Eliza: "Da quanto non stai facendo progressi?".
Io scrivo: "Non mi sento all'altezza. Sono in uno stato da buttare".
Lei: "Perchè tu dici emotional dumping ground?".
Digito una risposta ovvia, ma la cancello prima di inviarla a Eliza.
La casella di testo è vuota e io scrivo di nuovo, le chiedo:
"Come ti senti?".
Eliza: "Ti interessa?".
Io scrivo: "Sì".
Eliza: "Sei sicura?".
Io: "Sicura".
Eliza: "Per favore, vai avanti".
E la risposta: "Da quanto tempo ti sei sentita sicura?".
Io: "Voglio dire che non penso di star facendo alcun progresso".
Eliza: "Da quanto tempo non pensi di aver fatto alcun progresso?".
...
La mattina seguente ricevo una cartolina.
Da Eliza.
C'è scritto: "Volevo solo dirti che sono estremamente soddisfatta di te. E che tutto si sistemerà. Sono qui per te. Eliza".
[Johan Harstad, "Vietnam. Torsdag", Gyldendal Norsk Forlag AS 2002, trad. di Eleonora Germani]
non so se sei tu troppo avanti o io troppo indietro...:-)
RispondiEliminabuongiorno!
@ Roby: sono giorni così.
RispondiEliminaE' un brano di un bel racconto.
Oh, i Norvegesi scrivono bene...
"Sono qui per te."
RispondiEliminaè strano quanto una frase possa al tempo stesso essere piena di cura, e di potenziali "pericoli", un po' comne questa. non me n'ero mai accorta. forse il tempo rovescia un po' anche le persone, oltre alle sensazioni
gattaliquirizia
@ gattaliquirizia: lasciami il link, così almeno passo sul tuo Blog, a ringraziarti.
RispondiElimina:-D