Il Sindacato fantasma
Visto come conquista sociale, il Sindacato, nel senso non settoriale del termine, ha un senso, ancora: come l'ha avuto in un passato di lotte lavorative sacrosante, seppur non sempre ortodosse. Oggi, che la FIOM (di cui faccio parte) si stacca dalla costola CGIL, perchè questo è il senso del rifiuto dell'accordo sul Welfare, ci sono domande urgenti a cui rispondere. Seppur la stessa CGIL (a tutt'oggi il più grande Sindacato Italiano) abbia sottoscritto quest'intesa a denti stretti, lo “strappo” dei Metalmeccanici rischia di portare ad una scissione pericolosa per l'Unità Sindacale che ha portato fino a qui, bene o male. Sarebbe, probabilmente, ancora il meno. Ciò che dovrebbe far riflettere in maniera più ampia e approfondita, è il ruolo che ricopre un Sindacato, cos'è divenuto. I mutamenti della Società, e, di conseguenza del Lavoro, devono avere risposte molto pronte, una serie di adeguamenti quasi immediati nel portare avanti le giuste istanze di chi cerca, in queste Organizzazioni, un punto di riferimento. Credo che, invece, nonostante l'atavica e un po' asfittica tendenza all'analisi quasi masochistica dei Sindacati, questo non sia avvenuto, almeno non del tutto. Lo scollamento netto tra l'urgenza dell'impegno (anche Politico) e della difesa dei diritti dalla vita reale di chi lavora è evidente. Mutuata da una crisi morale non indifferente, dallo scadimento di valori fondamentali come la solidarietà e l'equità, quella attuale è una forma di convivenza improntata ad un individualismo sfrenato, a un attaccamento spasmodico nei confronti di una presunto benessere che è tale solo per chi vuole dare in pasto ai giornali l'illusione di un Paese felice e progredito. La verità, che sappiamo essere ben diversa, ci consegna un rifiuto verso il Sindacato, l'allontanamento sempre più massiccio della stragrande maggioranza dei lavoratori, che, portati a credere che non sia più necessario mantenere desta l'attenzione verso i temi del lavoro e della professionalità (tanto non cambia nulla...), vedono queste Organizzazioni solo come una serie di servizi, volti al risolvimento di piccole grane quotidiane. In questo senso la FIOM tende a dividersi ancor di più dalla “base” che ne ha fatto la forza. La conseguenza sarà, temo, ancora una volta, la mancanza di “appeal”, la perdita di consensi e un'ulteriore ben più grave ipotesi di revisione di modi e tempi. Di questo si può tranquillamente fare, in Sindacato, “mea culpa”, ben consci che gli stimoli devo portare a divenire nuova forza di crescita per il lavoro e i giovani, non ulteriore ostacolo alla crescita, anche morale, del Paese. Se non si guarda avanti, con decisione e senza rimorsi, è ben poca cosa avere un glorioso passato.
Christopher Richard Wynne Nevinson, "Acetylene Welding", 1917, Tate Modern.
Visto come conquista sociale, il Sindacato, nel senso non settoriale del termine, ha un senso, ancora: come l'ha avuto in un passato di lotte lavorative sacrosante, seppur non sempre ortodosse. Oggi, che la FIOM (di cui faccio parte) si stacca dalla costola CGIL, perchè questo è il senso del rifiuto dell'accordo sul Welfare, ci sono domande urgenti a cui rispondere. Seppur la stessa CGIL (a tutt'oggi il più grande Sindacato Italiano) abbia sottoscritto quest'intesa a denti stretti, lo “strappo” dei Metalmeccanici rischia di portare ad una scissione pericolosa per l'Unità Sindacale che ha portato fino a qui, bene o male. Sarebbe, probabilmente, ancora il meno. Ciò che dovrebbe far riflettere in maniera più ampia e approfondita, è il ruolo che ricopre un Sindacato, cos'è divenuto. I mutamenti della Società, e, di conseguenza del Lavoro, devono avere risposte molto pronte, una serie di adeguamenti quasi immediati nel portare avanti le giuste istanze di chi cerca, in queste Organizzazioni, un punto di riferimento. Credo che, invece, nonostante l'atavica e un po' asfittica tendenza all'analisi quasi masochistica dei Sindacati, questo non sia avvenuto, almeno non del tutto. Lo scollamento netto tra l'urgenza dell'impegno (anche Politico) e della difesa dei diritti dalla vita reale di chi lavora è evidente. Mutuata da una crisi morale non indifferente, dallo scadimento di valori fondamentali come la solidarietà e l'equità, quella attuale è una forma di convivenza improntata ad un individualismo sfrenato, a un attaccamento spasmodico nei confronti di una presunto benessere che è tale solo per chi vuole dare in pasto ai giornali l'illusione di un Paese felice e progredito. La verità, che sappiamo essere ben diversa, ci consegna un rifiuto verso il Sindacato, l'allontanamento sempre più massiccio della stragrande maggioranza dei lavoratori, che, portati a credere che non sia più necessario mantenere desta l'attenzione verso i temi del lavoro e della professionalità (tanto non cambia nulla...), vedono queste Organizzazioni solo come una serie di servizi, volti al risolvimento di piccole grane quotidiane. In questo senso la FIOM tende a dividersi ancor di più dalla “base” che ne ha fatto la forza. La conseguenza sarà, temo, ancora una volta, la mancanza di “appeal”, la perdita di consensi e un'ulteriore ben più grave ipotesi di revisione di modi e tempi. Di questo si può tranquillamente fare, in Sindacato, “mea culpa”, ben consci che gli stimoli devo portare a divenire nuova forza di crescita per il lavoro e i giovani, non ulteriore ostacolo alla crescita, anche morale, del Paese. Se non si guarda avanti, con decisione e senza rimorsi, è ben poca cosa avere un glorioso passato.
Christopher Richard Wynne Nevinson, "Acetylene Welding", 1917, Tate Modern.
Il problema, caro Daniele, consiste nell'ottusità di una "certa" (non tutta, ovviamente) umanità che si associa in categorie, sia essa Confindustria o Sindacato per riuscire a vedere qualche orizzonte di speranza per se e per gli altri.
RispondiEliminaMa la realtà da te magnificamente illustrata e della divisione in atto non può che farci sperare: vorrà dire che esiste ancora un Sindacato, vorrà dire che in Fiom si riesce a capire che l'orizzonte non è solo una linea piatta, ma l'incontro tra cielo e terra.
Certo, dispiace assistere ad una lenta consunsione del Sindacato, ma il processo, datato dalla morte del Pci, secondo me era inevitabile oramai.
Ma se la Fiom è composta da persone come te, allora vorrà dire che nulla è del tutto perduto.
ah...dimenticavo.
RispondiEliminaBuon Weekend!!
Ciao
Salvatore
I metalmeccanici non ci stanno e hanno detto “no”. Hanno deciso di battersi contro l'intesa sul welfare alla quale i tre sindacati confederali hanno detto “sì”. Per la prima volta nella storia della Cgil una categoria, per di più importante come la Fiom che è il maggior sindacato industriale italiano, esprime un voto negativo su un accordo siglato da Cgil, Cisl e Uil. Alla Fiom quell'accordo è apparso subito poca cosa (dall'aumento delle pensioni minime alla riforma degli ammortizzatori sociali, dai lavori usuranti al precariato e ai contratti a termine tanto discussi con il Governo di centro-destra) rispetto a ciò che ci si sarebbe potuti aspettare da un governo dell'Unione, da una maggioranza di centro-sinistra. Ecco, mi pare che i metalmeccanici della Cgil dicano a voce alta quello che molti altri pensano. Ma che non hanno nè la voglia, nè la forza, nè il coraggio di dire: che da questo governo ci si aspettava di più. Perché temono che qualsiasi giudizio critico possa arrivare a mettere in discussione il cosiddetto quadro politico, l'alleanza, aprire una crisi di Governo e far tornare Berlusconi. Come se tutta la politica e i bisogni dei lavoratori si riducessero nello stare o meno al governo. Questa è l'ideologia unica del futuro partito unico (democratico, s'intende). Ma quando i lavoratori scioperano e manifestano contro il padrone non lo fanno per far chiudere la fabbrica domani ma per stare meglio di come vivono oggi. E poi perché tanti, a cominciare dalle confederazioni, sono convinti che quel protocollo sia il massimo che si poteva ottenere. E hanno il timore anche di perdere quel poco, quel pochissimo che sono riusciti ad ottenere. La Fiom rappresenta un malessere vero, diffuso, che esiste nei luoghi di lavoro. Credo che la decisione della Fiom racconti soprattutto questo: di come il governo dell'Unione si sia allontanato dalle attese, dai bisogni dei metalmeccanici. Dei lavoratori. Ma non è solo questo, dopo la deriva politica dei partiti, ci sono anche spinte corporative all’interno del mondo sindacale. La Fiom esprime la sofferenza e il malessere di tanti operai. La politica, che è in crisi di credibilità, dovrebbe avere l'umiltà di ascoltarli e il governo di Prodi non può volgere lo sguardo dall'altra parte, dovrebbe invece interpretare e risolvere i problemi sollevati. Quali sono state le dichiarazioni degli esponenti del centro – sinistra? Come hanno reagito i politici del Governo a questo dissenso del più grande sindacato di categoria in Italia? Con un semplice: "chissenefrega". E' questa la cosa che delude di più...
RispondiEliminagrazie caro.
RispondiEliminasi sto bene sono solo dei moneti che fortunatamente passano
hai proprio ragione Rizzotto è inutile dire che il sindacato ha avuto un glorioso passato nel mondo del lavoro, quando il presente fà piangere, e soprattutto, consentimi di dirlo, lo stesso sindacato si è di fatto adeguato con la pseudo-politica, soprattutto per uquanto riguarda la casta! QWuanto rimpiango i tempik quando erano ancora in vita persone come Placido Rizzotto e Salvatore Carnevale.....
RispondiEliminal'unità sindacale in Italia è una chimera partorita dal peccato originale: i leader sindacali sono sempre stati organici ai partiti. Sono in Cgil da trent'anni senza capire perchè ci resto...
RispondiEliminaCredo che tu ci resti, caro "Smemo", per le stesse ragioni per cui ci sto io: per difendere un'idea di diritto e di etica sociale, assai distante dal partitismo e dal servilismo.
RispondiEliminaCi sono ancora tante buone enrgie, per fortuna, nel Sindacato.
Daniele
può essere che la mia "memoria" non mi aiuti... :o)
RispondiEliminail fatto che si riesca ancora a ragionare e discutere su questo è molto positivo...la sinistra non è come la destra...non si blinda e si critica e si auto-critica sempre fino a scarnificarsi a sangue...i lavoratori sono l'anima del sindacato e decideranno per tutti...nelle prossime settimane, si voterà nelle fabbriche e nei posti di lavoro sull'accordo del 23 luglio... decideranno cos'è meglio e cosa è peggio...e se poco è meglio di niente...
RispondiEliminaPer esperienza diretta, temo queste Votazioni. Il motivo è semplice: i lavoratori si interessano assai poco al lato "politico" (inteso in senso molto ampio) dell'accordo, ma solo a quello più meramente spendibile, cioè quello economico. Per carità, giusto, ma si è forse definitivamente persa un certo desiderio di comprendere le profonde ragioni di scelte a volte laceranti. Odio dirlo, ma regna incontrastata la superficialità. Prova a fare un'assemblea che non abbia al centro un argomento diretto, locale e vedrai quali sono i risultati. Troppi dimenticano che i primi difensori dei diritti sono loro stessi, non i Sindacalisti.
RispondiEliminaDaniele
Tutto vero, Daniele. E credo anch’io che la Fiom non la spunterà con il suo “no” nelle votazioni dei lavoratori. Sai perché? Perché succederebbe che quelli che aspettano imminenti scadenze per l’agognata pensione troverebbero ad aspettarli non gli scalini studiati dal ministro Cesare Damiano ma quel simpatico, improvviso scalone voluto dal duo Maroni-Berlusconi. Succederebbe che la quattordicesima per milioni di anziani andrebbe in fumo. Succederebbe che i giovani precari non potrebbero più vedere calcolati insieme, per le loro future pensioni, i periodi contributivi riferiti ad attività svolte in diversi settori. Succederebbe che i contratti a termine potrebbero correre liberamente, secondo il piacimento del padrone, senza nemmeno quei pur modesti vincoli di 36 mesi stabiliti in quel maledetto protocollo firmato il 23 luglio. In fondo, alla maggior parte di quelle persone che campano con mille euro al mese (non so quanto possa fregare al Piddì), ma credo che a questi non gliene frega proprio niente del Piddì di Veltroni…Conta molto e pesa molto di più comprare i libri per mandare i figli a scuola, fare la spesa al supermercato e pensare a sbarcare il lunario…tirare a campare, insomma…
RispondiEliminaDirei che hai centrato il problema. La questione, però, si amplia se vogliamo discutere del potere di contrattazione. La maggioranza delle realtà industriali Italiane sono medio-piccole, e qui il Sindacato non esiste, spesso per paura dei dipendenti che il "Padrone" possa prenderli di mira. Ti metto nero su bianco che è così, più spesso di quello che si pensa. ecco, allora, che vengono a mancare "all'appello" moltissimi operai ed impiegati, quella parte se vuoi silente del lavoro, che non solo non ha la possibilità di parlare, ma neanche, forse, la voglia. Io ho sempre difeso il diritto di un collega ad esprimere il suo giusto disagio di fronte ai problemi quotidiani, alla mancanza di denaro (davvero il "PD" dovrebbe parlare di più del Popolo dei mille euro) e alle insormontabili mancanze dei nostri servizi sociali, ma solamante riprendendo una coscienza più ampia, collettiva, si possono superare queste difficoltà. E qui sta l'errore, anche della FIOM: non alzare i toni del discorso, scendere al populismo (credimi, mi costa sangue vero dire queste cose), perdendo di vista, otretutto, un eredità culturale molto profonda. Insomma, se ul popolo è bue non bisogna, per questo, mollare le redini.
RispondiEliminaDaniele
"La Fiom e i metalmeccanici hanno sempre rappresentato e ancor più rappresentano - in questi ultimi anni segnati da un duro attacco contro i salari, i diritti e lo stato sociale - un punto di riferimento solido e certo per gli interessi operai, per l'intera classe lavoratrice e per l'ormai vasto mondo della precarizzazione" .
RispondiElimina"Il loro impegno, non solo sul versante sociale ma anche sui versanti della lotta contro la guerra e in difesa della democrazia, sono stati determinanti nel creare un argine all'attacco liberista.
Oggi, di fronte al 'no' relativo all'accordo governo-sindacati su pensioni e welfare - un 'no' che riapre una positiva dialettica a favore dei giovani, dei lavoratori e dei pensionati - si è scatenata, contro la Fiom, un'ingiusta e pericolosa critica, proveniente da settori governativi e da settori delle forze sindacali".
"In questo contesto riteniamo necessario esprimere la massima solidarietà alla Fiom e ai metalmeccanici" .
Questo è l'appello di solidarietà ai metalmeccanici, che stanno sottoscrivendo calciatori, attori, intellettuali, esponenti politici della sinistra a cui mi associo.
un caro saluto
Qualcuno dice: è stata una mossa politica, voluta da un pezzo di sindacato che pure predica l’indipendenza. Una mossa tutta tesa a mettere i bastoni tra le ruote al partito democratico e ad aiutare la sinistra unita, ovverosia il matrimonio difficile tra Mussi, Bertinotti, Diliberto e forse Pecoraro e Angius-Boselli. Ma la verità invece, è che quel “no” secco è un colpo anche a quegli esponenti della sinistra che stavano discutendo su come dare una coloritura equilibrata alla preannunciata iniziativa del 20 ottobre. Perché non apparisse come una manifestazione contro il governo di cui essi stessi fanno parte e nemmeno una manifestazione contro i sindacati. E invece oggi , il pronunciamento del comitato centrale della Fiom potrebbe avere un effetto domino. E introdurre nuovi cunei nelle buone intenzioni delle diverse anime della sinistra. E aiutare così futuribili scenari attorno ad un governo ripulito dai cosiddetti massimalisti radicali. Mentre c’è chi guarda e ride, e sta nel centrodestra. Io, Daniele, se fossi un metalmeccanico, stringerei i denti e direi “sì”. Berlusconi non lo rivoglio al governo. Ormai, il mio modo di essere di sinistra è rimasto questo, non essere a favore di qualcosa, ma contro qualcuno. E' ben poca cosa, lo so, ma lo scenario generale rimane lo stesso...
RispondiEliminaStringeremo i denti, al solito. Ho colto l'occasione per parlare in generale di come vedo la FIOM in questo momento, dall'osservatorio personale e quotidiano di dialogo e scontro con gli operai e gli impiegati. Mi fa piacere constatare che la reazione della FIOM ha prodotto anche una catena di solidarietà: non lo credevo, francamente. Anche perchè è bene ricordare che i Sindacati, tra loro, sono d'accordo solo a parole e che tirano la già corta coperta ognuno dalla sua parte. Con buona pace di intenzioni e di giornali e giornalisti più o meno schierati (ma che non dicono mai le cose fino in fondo).
RispondiEliminaDaniele
Stringeremo i denti? forse, non so, ma per quanto tempo ancora?
RispondiEliminaSe a tutto ciò aggiungi la morte della politica, la cancellazione della "questione morale" tanto cara ai nostri padri e che qui, in zona di frontiera, vediamo la più assoluta indifferenza da parte di un centro sinistra non solo di governo ma anche locale, che ormai rappresenta un grande centro che spazia da Fini a D'Alema, con tutto quel che ci sta di mezzo.
http://etnarossa.splinder.com/post/13739015/LA+CASTA
Buona domenica
Non conosco molto bene l'argomento, ma leggendo il tuo post e i commenti ho avuto modo di comprenderne meglio aspetti importanti. Credo comunque nella funzione del Sindacato e spero che diventi sempre più forte.
RispondiEliminaTi auguro una buona domenica.
Cristina
Non sono molto ferrato in Sindacati, sinceramente ne sono stato sempre alla larga, forse per sfiducia. Credo comunque che la tua analisi sia corretta.
RispondiEliminaUn salutone!
No rivi plui a cap☼0 se il sindacât al è de bande di cui che al lavore o dai timps che cambiin ancje sore dai cjâfs dai lavoradôrs. Cualchi volte difindi cui che al lavore al è cuintri i stes operaris, il lôr interes dal dì di vuê. Jo o viôt tal me sindacât che i funzionariis a son scolegâts dai iscrits ma no ai la fuarce par daii cuintri. La FIOM se à rivât a lâ cuintri dai soi sorestants a fat alc di grant. Ma se reste bessole?
RispondiEliminaForse apparirò qualunquista, ma a me pare che - in un'Italia esistente solo dal punto geografico - ma socialmente, eticamente, umanamente implosa già da tempo tutte queste siano solo parole vuote.
RispondiEliminaI sindacalisti importanti, come tutte le persone di potere, amano il medesimo.
Sono lì per se stessi, non certo per i loro iscritti.
Mi pare una bella favoletta quella dei diritti dei lavoratori.
Dello sfascio dell'Alitalia chi è responsabile per un buon 50% oltre la nostra inetta classe politica?
A me pare che i sindacati lì abbiano da recitare 40 anni di mea culpa essendo stati organici al diabolico piano che ha reso una delle più quotate compagnie del mondo ad essere la barzelletta (costosissima per noi) che oggi è...
Ok, sono un qualunquista...
: )
interessante... :)
RispondiEliminasupra