arriveranno precise, elettroniche e un po' fredde quando tornerò in albergo: ormai questo lungo cavo invisibile avvolge tutto il globo, annulla anche la distanza. Lo so, avresti voluto, penso, una mia lettera scritta a mano, magari incerta, chè questa barca ondeggia e sbuffa anche sul mare piatto ed assolato di oggi. Eppure non mi son scordato di quando le tue, di lettere, arrivavano a risvegliare la mia mente quando ero io ad essere lontano: la tua grafia minuta, così tonda, avvolgente. Era bello aspettare, passare la serata, invece che con gli occasionali e un po' euforici amici, a risponderti. A cercare le parole per seguirti nel tuo racconto, quella storia che adesso ti ha portato definitivamente lontano dalla nostra città, dall'abitudine, dal soffocante cerchio della provincia. Magari la prossima volta farò di nuovo sera e userò la stilografica: ora ho l'urgenza di dirti, di pensarti, di arrivare di nuovo vicino a te. Tra poco scenderò sull'isola: i delfini questa volta non hanno accompagnato la traversata, come se sapessero che fuori stagione, fuori dalla vociante voglia di altro dei turisti, lo spettacolo non si facesse. Voglio tornare a comprare il rosmarino da quella vecchia signora, vicino all'unico bar (che caldo il the!); magari anche Lei penserà che non ne vale la pena, e riposerà in una delle pochissime case. Chissà, magari quella vicino alla Chiesa, che mi ricordava tanto un paesaggio diverso. Lo vedi, come riusciamo a volere di sentirci sempre in un posto conosciuto: cerchiamo anche nel nuovo orizzonte un appiglio per non essere proprio lontano da casa. Questo viaggio è andato come volevo: ho avuto il tempo di pensare a quasi tutto quello che dovevo, e so che quando tornerò ciò che è deciso si farà. Tu, che mi hai sempre detto che nella vita bisogna buttarsi, senza pensare sempre alle conseguenze, sarai contenta. Mi riconosco ancora nelle incertezze e nei dubbi, ma non posso più rimandare, né eludere, questa decisione andava presa. Proprio come mi dicesti tu in quell'ultima lettera, prima di scrivere che ti saresti sposata, che finalmente, lontana e indipendente, eri felice. Io, che di questa parola ho sempre avuto un po' paura, ho sorriso, per te, per il futuro. Sono passati tanti anni, e anche se flebile il nostro cercarci e narrare la storia più grande e complessa, quella dei nostri giorni, mi ha accompagnato. Anche qui. Vorrei tu vedessi la luce bianca e sentissi questo vento che sa di sale. Spacca le labbra e le cura nello stesso tempo, come le gioie ed i dolori che abbiamo condiviso, senza troppi problemi di spazio e tempo. Quello che si può, quando si può. La prossima volta ti scriverò dalla nuova casa, con meno tempo ancora: mi dedicherò a chi sai mi ha sopportato in questi passaggi, perso come sono nell'attitudine tutta mia di essere un'egoista senza ammetterlo. Anche questo capirai. Come quando, nelle gite della scuola, mi dicevi che ero un mascalzone, che pensava solo a se stesso. Non so quanto siamo stati vicini a mutare la nostra amicizia in altro, ma sono contento che non sia accaduto. Ho avuto forse di più, da te, e senza complicazioni: le abbiamo fatte cadere con lo scorrere degli anni. Con te sono cresciuto, senza sentirmi in debito. Perciò, quando sarò sulla spiaggia, senza nessuno, ti guarderò ancora negli occhi, come l'ultima volta, ti saluterò e attenderò che le nostre frasi si leghino l'una all'altra, come io sento d'aver legato il mio cuore al tuo.
Un bacio d'affetto profondo.
Daniele
Salve signore, l'ho gentilmente linkata.
RispondiElimina* DLIN , DLON*
Orca miseria, Daniele!
RispondiEliminaChe sentimento e che nostalgia. E quanti spunti che leggo. Uno fra i tanti, la tua paura della felicità....Non puoi essere un egoista. Tanta insicurezza lo ende impossibile...
Bacioni
Caro Daniele,
RispondiEliminaquante emozioni diverse: innazi tutto la speranza, leggendoti, che un periodo che so per te problematico si avvii a trovare una qualche foma di soluzione, poi nostalgia del mare, il mare diTrieste (mia infanzia) così diverso da quello di Venezia, che è mestego e opaco, dietro la barriera dei murazzi...e poi il ricordo di un momento di scelte e svolta, quando io e il mio fraterno amico P. ci abbracciammo stretti stretti, non sapendo quando ci saremmo rivisti: io stavo per sposarmi, lui partiva per Roma e per il corso ufficiali. Ci tenemmo stretti a lungo in mezzo alla strada, sapendo che in qualche modo quella era l'ultima volta che ci vedevamo, come eravamo stati, come in effetti fu. Da allora quanta acqua è passata sotto i ponti, e quanti cambiamenti - lutti, scelte difficili, lontananze, solitudini e malattie - si sono susseguite nelle nostre vite, sfilacciando quel legame che pareva indissolubile, e quel momento magico resta come un diamante, indistrutitbile e senza imperfezioni, uno dei rari momenti della mia vita - così. E le lunghe lettere, in momenti critici nei quali non avevamo alternative per comunicare, e anch'io, oggi come allora, ho sempre usato la stilografica...
Mi pare di esserti accanto, con le labbra che pian piano si coprono di salmastro, come il fantasma dei giorni passati ( un po' dickensiano, lo so, ma mi è venuta così...) a rimpiangere cose che non avrei immaginato la vita canaglia mi avrebbe rubato.
Buona fortuna a te, amico di penna, come scriveva sempre Charlie Brown, comprese le macchie che la stilografica sempre un po' sputava su dita ancora inesperte e carta...
:-)
un abbraccio grande come il mare
f.
Oddio che meraviglia...quanto di te c'è qui?!? Un mare..
RispondiEliminabacio
s.
malinconia...magari poi ti scrivo di più, ma come avrai capito, non sono molto in vena ultimamente,
RispondiEliminati abbraccio forte amico caro
J.
Una lettera vibrante, personale, ma al tempo stesso così aperta a certi sentimenti ed emozioni squisitamente umane che ciascuno può ritrovare un frammento di sé.
RispondiEliminaInsomma, mi è piaciuta! ;)))
Buon 1° maggio!
Simona
OT: controlla la posta. ti ho scritto.
RispondiEliminaAndrea
Daniele, sei il miglior pen friend che conosca...le tue lettere scaldano l'anima e la nostalgia viene qui a ballare su questo mio cuore malato d'amore un lentissimo tango...e oggi, questa tua (...che non è propriamente mia, ma è certamente anche di tutti noi che ti leggiamo...) mi porta anche il profumo di mare e di salsedine, me lo sento addosso, sulla pelle...grazie per le emozioni che mi dai.
RispondiEliminaBellissimo post!!!
RispondiEliminaOgni tanto , se non si muore, ci si rivede ^_^ Buon Primo Maggio Daniè!
RispondiEliminaUn abbraccio
Salvo
Kafkahigh
buon primo maggio...un po' in ritardo...
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