My Mistakes Were Made For You
“Mia cara C.,
io non penso di avere una brutta vita. E' la mia. Per quanto possibile me la sono scelta, pagando il tributo al caso, al destino (che è una parola) ed agli errori. Poi, da lì, nascono rimpianti e ripensamenti, ma passano, come quelle nuvole che t'illudono d'estate. E' davvero tutto qui. Qui nelle responsabilità, nei “doveri”, nel fatto che non sempre è possibile avere tutto. Ci nuoto a stile mio, qua dentro, tipo sasso (questo lo vorrebbe dire qualcuno, che nuotare sa bene, perchè si permette di dirtele, queste verità) o, se vuoi, come qualcuno che cerca un appiglio per illudersi. Che, poi, a pensarci un pochino su, dovrei smetterla di lamentarmi e concentrami di più su quello che verrà, cercare di deviare il flusso del fiume con una di quelle piccole dighe che si costruivano da bambini: sassi, terra e le mani sporche. Che vuoi che sia, se non questo, il crescere ed il divenire? Dare un “valore” a ciò che si fa, a questo smaniare, ridere e far finta di pensare. Tutto nel cerchio i cui punti, equidistanti del centro, si riprendono e si toccano. Una sorta di parabola moderna e modernizzata del gioco antico dell'approssimarsi alla fine: solo che abbiamo inventato ogni sorta possibile (mica è finita, però) di illusioni per scacciare le ombre. Ed io con quelle ombre ci parlo, come un deficiente, come un vecchio personaggio da teatro vuoto, abbattuto dall'immagine rimandata mille volte di colui che mai niente ha capito e niente capirà. Uno qualunque, se vogliamo dirla: che poi un qualunque chissà quando mai sarà diverso da uno che si sente qualcuno. Corriamo affannati, non ti pare?
So che saprai.”
D.
Rodney Graham, "Rheinmetal/Victoria 8", 2003, "Multiplex: Directions In Art", current exhibition at MOMA (Museum Of Modern Art), New York.
“Mia cara C.,
io non penso di avere una brutta vita. E' la mia. Per quanto possibile me la sono scelta, pagando il tributo al caso, al destino (che è una parola) ed agli errori. Poi, da lì, nascono rimpianti e ripensamenti, ma passano, come quelle nuvole che t'illudono d'estate. E' davvero tutto qui. Qui nelle responsabilità, nei “doveri”, nel fatto che non sempre è possibile avere tutto. Ci nuoto a stile mio, qua dentro, tipo sasso (questo lo vorrebbe dire qualcuno, che nuotare sa bene, perchè si permette di dirtele, queste verità) o, se vuoi, come qualcuno che cerca un appiglio per illudersi. Che, poi, a pensarci un pochino su, dovrei smetterla di lamentarmi e concentrami di più su quello che verrà, cercare di deviare il flusso del fiume con una di quelle piccole dighe che si costruivano da bambini: sassi, terra e le mani sporche. Che vuoi che sia, se non questo, il crescere ed il divenire? Dare un “valore” a ciò che si fa, a questo smaniare, ridere e far finta di pensare. Tutto nel cerchio i cui punti, equidistanti del centro, si riprendono e si toccano. Una sorta di parabola moderna e modernizzata del gioco antico dell'approssimarsi alla fine: solo che abbiamo inventato ogni sorta possibile (mica è finita, però) di illusioni per scacciare le ombre. Ed io con quelle ombre ci parlo, come un deficiente, come un vecchio personaggio da teatro vuoto, abbattuto dall'immagine rimandata mille volte di colui che mai niente ha capito e niente capirà. Uno qualunque, se vogliamo dirla: che poi un qualunque chissà quando mai sarà diverso da uno che si sente qualcuno. Corriamo affannati, non ti pare?
So che saprai.”
D.
Rodney Graham, "Rheinmetal/Victoria 8", 2003, "Multiplex: Directions In Art", current exhibition at MOMA (Museum Of Modern Art), New York.
Buono e gentile si', ma tosto pure!
RispondiEliminaCarissimo...corriamo affannati è vero. Me ne sono accorta ancora una volta, quando il giorno che ascoltavo incavolata i risultati delle elezioni mi hanno telefonato annunciandomi la morte di Marisa Sannia che era una mia carissima amica. Era come se il mondo si fosse fermato... e tutto fosse silenzio dentro di me. Ed allora ho pensato alle piccole cose, alle ultime parole scambiate con lei pochi giorni prima, ai piccoli gesti e quanto tutto ciò fosse così importante, più importante di tutto... Viviamo con i fantasmi, anche questo può essere vero, ma dipende da quali fantasmi. bella la tua lettera, rivela una persona vera, quale so che tu sei anche se non ti conosco personalmente. Giulia
RispondiEliminacaro daniele, questo post mi colpisce particolarmente. e hai ragione in pieno: quando più o meno volontariamente, più o meno coscientemente incanaliamo la nostra vita in una certa direzione lo spazio per rimpianti e ripensamenti deve essere limitato. c'è la vita che abbiamo scelto da portare avanti al meglio delle nostre possibilità.
RispondiElimina:))))))))))))))))))
RispondiEliminastef
Buona domenica Daniele caro!
RispondiEliminaChapucer
umm....
RispondiEliminaio ti lascio solo un saluto, perchè se tu non hai capito e non capirai mai, immaginati io dall'altra parte del monitor....
:))
Bibi
Un post molto personale e diretto verso qualcuno per cui commento l'emozione che mi hai dato nel leggere le tue idee e le tue sensazioni sulla tua vita con un post davvero personale e profondo.
RispondiEliminaDaniele il Rockpoeta
:-) Tu parli con le ombre ed io perdo tempo a buttar giù pagine e pagine di un romanzo che non pubblicherò mai. Fessi... ?
RispondiEliminaTi ho sentito vero e vivo. E sufficientemente, si, tosto.
RispondiEliminaNon sono per nulla preoccupato per te, ce puoi fare meglio di tanti altri, meglio di me.
parlare con le ombre spesso è un ottimo esercizio, io lo faccio!
RispondiEliminaun abbraccio
Costa tanto essere sinceri...a volte ci si defila, spesso io non ne sono capace
RispondiEliminascusa forse non c'entra niente col tuo post ma sono sconvolta, rimango senza fiato per i grandi passi che si fanno nei confronti dell'aiuto e dell'AUMENTO DELLO STIPENDIO ai lavoratori:è deciso,
RispondiEliminasi liberalizza lo straordinario!!!
...e questo è solo l'inizio!
** Ed io con quelle ombre ci parlo, come un deficiente, come un vecchio personaggio da teatro vuoto**
RispondiEliminaanche io daniele con quelle ombre ci parlo....
chicca
quindi alla luce di tutto questo....dove sei?
RispondiEliminacome stai?
dove vai?
sei ancora tutto intero?
:)
Bibi
ognuno fa quel che può, e quel che non può, non fa ;)
RispondiEliminasarebbe bellissimo bere un caffè con te e lapo e stare ad ascoltare i vostri silenzi e le vostre parole nascoste dalle barbe... avete davvero molto in comune
RispondiEliminaEcco che attendo le liste mediche circa il materale medico .... ho tristi ricordi: temo il ripetersi di sitruazioni analoghe: il sistema sanitario l'ultima salvezza....
RispondiEliminaanche la mia olivetti è in quelle condizioni ormai
RispondiEliminaProprio vero che a lamentarsi si vive male... Ma conosco qualcuno che lamentandosi tutta la vita ha ottenuto tutto. A Genova si dice "chi nu cianze nu tetta..." (+o-: il bimbo che non piange non ottiene la tetta...)
RispondiEliminaAnche a me capita di parlare con quelle ombre...forse è il momento in cui si è più veri. Ciao Costanza
RispondiElimina..vedo che il popolo "che parla alle ombre" è in continuo aumento.
RispondiEliminaCi sarà posto anche per me, "compagno"?
Ciao
Salvatore
che parlare con un ombra davanti mica è poi così male!:-)
RispondiEliminaabbraccione mega!
uè daniè.....mi sei caduto in depressione??
RispondiElimina:(
Bibi
A volte non si dovrebbe nemmeno provare a capire, ma lasciarsi andare, abbandonarsi al flusso delle cose... ma è difficile... specialmente quando uno è abituato a parlare con le ombre...
RispondiEliminaun abbraccio
"Questi fantasmi" avrebbe detto il grande Eduardo.
RispondiEliminaUn bel post, Daniele, dove la sensazione di straniamento che aleggia non ruba nulla allo spessore della riflessione.
Omaggi
M.
P.S.: ti ringrazio per i complimenti, ma proprio questo post è l'ennesima conferma che anche tu non scherzi ;-)
ciao Daniele...sei sempre unico con i tuoi post... ciao buona serata
RispondiEliminami piace assai questa tua lettera e sono tornata alegegrla e credo che il nocciolo di tutto stia in questa frase:
RispondiElimina**Che, poi, a pensarci un pochino su, dovrei smetterla di lamentarmi e concentrami di più su quello che verrà, cercare di deviare il flusso del fiume con una di quelle piccole dighe che si costruivano da bambini: sassi, terra e le mani sporche. Che vuoi che sia, se non questo, il crescere ed il divenire?**
ciaooo
chiccA
Stupenda lettera, molto sentita. Anche da chi legge.
RispondiEliminas.
Buon 25 aprile, fantat!
RispondiElimina