Ed il ricordo, nato acerbo e finito prima di diventare incancellabile, sa di caffè, di vento e di un
piccolo disagio.
Una strada tortuosa come quelle destinate ad un bel panorama finale, quella vicinanza che passa
incolume tra la stupidità delle espressioni di circostanza e l'imbarazzo: costruire un altro mondo,
di parole, mai è esercizio sterile, mai è compiuto.
La fragilità anche delle persone più distanti è la percezione di una unità che sa diventare
momento, ed il momento riesce a trasformarsi in qualcosa di più grande, che circonda vita ed
affetto.
Anche nell'istante della consapevolezza, in cui si riesce a comprendere che non torneranno più
quei giorni così amati, resta un gusto dolce di completezza, bene prezioso da stillare con dovizia
nel futuro.
Fortunati coloro che sapranno cogliere, in ogni luogo, in ogni mutar di stagione e di anni,
quell'ansia del viaggiatore delle parole, inesausto amico di tutti quelli che si interrogano non per
cercar risposte, ma solo per farsi altre domande.
Mark Rothko, "Untitled", 1950
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