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Potremmo (per dire della scomparsa più recente) di Lucio Dalla, o della Houston, della Wynehouse e rimanere solo nell'ambito della musica. Eppure, ogni giorno, purtroppo, scompaiono personalità importanti della cultura, del giornalismo, della politica. Da anni la differenza sta nella diffusione dei "social network", su cui, immediatamente e senza filtri di sorta, si riversano milioni di messaggi addolorati, dei tipi più vari: classificarli è praticamente impossibile, andando essi dalla semplice notizia, fino a intere pagine di pseudo poetiche rimembranze un po' sciatte e molto, molto retoriche. Va da sè che è improponibile tentare di essere indifferenti (lo fanno, scrivendolo, i grandiosi snob della rete, particolarmente presenti in Italia), distaccati o semplicemente silenziosi. Un artista, un giornalista, uno scrittore che, in qualche modo, sono parte della nostra vita/formazione/cultura, andandosene, ci portano ad esprimere l'emozione che in quel momento pervade la mente (vabbe', anche il cuore, va). Il mezzo è quello che cambia le cose, la condivisione, l'accavallarsi di centinaia di migliaia di righe. Poi, sempre quelli bravi, con il cinismo tipico di chi sa tutto, dicono che in ventiquattr'ore è tutto dimenticato. Sarà. Io non difendo nessuno, solo la libertà di lasciarsi, a volte, andare. Magari è banale e solo poco intelligente, fastidioso, banale, irritante, ma chissà quante cose facciamo in un giorno che hanno le stesse caratteristiche, per gli altri. La domanda da farsi è quanto possiamo essere tolleranti.
D'altro canto, pensateci, basta non leggere o uscire a fare due passi.
Pare faccia anche bene alla salute.

[Yayoi Kusama, "Net", 1998]

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