Il 17,9% della figlia di Le Pen, ieri, ha sovvertito l'esito finale delle votazioni. E' come se ci fosse un rigore e si aspetta di vedere chi lo tira e dove. Hollande, il camaleontico socialista (cambiato moglie, perso 15 chili, più arrabbiato di prima, quando sembrava "una mappata di mozzarella") ha sì convinto, ma non conquistato. Il piccoletto, invece, si difende e come fa sempre si sente più alto degli altri. Però non decideranno i fans, gli iscritti: come accade quasi sempre nelle "democrazie" Occidentali, coloro che più vanno di pancia, alla fine, alzano o abbassano il pollice. Fare politica è esercizio difficile, non è per tutti. In anni così deprimenti e scadenti, insidiosi e poveri, gli elettori sono affamati: quando si tira veramente la cinghia, non c'è tempo per le stupidaggini, ma solo per soluzioni, per un ritorno alle azioni concrete. Probabilmente il sogno di ogni politico (o politicante) è quello di economie sane, pace duratura e magari non troppa pioggia: sono le condizioni ideali per fare quel che si vuole, non quello che si deve, quello che si è giurato di tentare.
Adesso la signora Le Pen si appresta sul dischetto e c'è da scommettere che, se proprio si deve, di certo non calcerà a sinistra.
Questo faccia riflettere: un Europa che dà segni di pericoloso scadimento verso la xenofobia e l'intolleranza, anche in paesi che si considerano più importanti, rischia molto.
Assai di più che vedere per altri cinque anni Carla Bruni che guarda dall'alto in basso "monsieur le President".
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