La farsa della mutualità

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Da anni le forme di tutela dei lavoratori vengono corrose: si approvano norme che tendono a liberare dai vincoli gli imprenditori, in nome del rilancio dell'economia, determinando l'impoverimento di fasce sempre più ampie della popolazione. Le cooperative sono al centro di questo carosello e sembra che a livello politico non ci sia interesse per le condizioni di sfruttamento nelle quali molte persone sono costrette a lavorare, in cambio di paghe inique.

Eppure, l'idea della mutualità mi ha sempre affascinata, ho guardato alla nascita della cooperazione nella metà del 1800 come ad una sorta di ancora di salvezza per gli strati più deboli della popolazione, che venivano pagati con salari esigui e vivevano in condizioni insostenibili. Infatti, questa era la natura delle prime cooperative: nascevano per tutelare le persone, in una società travolta dagli immensi cambiamenti prodotti dalla rivoluzione industriale.

Erano le idee socialiste ad aver fatto germogliare queste forme di associazione che prevedevano parità di livelli salariali ed equità nella ripartizione degli utili. La cooperativa metteva i lavoratori sullo stesso piano e impediva che venissero instaurate forme di sfruttamento. Tuttavia, l'idea della associazione solidaristica, nata in opposizione alla impresa capitalistica, non poteva godere della "mutualità pura", rimasta utopia, perchè doveva sottostare alle regole del mercato.

Nonostante l'art. 45 della Costituzione enunci grandi principi di mutualità, solidarietà e democrazia per la cooperazione, oggi mi sembra che la situazione sia del tutto rovesciata, le fasce più deboli si trovano ad essere invischiate nelle ragnatele degli appalti, subappalti, somministrazioni, ecc... e quasi sempre di mezzo ci sono le "cooperative", i consorzi o le associazioni temporanee di imprese, dove i lavoratori sono troppo spesso manodopera sottopagata e sottotutelata.

E' assai frequente, per esempio, che le cooperative multiservizi partecipino a gare di appalto con offerte al ribasso, pur di vincere. A perdere sono sempre i lavoratori che vengono sottoposti a condizioni contrattuali e assicurative deteriori ad ogni cambio di appalto, senza che vengano presi in considerazione i parametri di proporzionalità e sufficienza della retribuzione. Purtroppo, ci sarà sempre qualcuno disposto ad accettare qualsiasi condizione pur di evitare la disoccupazione.

Le scelte dettate dal mero calcolo economico, finiscono per incidere negativamente sulla vita delle persone, compresse in un meccanismo perverso al quale si deve porre un freno. Sarebbero auspicabili scelte politiche che si indirizzino verso una rinnovata tutela dei diritti dei lavoratori nel loro complesso, per esempio con l'introduzione del salario minimo garantito, ma anche con maggiori controlli ispettivi, per assicurarsi delle effettive condizioni dei prestatori di lavoro.

Non possiamo accettare passivamente che da una parte ci siano persone sottoposte a condizioni di lavoro lesive della loro dignità, mentre sono logorate dalla minaccia di perdere il posto e dall'incubo di un futuro precario. Mentre dall'altra parte soggetti, che hanno saputo sfruttare le pieghe e le lacune del diritto a loro unico vantaggio, si arricchiscono. Dobbiamo combattere le disuguaglianze, rimettere al centro la dignità e la tutela dei lavoratori.







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