Chi lotta può perdere,
chi non lotta ha già perso
Azzardo: il film di un Americano su Che Guevara. Quasi una contraddizione in termini. Un film su una delle figure più celebrate, idolatrate, sfruttate del secolo scorso (e anche di questo, mi sa). Scrive, in maniera condivisibile, il bravo Francesco Nardi: "Quanto al Che, io ho sempre nutrito per quell’icona una serena antipatia causatami dal fenomeno di costume che gli ruota intorno. La sinistra italiana ha grandi, grandissimi eroi cui fare riferimento. Non perdono a una generazione intera di aver indossato solo magliette con il Che e di non averne stampata mai neanche una con il volto di Matteotti." E' una cosa che dovrebbe far riflettere su quanto spesso sia più semplice andare con la massa, che ripensare e valorizzare la propria Storia.
Io, personalmente, non ho mai avuto nè una maglietta, nè una bandiera del Che. Figura nebulosa, nel mio immaginario, ed anche un pò noiosa, a forza di sentire riprender le sue frasi ogni cinque minuti (provate uno sciopero qualsiasi). Pérò qui si parla di un film, ed il film è davvero buono, dannatamente buono. Ammetto una certa simpatia per Soderbergh, anche quello di Daniel Ocean. Qui è stato anche più furbo, prendendosi Benicio Del Toro, chè è attore grandioso, e non solo per questo lavoro.
Se uno si ferma alla somiglianza fisica, ci rimane malissimo: nelle scene in bianco e nero, sopratutto, l'attore è identico al Che. Gli occhi sono impressionanti: sembra davvero di poterlo toccare. Questa è la superficie, quella che va bene ai "critici" dei giornali (mestiere duro, si sa). Il film vero è nelle scene nella giungla, nella loro asciuttezza e comunicativa visiva. E' tutto molto semplice, con quello stile (che a me non piace troppo) della macchina sempre in movimento; qui era obbligatorio.
C'è anche la retorica del Che, se vogliamo: un'aura che non si può togliere in due ore (le prime due: le altre dal I° Maggio). Se ne sta, comunque, a distanza giusta per non cadere nel "biotopic" di maniera. Risultato raggiunto. Si può fare buon cinema anche maneggiando la dinamite Rivoluzionaria. Un lavoro massacrante, immagino, per uno yankee, anche se di Sinistra.
chi non lotta ha già perso
Azzardo: il film di un Americano su Che Guevara. Quasi una contraddizione in termini. Un film su una delle figure più celebrate, idolatrate, sfruttate del secolo scorso (e anche di questo, mi sa). Scrive, in maniera condivisibile, il bravo Francesco Nardi: "Quanto al Che, io ho sempre nutrito per quell’icona una serena antipatia causatami dal fenomeno di costume che gli ruota intorno. La sinistra italiana ha grandi, grandissimi eroi cui fare riferimento. Non perdono a una generazione intera di aver indossato solo magliette con il Che e di non averne stampata mai neanche una con il volto di Matteotti." E' una cosa che dovrebbe far riflettere su quanto spesso sia più semplice andare con la massa, che ripensare e valorizzare la propria Storia.
Io, personalmente, non ho mai avuto nè una maglietta, nè una bandiera del Che. Figura nebulosa, nel mio immaginario, ed anche un pò noiosa, a forza di sentire riprender le sue frasi ogni cinque minuti (provate uno sciopero qualsiasi). Pérò qui si parla di un film, ed il film è davvero buono, dannatamente buono. Ammetto una certa simpatia per Soderbergh, anche quello di Daniel Ocean. Qui è stato anche più furbo, prendendosi Benicio Del Toro, chè è attore grandioso, e non solo per questo lavoro.
Se uno si ferma alla somiglianza fisica, ci rimane malissimo: nelle scene in bianco e nero, sopratutto, l'attore è identico al Che. Gli occhi sono impressionanti: sembra davvero di poterlo toccare. Questa è la superficie, quella che va bene ai "critici" dei giornali (mestiere duro, si sa). Il film vero è nelle scene nella giungla, nella loro asciuttezza e comunicativa visiva. E' tutto molto semplice, con quello stile (che a me non piace troppo) della macchina sempre in movimento; qui era obbligatorio.
C'è anche la retorica del Che, se vogliamo: un'aura che non si può togliere in due ore (le prime due: le altre dal I° Maggio). Se ne sta, comunque, a distanza giusta per non cadere nel "biotopic" di maniera. Risultato raggiunto. Si può fare buon cinema anche maneggiando la dinamite Rivoluzionaria. Un lavoro massacrante, immagino, per uno yankee, anche se di Sinistra.
Ho letto opinioni negative su questo film, al punto che pensavo dinon vederlo.
RispondiEliminaPerò ora mi hai fatto venir voglia..casomai, ti farò sapere!
Ciao!
Visto questa sera! e non posso che concordare. E' un bel lavoro (non a caso credo premiato a Cannes), in stile quasi documentaristico, belle le scene in B/N all'ONU.
RispondiEliminaA questo punto, penso proprio che vedrò anche il seguito.
ps. anche se può sembrare un controsenso, l'idea di quest'uomo argentino di nascita che lotta per degli ideali di un paese non suo come Cuba o la Bolivia, beh non può non restare come immagine del moderno Don Chisciotte. Forse non abbiamo mai stampato magliette con i 'nostri' eroi perchè noi vogliamo dimenticare e non ricordare. Sfido qualcuno a scrivere un cartello in manifestazione con una frase di Gramsci... anche se ci starebbe benissimo.
non posso perderlo, allora...
RispondiEliminail titolo?
Ho rivalutato di recente El Che, dopo anni che trovavo assolutamente insopportabile il suo "culto" e ancor di più il merchandising della sua icona (forse anche x un pizzico di invidia maschile). La tua recensione m'incuriosisce nei confronti del film, che altrimenti avrei considerato con indifferenza perché il fascino di Guevara è la sua complessità, al punto che sembra quasi che avessi tanti cloni quante sono le persone che l'hanno conosciuto o hanno scritto di lui
RispondiEliminaSuggerisco anche un'altra variante del titolo (comunque azzeccato):
RispondiEliminaChi di speranza vive disperato muore, ma chi non spera più è già morto.
Un abbraccio e buona domenica, Danie'.
Lo segno nella lunga lista di film che devo vedere prossimamente.
RispondiEliminaGrazie.
Ieri i posti erano tutti esauriti, porco cane!
RispondiEliminaCome te mai avutouna maglietta o una bandiera del Che ma tanti libri che ne parlano si. E altri film.
RispondiEliminaE' una figura straordinaria, positiva, complessa, ironica, leale, dura.
In Italia però è vero che esiste una cortissima memoria. Io i manifesti 6X3, le magliette, le bandiere le farei non solo per Matteotti ma per icone vere e propri: Falcone e Borsellino per esempio.
Ma in Italia vince Maria de Filippi. Lei batte tutti.
Opinioni contrastanti anche da chi ama la figura del Che per cui non avevo idea di cosa fare. Se riesco però lo vedrò.
RispondiEliminaDaniele il Rockpoeta
avessi tempo per andare al cinema...
RispondiEliminaciao ragazzo
Mi hai messo voglia di vederlo...
RispondiEliminaNon vado al cinema...ho letto un libro reportage di suoi amici di guerriglia.
RispondiEliminaNo, niente maglietta. Anche Marilyn è famosa con quella foto.
Ciao. Un abbraccio.
d.