Di certo non si può nascondere che le alleanze politiche, negli ultimi anni, hanno un che di inquietante. In Italia e adesso con "Syriza" in Grecia appare chiaro che la governabilità deve scendere a compromessi, spesso numerici, più che di contenuti. O, almeno è così sperabile.
La grande differenza di voti e seguito che ha Tsipras rispetto ad "Anel" potrebbe tranquillizzare sulla sostanza della politica di Atene, che rimarrà saldamente in mano al nuovo Premier. Però, alla conta, senza i due seggi della Destra nulla si potrà creare. Ricattabile? Come qui.
L'Europa del rigore e della stabilità, inevitabilmente, applaude a queste mosse: vede la possibilità di annacquare la spinta di un movimento che, magari, spaventa un attimo coloro che godono nel restare fermi su posizioni che ancora spacciano per necessarie.
Porsi con serenità di fronte a questi matrimoni di convenienza non è semplice. Costringono ad una mediazione che ingolosisce coloro che ritengono che per superare una crisi così devastante non ci siano altri mezzi e deludono coloro che auspicano la necessità di rimanere coerenti fino in fondo con le proprie convinzioni, anche se "ostinate e contrarie".
Inevitabilmente verrebbe da dare ragione a quelli che questi accadimenti li sentono fortemente, magari pensando che veramente le svolte si fanno solo con la fermezza e senza scendere a patti. In Democrazia è fondamentale rispettare il pensiero di tutti e non svendersi proprio brutalmente.
Mi sembra che giustificarsi sia più semplice. Alla fine del giro di giostra rimane un attimo di spaesamento, acuito dal fatto che il potere ha è un'attrattiva ipnotica. Confido che ci siano smentite nei fatti concreti: altrimenti si dovrà ricominciare un'altra volta e di spazi, ormai, per fare le rivoluzioni non ce ne sono quasi più.
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