La parola scomparsa


In alcuni, fortunati, scrittori alberga la lungimiranza nel comprendere i tempi a venire, gli accadimenti ed i mutamenti dell'animo di una Società. Ricordo, sempre con stupore, la visionaria e tragica denuncia di un “domani” Italiano malato da parte di P.P.Pasolini. Così anche, nel suo racconto n°54, Dino Buzzati, nell'ormai dimenticato 1954 (appunto), prevedeva, non senza acuta ironia, la fine del pensiero come concetto di libertà, astrazione e personale “modus vivendi”. Si ipotizzava, nello scritto, la sparizione di una parola, una parola impronunciabile e talmente improponibile da essere non solo cancellata dagli scritti, ma perfino dalla mente della gente. Addirittura, non servono Leggi per metterla al bando: talmente radicata è l'idea della sua pericolosità, della sua inutilità, che chiunque non si permetterebbe, senza costrizioni di sorta, di pronunciarla. Nel racconto ci sono due spazi vuoti, proprio perchè questa parola non compare, eliminata dall'autore, per inserire un elemento di autenticità nella narrazione. “Una definizione scientifica ci manca. Volgarmente lo si chiama conformismo. E' la pace di colui che si sente in armonia con la massa che lo attornia. Oppure è l'inquietudine, il disagio, lo smarrimento di chi si allontana dalla norma”. Tutto quello che adesso sappiamo dilagare, Buzzati lo racchiude in una sola parola, mai scritta in quel breve componimento. Se di conformismo siamo malati, lo siamo da molto, forse da prima del 1954. Amando la quiete dell'annullamento, la gabbia costruita per non comprendere funziona molto bene anche senza serratura. E' la rassegnazione l'indice su cui valutare, in ascesa, la bassa coscienza, il desiderio nullo di riappropiarsi di un anelito di ragionamento, che porti a vedere al di là del limitato orizzonte di tutti gli altri eguali, per inconsistenza, a noi. Ancor più grave è il sapere che ogni tentativo di cambiare rotta involve su se stesso, proprio a causa del fatto che nessuno è immune dall'autocompiacimento, dal pensare di pensare d'essere diverso, non allineato. Fino a dire che anche scrivere di questo, contro questo, è esercizio di conformismo, espresso con un velo d'orgoglio del tutto inutile. Allora, rincorrendo, allo stesso tempo, la fuga ed anelando d'esser catturati, si gira in cerchio, trovandosi sempre di spalle alle possibilità reali di superare un'empasse non solo culturale, ma d'animo, d'anima.
Chissà se un'altra parola, conosciuta, ma, forse, mai guardata potrà se non salvarci, almeno farci sperare.

(Per continuare ed approfondire, Vi rimando anche qui
, dove una cara amica ha avuto la bontà di rispondere a questo post).

Commenti

  1. ci devo pensare, a lungo, a questo post.

    Mi piace molto. Fa riflettere. Ne parliamo?

    RispondiElimina
  2. avevo iniziato a riponderti, ma poi mi sono resa conto che era troppo lungo... così ho trasformato la mia risposta in un post da me.

    ciao

    RispondiElimina
  3. Grazie di cuore ad entrambe.

    Daniele

    RispondiElimina
  4. purtroppo è proprio così...ci pavoneggiamo cibandoci del nostro stupidissimo orgoglio...dell'essere "anticonformisti tutti allineati..." o, se me lo concedi... "anticonformisti glocali" mentre giriamo tutti in cerchio come galline di un pollaio intente a beccare il proprio chicco di grano e, nel contempo, a impiatricciarsi le zampe nella merda...al primo posto poi ci sono proprio quelli che si permettono di fare..."sciò"...e che se non son propriamente...delle galline...certo non sono real pavoni...ma sono... piuttos...dei grossi polli vanesi... o...la peggior specie di gallinacci pure loro...(ogni riferimento a persone di ns conoscenza è del tutto casuale)

    RispondiElimina
  5. guarda che i pavoni sono animali puniti dall'evoluzione: con quella coda che si ritrovano, visibilissima e ingombrante, se non avessero trovato gli uomini che li ammirano esteticamente e mantengono in cattività, si sarebbero già estinti da mo'!

    Moooolto prima dei polli, che in quanto a intelligenza credo siamo più o meno lì.

    RispondiElimina
  6. Posso dire una cazzata, Daniele? Sì, dai che la posso dire...

    ;-)

    Non è poi tanto fuori tema: lo scorso 8 marzo un amico mi inviò una vignetta simpaticissima che ritreva due pavoni femmina che guardavano con sdegno e perplessità un pavone maschio con la sua bella ruota aperta. Una delle due diceva: "Sì, vabbè, bello. Ora vediamo il pisello, però..."...


    Puoi anche fingere di arrabbiarti, tanto lo so che stai sorridendo...

    Buona giornata

    RispondiElimina
  7. Macca, cazzo, sei troppo complicato ... non capisco niente ... ti ho già spiegato: NOME, COGNOME, CODICE FISCALE ... altrimenti non ce la faccio, non ce la faccio ...

    RispondiElimina

Posta un commento