Arabesque IV
Un volteggiare di gabbiani all'orizzonte.
Le mani in tasca. Lo sguardo pacato e senza fretta, verso il limitare ed oltre dentro di sé.
I passi lenti, la paura di non capire il tempo che deve passare.
E i ricordi ansiosi di farsi riconoscere per ciò che sono: noi stessi di fronte al desiderio. Vicino alle barche, agli alberi, percepire la luce che si offusca e ingrigisce.
L'umidità che porta l'odore del sale e della fatica.
E ancora dopo il desiderio delle lunghe ombre estive, del sorriso sudato, affannoso e incompleto.
Così come sono sempre i sorrisi, senza un inizio, ma con una fine che è comprensibile, vivida.
Allora è la sabbia calda, è l'attesa del silenzio che non viene, dello stordimento e del primo sonno.
Quando gli occhi non riescono a sostenere più la voglia di scoprire è tutto acceso.
Il tempo gioca e si allunga, vuol coglierci impreparati, vuol scherzare.
Noi siamo ben disposti, come sempre, e capiamo che se non si vince neanche si perde: si ama, si confonde un sentiero con un altro, tanto è cammino eguale.
Fino al primo barlume di stella, una di quelle coraggiose, di quelle che non si spaventano.
Ammicca tra un piccolo ramo e le luci sconosciute delle stanze.
Le dita scivolano sul vetro.
Mi volto.
(Dev'essere stata la quinta birra di ieri sera...sorry!).
Un volteggiare di gabbiani all'orizzonte.
Le mani in tasca. Lo sguardo pacato e senza fretta, verso il limitare ed oltre dentro di sé.
I passi lenti, la paura di non capire il tempo che deve passare.
E i ricordi ansiosi di farsi riconoscere per ciò che sono: noi stessi di fronte al desiderio. Vicino alle barche, agli alberi, percepire la luce che si offusca e ingrigisce.
L'umidità che porta l'odore del sale e della fatica.
E ancora dopo il desiderio delle lunghe ombre estive, del sorriso sudato, affannoso e incompleto.
Così come sono sempre i sorrisi, senza un inizio, ma con una fine che è comprensibile, vivida.
Allora è la sabbia calda, è l'attesa del silenzio che non viene, dello stordimento e del primo sonno.
Quando gli occhi non riescono a sostenere più la voglia di scoprire è tutto acceso.
Il tempo gioca e si allunga, vuol coglierci impreparati, vuol scherzare.
Noi siamo ben disposti, come sempre, e capiamo che se non si vince neanche si perde: si ama, si confonde un sentiero con un altro, tanto è cammino eguale.
Fino al primo barlume di stella, una di quelle coraggiose, di quelle che non si spaventano.
Ammicca tra un piccolo ramo e le luci sconosciute delle stanze.
Le dita scivolano sul vetro.
Mi volto.
(Dev'essere stata la quinta birra di ieri sera...sorry!).
Beato te che la vedi così!
RispondiElimina:-(
Comunque è innegabile che la birra fa bene alla tua vena lirica, anche se io non ho più un risveglio così da secoli...
:-)
Ciao, caro, passa un buon fine settimana.
Hmmm sicuro che fosse solo birra? Per caso avevi accanto Stepney?
RispondiEliminaHi hi hi
;-)
L'amico del sovversivo
Ah, ecco chi era quello che continuava a offrire!
RispondiEliminaTu, eri nascosto?
Daniele
beh che dire.. bevi più spesso.. bel post.. :)
RispondiEliminaVoglia di mare?
RispondiEliminaFelice sabato anche a te :))
v.
Nooooo
RispondiElimina...sotto le cinque birre non ci sono effetti del genere...
la birra ti fa un gran bene....assicurato!!!!!
RispondiEliminaSi può anche dire che fa schifo, eh?
RispondiEliminaNon mi offendo (a parte toglierVi il link...)!
Grazie.
La prossima bevuta la facciamo assieme e poi mettiamo giù un bel raccontino.
Daniele
io ci sto :-) sappi però che me ne basta poca per partire!!!
RispondiEliminaLa complessità della vita? Un carissimo saluto. Patrizia
RispondiEliminaCarissimo Gemellone, se dopo la quinta birra scrivi sì meravigliosi post, allora bevi la sesta e la settima ed il successo editoriale sarà assicurato!
RispondiEliminaBuona domenica!!! :-)))
concordo coi tuoi amici. ma la marca potresti svelarcela: ho alcuni post da scrivere e mi tornerebbe utile!;-)
RispondiEliminaabbraccione e buona settimana
una prospettiva inedita di te??? felice settimana!!!!!!!
RispondiElimina