La filiera dell'equità



La filiera più importante tra tutte quelle che ci possono interessare è certamente quella alimentare: la nostra necessità di nutrimento è quella che ci fa compiere, giornalmente, scelte economiche, grandi o piccole e variabili a seconda delle nostre necessità, ma anche del nostro gusto e dell'opportunità. Perchè di sicuro il fattore economico è quello preponderante se discutiamo di acquisti di generi alimentari.

La maggior parte degli acquisti avviene attraverso la GDO, che controlla il 75% del mercato alimentare di massa. Il che significa che può determinate modi e prezzi di produzione di una varietà infinita di prodotti alimentari, compresi quelli dell'agricoltura. E si sa da molto tempo come in questo settore vi siano sfruttamento (del suolo e delle persone), diritti violati, caporalato e una miriade di fattore negativi che passano, spesso, sottotraccia per portare ad un prezzo di vendita competitivo.

Il caporalato, come esempio è calzante: una forma di sfruttamento ignobile, cui l'Italia ha cercato di dare una risposta civile varando una Legge che è un passo importante verso l'eliminazione di quella è viene definita "nuova schiavitù", ma che resta, nel merito, una forma di barbarie non più ammissibile in nessun paese del Mondo. E se il problema è anche culturale si deve al fatto che una spesa consapevole è ancora un miraggio.

Un miraggio perchè i prodotti che possono certificare un corretto uso delle risorse, mancanza di sfruttamento dei lavoratori e dignitose condizioni orarie e di paga, giusto compenso ai produttori e rintracciabilità della filiera produttiva sono ancora pochi. Meglio: sono pochi quelli a disposizione nelle catene della GDO e certamente il loro prezzo al consumatore risulta più alto di tutti quelli che sono prodotti attingendo al serbatoio della mancanza di tutte le qualità sopra dette.

Quindi, anche per coloro che finalmente intuiscono l'importanza di sostenere queste produzioni, può risultare ostico attingervi, se non in spazi di vendita particolari e votati a questa giusta intenzione. Molte persone non pensano a tutto ciò, ma al risparmio ed in questi anni la stessa società, aumentando le diseguaglianze economiche, ha portato il consumo alimentare verso le produzioni più scarse qualitativamente e più abbordabili a livello di spesa.

Non si può far torto a chi cerca di conciliare le esigenze primarie con il proprio portafoglio, ma di certo il consumatore può fare la differenza: l'informazione corretta, la facilità di reperibilità dovrebbero essere prioritarie in un sistema come quello agroalimentare, proprio per poter fornire un la scelta, quella che adesso manca o che, volutamente, viene nascosta, sviata. La consapevolezza può essere determinante, ma non deve essere ad appannaggio di pochi volenterosi.

Un società equa è il volere di chiunque ragioni in termini che vanno oltre il proprio benstare, oltre l'ipocrisia e l'egoismo che ci pervade tutti, indistintamente. Un percorso personale arduo da compiere, difficile da portare fino in fondo, ma assolutamente indispensabile. Manca il tempo e mancano le risorse, a questo pianeta. La sola via che può ragionevolmente frenare un mutamento irreversibile, culturale ed etico, passa anche dal supermercato.


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