The Sky Is The Limit?
Rispondendo ai commenti.
Si può salvare "Alitalia" solo scaricando le magagne sullo Stato. Parola di Colaninno [cfr. qui], manager di "Sinistra". Pressanti le questioni di questo scarico: economicamente, forse, non c'è altra via. Moralmente, sono anni che la nostra Società ricicla fanfaluche pseudo innovative, immergendole in facciate di immagine esportabile, quando la faccia è stata persa da un bel pò.
Chi commenta in questo "Blog" parla, a ragione, di "...società virtuale (pensante) e un'altra che non più strumenti per discernere". La differenza non la fa una tastiera con video, ma la volontà di comprensione. Dò atto alle comunità virtuali di essere strumento di pensiero attivo (l'ho sempre affermato): è anche per questo che mi ostino a stare qui. Non posso compatire chi non ne fa parte, è illogico.
Diciamo che la morte di un pensiero contrario ha molte ragioni d'essere, prima fra tutte la predisposizione tutta Italiana al buonismo del lasciar vivere. Una buona dose di rassegnazione e di egoismo condiscono. Non si può condannare chi non vuol capire, chi fa finta. Dovremmo cercare di ribaltare le cose dal basso, usando la nostra intelligenza. Chiacchiere? Probabile.
Gli strumenti, però, esistono: vanno conosciuti ed usati. L'apatia non è del tutto giustificabile, a meno che non si affianchi a un moralismo da bottegai che, spesso, traspare anche nel "virtuale". Non credo che generalizzare porti profitti. Sarebbe meglio mettersi sullo stesso piano di questi "manager": diventare egoisti, una volta per tutte, e pretendere ciò che è giusto. Con forza e spavalderia. Qualcuno si spaventerà, prima o poi.
Patrick Caulfield, "6. You'll Be Sick You Spend All Your time Indoors", 1973, Tate Modern, London.
Rispondendo ai commenti.
Si può salvare "Alitalia" solo scaricando le magagne sullo Stato. Parola di Colaninno [cfr. qui], manager di "Sinistra". Pressanti le questioni di questo scarico: economicamente, forse, non c'è altra via. Moralmente, sono anni che la nostra Società ricicla fanfaluche pseudo innovative, immergendole in facciate di immagine esportabile, quando la faccia è stata persa da un bel pò.
Chi commenta in questo "Blog" parla, a ragione, di "...società virtuale (pensante) e un'altra che non più strumenti per discernere". La differenza non la fa una tastiera con video, ma la volontà di comprensione. Dò atto alle comunità virtuali di essere strumento di pensiero attivo (l'ho sempre affermato): è anche per questo che mi ostino a stare qui. Non posso compatire chi non ne fa parte, è illogico.
Diciamo che la morte di un pensiero contrario ha molte ragioni d'essere, prima fra tutte la predisposizione tutta Italiana al buonismo del lasciar vivere. Una buona dose di rassegnazione e di egoismo condiscono. Non si può condannare chi non vuol capire, chi fa finta. Dovremmo cercare di ribaltare le cose dal basso, usando la nostra intelligenza. Chiacchiere? Probabile.
Gli strumenti, però, esistono: vanno conosciuti ed usati. L'apatia non è del tutto giustificabile, a meno che non si affianchi a un moralismo da bottegai che, spesso, traspare anche nel "virtuale". Non credo che generalizzare porti profitti. Sarebbe meglio mettersi sullo stesso piano di questi "manager": diventare egoisti, una volta per tutte, e pretendere ciò che è giusto. Con forza e spavalderia. Qualcuno si spaventerà, prima o poi.
Patrick Caulfield, "6. You'll Be Sick You Spend All Your time Indoors", 1973, Tate Modern, London.
Andiamo con ordine...
RispondiElimina- tu affermi "Non si può condannare chi non vuol capire, chi fa finta." però aggiungi che "L'apatia non è del tutto giustificabile". Secondo me qui c'è il rischio di una contraddizione, a meno che tu non sottintenda nel primo caso quella volontarietà del non voler capire o del fingere, che, scusami, però è in antitesi con il non volerla condannare. Per me sono situazioni che vanno di pari passo, xkè entrambe danneggiano i 'pensatori', quelli ancora dotati di buon senso: l'unica differenza sta nella buona o nella cattiva fede.
- lo Stato ha solo fatto il suo gioco forza: un'azienda di stato praticamente fallita viene 'congelata' ed una serie di imprenditori/politici/prestanomi di politici creano una società basata sul nulla (come scopo sociale) e si appropriano dell'avviamento e dell'attività, strutture comprese, di un'altra azienda. Per la serie, lo Stato può, il privato finisce sul libro nero...
- è vero che qui c'è ancora una società 'pensante', ma quando entro in un locale, sia un bar un pub un ristorante, io da un po' di tempo a questa parte ho paura. Paura di essere un animale raro. Ed è una sensazione che non mi piace.
Vorrei trovare questi 'pensatori' anche fuori.. tra la gente... e non li vedo...
Io non giustifico l'apatia, ma non condanno chi la applica.
RispondiEliminaVoglio dire: ognuno è libero di non pensare, ma io non lo giustifico, almeno non fino in fondo.
E' mia opinione che la libertà di "non fare" è insindacabile.
Perciò non vedo contraddizioni.
Certo, non sono uno scrittore e magari potrei sistemare la sintassi.
Vedremo.
Spero sia chiaro il concetto di fondo.
Gli Italiani siamo anche Noi, anche quelli che vegetano, purtroppo.
Ripeto, non li concepisco, ma devo ammetterli.
Daniele
e' successo lo stesso con fiat.
RispondiEliminain barba alla UE.
poi arrivano le multe
sono daccordo sullo stato vegetativo che inevitabilmente si nasconde dietro ad un "tanto non serve a niente" oppure ad un "tanto lo fanno tutti".
RispondiEliminauna cosa per volta, una persona per volta, diventano tante cose e tante persone. partendo da "io", e non aspettando sempre che siano gli altri ad agire in modo risolutivo e definitivo.
perchè "gli altri" comprende anche me.
Ciao,Daniele,so che da te trovo sempre idee e non solo parole.Condivido quello che scrivi,molti italiani stanno alla finestra,non si sporcano mai le mani,pardon,non mettono mai in movimento il cervello,salvo poi a svgliarsi,di tanto in tanto,per dire la loro.
RispondiEliminaRitengo che serva più opinione, una maggiore circolazione delle idee e ogni blog,ogni piazza virtuale e non,sono buoni per alimentare la discussione.
Odio l'apatia, non la giustifico, ma ne prendo atto (non riconoscerne l'esistenza sarebbe come affermare che Steve Tyler ha una boccuccia di rosa insomma) e mi fanno nervoso tutti gli apatici. Del resto, qualcuno non ha mica detto che l'ignavia è un peccato capitale?
RispondiEliminaA parte questa entrée a gamba tesa (per la quale un po' mi scuso ma neanche tanto così ci conosciamo subito e lasciamo da parte i convenevoli) è innegabile che alcuni soggetti siano portati, per predisposizione, all'azione, altri magari un po' meno, ma non può essere uno stato costante.
Preferisco, nel caso, parlare di "idleness", quei momenti in cui è meglio lasciare che le cose scorrano, ecco, farsi magari un po' più in là, ma in genere sono momenti finalizzati ad "ascoltarsi" e a predisporsi a una nuova azione (che non deve per forza essere sanguinaria e brutale, per carità, anche silenziosa, ma attiva).
Ecco, sono riuscita ad andare OT, si sappia che è una mia specialità, dovesse dare noia, sopprimetemi.
Valentina
Vale...
RispondiEliminaQuesta è casa tua.
Tu, per principio (e Partigianeria del sottoscritto), non puoi andare fuori argomento.
Tu non sbagli.
Mai.
(Ecco. Per dire che a quest'ora non sono proprio in me!).
Daniele
(Comunque è vero quel che ho scritto. Punto).
@Dan: “E' mia opinione che la libertà di "non fare" è insindacabile”
RispondiEliminaGiusto, ma solo nei limiti del proprio spazio individuale: si e’ liberi di astenersi dal fare qualsiasi cosa che riguardi se’ stessi. Nel momento pero’ in cui le azioni/non azioni di ciascuno hanno delle ripercussioni pubbliche, la prospettiva cambia: infatti la legge non ammette l’ignoranza, che e’ un’astensione ritenuta giuridicamente condannabile. Anche il non pagare le tasse e’ un’astensione che danneggia tutti quanti. Altrettanto, tu danneggi la collettivita’ se ti astieni dal differenziare i rifiuti, eccetera eccetera…
In un modello societario come il nostro, dove i comportamenti di ognuno, anche piccoli, hanno grandissime ripercussioni sulla collettivita’, il non-fare diventa frequentissimamente un fare in senso negativo. Quanto e’ legittimo un non-fare che danneggia gli altri?
Noi possiamo eventualmente discutere della buona o cattiva fede, e della capacita’ di ciascuno di informarsi: ad esempio il cittadino medio che si informa vedendo soltanto i canali analogici dall’uno al sette (e’ il 72% degli italiani), e che non cerca assolutamente altre fonti alternative (ovvero la meta’ di quel 72%) e’ consapevole o no di quanto si fa infinocchiare?
Molte cose si comprendono meglio se si confrontano le cifre di quanto la Rete sia usata dalle famiglie italiane rispetto alle medie europee. Altrettanto, se si considera che la meta’ degli italiani non ha letto nemmeno un libro nell’ultimo anno, e nello stesso tempo si e’ imbottita di gossip e di magazines. Considerazioni da fare ce ne sarebbero tante: ma alla fine dei conti, domandiamoci quanto l’ignoranza e la disinformazione dei cittadini costino allo Stato ed ai singoli, e quanto facciano guadagnare invece soldi a chi questa disinformazione la gestisce in maniera strategica! Nell’essere ignoranti e inattivi si diventa quindi complici, esattamente come lo si diventa di un crimine a cui si assiste senza fare nulla per impedirlo?
Gabriele
P.S. Quanto all’uso improprio della parola ”stato vegetativo”, sto combattendo la mia piccola battaglia contro la disinformazione. Vi invito gentilmente a rileggervi questo:
http://lifetrons.atspace.com/ext/lapauradinoistessi.htm
mi permetto ...sommessamente...finiamo col filosofare....o col filosofeggiare...la realtà è che viviamo in un regime TOTALITARIO A TRAZIONE TELEVISIVA...DOVE L'OLIO DI RICINO è STATO SOSTITUITO ...opportunamente...CON L'OBESITA'...!!! E LA NOSTRA POSIZIONE pseudo-benestante ci impedisce di PENSARE ed agire come RIVOLUZIONARI...!!penso ci aspetti un secolo di decadenza economica...ma specie morale!!!saluto!!
RispondiEliminateniamoci la nostra compagnia di bandierina forse si tratta solo di nemesi storica, e di fronte alla nemesi non ci sono cazzi (solo per semplificare, naturalmente)
RispondiEliminadopo lo spottone elettorale della monnezza ora ci siam beccati anche lo spottone sull'alitalia. perchè di spottoni si tratta...
RispondiEliminanel primo non ha fatto nulla che non abbiano fatto gli altri governi (ripulire) e usando strumenti al limite della legalità però intanto il ciclo della monnezza in quelle zone è ancora tutto da inventare.
nel secondo ha fatto molto peggio, almeno a napoli ha ripulito. con alitalia ha buttato i nostri soldi dalla finestra, ha aumentato gli esuberi e alitalia finirà comunque tra qualche anno in mano straniere (non potendo competere sul mercato così com'è) con somma felicità degli imprenditori che la stanno acquistando.
penso che colaninno abbia fatto semplicemente il suo "dovere" di imprenditore: vede un affare e ci piglia dentro. è col manovratore dello spottone elettorale che bisoggna prenderla.
c'è poco da fare, somigliamo sempre più alla russia di putin che alla francia o alla germania.
rm
Più che apatia caro Macca, la ritengo distrazione. O apatica distrazione, voluta perdita del pensiero individuale.
RispondiEliminaIl consumismo, il capitalismo, fallito.
Le lobby, le multinazionali, hanno compiuto ciò che Freud aveva previsto. E quanto di meglio era stato fatto dopo la resistenza (la costituzione) verrà demolito con l'ultimo colpo di mannaia. Meglio non pensare. Meglio continuare a fingere che tutto va bene madama la marchesa. Sono della tua stessa idea:il virtuale ha una grande forza ma non è bastata. La senti l'onda che torna? Siamo ad un passo dal baratro finale, povera Italia vecchia e ferita al cuore. Ancora una volta consegnata nelle mani più nere che si potessero trovare. La rivoluzione? Fatta come? A colpi di telefonini? Di promesse voluttuose? Il precariato, le morti nel lavoro, i salari, la sanità, l'struzione. Passate le Olimpiadi, passata l'estate, gli italiani si chiederanno se quest'anno avranno il panettone? Ti auguro un sereno week end. Piacere di essere ospite in questa casa pensante:-)
Io sono rinco...e non è solo colpa dell'ora passata a sfrugugliare con la tastiera.
RispondiEliminaTi lascio un saluto, che tanto non volo, neanche con una confezione famigliare di valium.
Sono limitata di mio...e di sonno che non arriva.Baci a te, Daniele.
danis
Passo e ti saluto solamente, non posso che seguirti con interesse su questo argomento che non conosco abbastanza per potermi proninciare, un abbraccio. Giulia
RispondiEliminae pretendere ciò che è giusto. Con forza e spavalderia. Qualcuno si spaventerà, prima o poi.
RispondiEliminamagari Daniele !!
magari!!!
chicca
Prendo in prestito un frammento di Antonio Gramsci:
RispondiElimina"Odio gli indifferenti.
Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti.
Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto."
L'apatia come scusa è sbagliata, a volte però lo scoramenteo se vuoi anche solo temporaneo può essere capito.
RispondiEliminaDaniele il Rockpoeta