The First Picture Of You
La piega dalla parte del bianco, stende gli angoli ormai mangiati dal tempo, la piega ancora, la stira, la liscia.
Poi la guarda, dalla parte del ricordo, dalla parte del dolore.
E si stupisce di come anche quello vada via via sbiadendo, perchè forse molte volte era troppo forte per cercare di scacciarlo, ma non per perdersi dentro un macchia di compatimento, anche sapendo che solo Lui ci pensava, nessun altro.
Dietro, una fila di vigneti, che diventano minuscoli verso il sole pallido del tramonto.
Mezzo sorriso, basta.
Eccome se bastava. Ci poteva fare quasi una settimana, con mezzo sorriso: esattamente il tempo che li divideva ogni volta.
E ogni volta s'allungava, come le ombre d'inverno, anzi d'autunno, che gli piacevano tanto.
Voleva un'altra possibilità, un'altra prospettiva, magari un'altra convinzione, un altro pensiero, migliore, più rapido, più inutile.
Non ogni giorno, ora, guardava quel viso.
Doveva cercare il libro ove lo aveva riposto: e non si nascondeva il sottile piacere di permettersi di confondersi, tra i volumi della libreria, magari lasciando perdere.
Non si erano dati una seconda possibilità.
Come quella foto.
La prima.
L'unica.
Germaine Dulac, "The Smiling Madame Beudet", 1923, Actual Exhibition, Tate Modern, London.
La piega dalla parte del bianco, stende gli angoli ormai mangiati dal tempo, la piega ancora, la stira, la liscia.
Poi la guarda, dalla parte del ricordo, dalla parte del dolore.
E si stupisce di come anche quello vada via via sbiadendo, perchè forse molte volte era troppo forte per cercare di scacciarlo, ma non per perdersi dentro un macchia di compatimento, anche sapendo che solo Lui ci pensava, nessun altro.
Dietro, una fila di vigneti, che diventano minuscoli verso il sole pallido del tramonto.
Mezzo sorriso, basta.
Eccome se bastava. Ci poteva fare quasi una settimana, con mezzo sorriso: esattamente il tempo che li divideva ogni volta.
E ogni volta s'allungava, come le ombre d'inverno, anzi d'autunno, che gli piacevano tanto.
Voleva un'altra possibilità, un'altra prospettiva, magari un'altra convinzione, un altro pensiero, migliore, più rapido, più inutile.
Non ogni giorno, ora, guardava quel viso.
Doveva cercare il libro ove lo aveva riposto: e non si nascondeva il sottile piacere di permettersi di confondersi, tra i volumi della libreria, magari lasciando perdere.
Non si erano dati una seconda possibilità.
Come quella foto.
La prima.
L'unica.
Germaine Dulac, "The Smiling Madame Beudet", 1923, Actual Exhibition, Tate Modern, London.
io amo le immagini che scegli. PS: anche il post non è malaccio :D
RispondiEliminascherzo
è bello
complimenti per la scelta del testo :)
RispondiEliminabuondi' a te! il mattino ha l'oro in bocca! ahahahhahah
RispondiEliminanon si erano dati una seconda possibilità!!!
RispondiEliminaquesto è un vero peccato!!
forse dovremmo darci sempre una seconda possibilità!!
chicca
A volte invece è bello non dasri una seconda possibilità e avere ricordi da rimpiangere...
RispondiEliminabuon we!
Bellissimo...
RispondiEliminasereno fine settimana,ciao
angela
ma i ricordi da rimpiangere oltre a fare male, ti lasciano il rimpianto di non avere ritentato. Invece se tenti e fallisci soffri proprio bene, totalmente...
RispondiElimina"Ci poteva fare quasi una settimana, con mezzo sorriso: esattamente il tempo che li divideva ogni volta."
RispondiEliminaframmento poetico di una prosa poetica e felice.
Buona giornata, caro Daniele!
Cri
Innazitutto ti auguro un buon week end anche a te, scusami se non sono passato prima da tè, ma stavo preparando il post per oggi.
RispondiEliminaComunque questo post mi ricorda la storia di un mio amico, che era inamoratissimo della sua ragazza,peccato però che quest'ultima non ricambiava più di tanto, e infatti lo mollò. Chiese una seconda possibilità a lei, ma invano. Proprio per questo ha attraversato un lungo periodo di crisi, anche se poi si è ripreso, anche se lentamente.
Eh caro Daniele, a volte l'amore ti porta più dolore che felicità....
che bello quando finalmente si lascia perdere...
RispondiEliminaargomento irto ....soprattutto per me ....conosco qualcuno (?) che si è sempre fatto mollare e poi ha vanamente rincorso ...e si è dimenticato l'apostrofo(rosa)...
RispondiElimina: ) ciao..
non darsi possibilità...
RispondiEliminaall'inizio la viviamo male. gettare un qualcosa di bello senza davvero combattere.poi invece ci accorgiamo(o dobbiamo sforzarci di farlo) che è stata una liberazione
colonna sonora de the lotus eaters, ovviamente ;-)
RispondiEliminagli angoli mangiati dal tempo,
RispondiEliminaun dolore che va via sbiadendo,
il ricordo di un mezzo sorriso.
Una foto, la prima e l' unica.
è pieno questo post,
è proprio pieno.
Bello caro Macca, anche se malinconico...perchè no una seconda possibilità? Rimane questo dubbio. Un buon fine settimana mio caro amico, Giulia
RispondiEliminabel post. ma ha un sapore di rimpianto e di malinconia..
RispondiEliminac'è una cosa capace di riaccendere il ricordo con pungente intensità,
RispondiEliminaed è la musica.
Fare un bagno di nostalgia in questi ricordi, ogni tanto fa bene, ci purifica, e ci rende consapevoli della nostra fragilità umana.
Poi subentra la gioia.
Buona domenica Dan
spesso la seconda possibilità non ce la diamo, ma è poi tanto giusto? chissà...
RispondiEliminacaffè e biscotti fatti in casa, che dici?
Voto per la seconda possibilità... spesso potrebbe sorprenderci! Un abbraccio, Gemellone!
RispondiEliminaPersonalmente ho sempre creduto nella seconda, terza, quarta, ecc. possibilità, finchè la possibilità stessa è ancorata su una pur flebile speranza, io credo che bisognerebbe provare a continuare.
RispondiEliminaOvvio che il discorso non vale dove i sogni o le manie la fanno da padrona, per cui o non sono mai esistiti legami tali da presupporre una speranza o dall'altra parte l'interesse equivale a zero con il segno "meno".
ho letto di recente su un blog (ma guarda!) dei versi di Pasolini che ci stavano proprio bene con questo discorso... mò te li trovo
RispondiEliminaah si eccoli:
Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato,
non l’aver conosciuto.Dà angoscia
Il vivere di un consumato
amore. L’anima non cresce più. Ecco nel calore incantato
Della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,
echeggia ancora di mille vite,
disamore, mistero e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche
Le forme del mondo, che fino a ieri erano la mia ragione di esistere.
Il pianto della scavatrice-Pier Paolo Pasolini
Ogni tanto dai delle botte (in senso più che buono) incredibili. Dolci amare martellate.
RispondiEliminaUn abbraccio!!
:))))
RispondiEliminastef
La malinconia della foto è acuta e supera il dolore d'amore perso. Il tempo non aiuta se non per l'avvicinarsi del periodo del ricordo. Terribile realtà.
RispondiEliminaTi abbraccio.
danis
bel blog :) dawoR***
RispondiEliminaNel post di oggi, mi dice che non posso lasciare commenti... Sei tu che non li vuoi? oppure e Splinder. Io volevo dirti di non frti del male, se sei di cattivo umore non andare a leggere proprio quelle persone, vieni a leggere qualcuno di noi che ti vuole bene. Un abbraccio e un sorriso, Giulia
RispondiEliminaNon mi fa commentare il post di oggi...è lascio il mio segno qui.
RispondiEliminaComunque ho la sensazione che dal tuo giro tornerai più incazzato di prima!
cos'è 'sta storia che non ti possiamo commentare? Ehi, un abbraccione!
RispondiEliminanel tuo ultimo post mi appare una scritta che mi dice che non si possono lasciare commenti...allora te lascio qui il mio saluto, sperando che la domanica prenda una piega migliore! un abbraccio.
RispondiEliminasempre ottimo: davvero una bella penna.
RispondiEliminaQuanti rimpianti ho per quella foto....
RispondiElimina