La visita di un Papa a Lampedusa ha infiniti significati. Tralasciando l'ovvio e il Religioso, appare come una mancanza ulteriore del nostro Paese nei riguardi del fenomeno dell'immigrazione (senza distinzioni), ormai in atto da decenni. La politica Italiana, lacunosa di per sè, su questa immensa problematica non si muove nè come dovrebbe, nè come sarebbe auspicabile. Al di là di proclami di facciata, la legislazione corrente fa acqua da tutte le parti, con il benestare di coloro che, un bel po' addietro, fecero norme in cui il sottile, ma pervicace, razzismo benpensante Italiano sguazzava. Il Mondo, sopratutto quello povero, cambia ogni minuto: in un mese possono cadere Governi, crollare regni, ma chi paga sono sempre gli stessi, come qui. Un religioso si accorge che questa frontiera senza barriere, ma molto pericolosa, va vista e vissuta con umanità e dedizione: gli altri, quelli che decidono, hanno a disposizione il potere del fare, ma, pare, si accontentino di centri di riconoscimento o di soggiorno. Anche qui il mantra del rinvio, che è diventato ormai parte del programma politico Italiano. Lo sappiamo, mancano risorse, manca il "vil denaro", ma parlando d'esseri umani appare una scusa indifendibile. La mentalità che sottende all'accoglienza non può e non deve fermarsi nel suo cercare un modo per far sì che l'integrazione non resti un concetto vuoto e di sussistenza.
Nell'isola siciliana scorre la storia dell'altro Universo, quello che non fa piacere vedere o sentire, ma che è così potente da non poter essere ignorato.
Più si fa finta (quasi) di nulla, peggio sarà comprendere il futuro.
noi siamo il paese in cui la bossi-fini, universalmente riconosciuta come legge razzista, è ancora bellamente in vigore da più di dieci anni, e i cie-cpt, fulgidi esempi di campi di concentramento moderni, non hanno alcuna intenzione di chiudere
RispondiEliminae tutto ciò nonostante i vari fintissimi cambi di governo, di cui evidentemente a una certa latitudine non si avverte l'efficacia
ciao
luca
Io penso che sia insito in Noi un certo fastidio su alcune questioni. Più che razzismo lo definirei menefreghismo, ma non dalla parte di coloro che ogni giorno hanno a che fare con le nuove migrazioni, ma da parte di coloro che, in ogni cosa, devono e vogliono vedere un tornaconto politico e/o economico.
RispondiEliminaGrazie, Luca.