Una rosa che non appassisce




Il 18 Febbraio del 1943 i volantini antinazisti della "Rosa Bianca" furono diffusi all'Università di Monaco di Baviera. Sophie Scholl, suo fratello Hans e il loro amico Christoph Probst quattro giorni dopo furono decapitati. Ancora oggi la loro storia viene ricordata come un episodio cruciale della, fino ad allora, debolissima resistenza interna al regime delirante di Hitler. E parlarne oggi, come per la Resistenza Italiana, ha un senso.

Sarebbe facile e banale pensare a vicende come questa con il solo, nostalgico intento di imporle come un esempio: le persone che le hanno determinate sono andate oltre a questo, sono andate al di là del gesto eroico e indimenticabile fatto. Hanno messo in gioco ogni cosa, di se stesse: convinzioni, idee, affetti, fino a donare la vita per quello in cui credevano così fortemente. Tutti aspetti umani che oggi, in un mondo totalmente diverso, ma non in pace, spesso fatichiamo a ritrovare.

Non mancano di certo, anche nel 2020, esempi illuminanti e tragici di uomini e donne che portano fino all'estremo il loro coraggio di opporsi alle prevaricazioni politiche, sociali, culturali ed economiche che egemonicamente dominano una società così complessa e sbilanciata come la nostra. Ed ognuno di loro può essere unito, con un filo ideale, a coloro che nel passato hanno fatto lo stesso, portando a domandarci cosa possiamo singolarmente fare o non fare.

Perchè, ripetendolo all'infinito, il nodo è proprio questo: la singolarità di ogni scelta o di ogni mancata presa di posizione. Adesso non ci sono volantini, c'è Internet, ma il sacrificio di molti è ancora molto, molto reale. L' essere umano era e resta il motore di questo pianeta, soprattutto nel male, che è la via più facile: il bene costa, l'impegno costa, la difesa degli ideali costa ed è tutto così complicato da capire.

Restare umani, come si ripete spesso, è uno sforzo che se non viene accettato da ognuno di noi, porta all'apatia che nutre il già fertile terreno dell'odio, della discriminazione, della violenza e dell'esclusione, facendo delle nostre vite un passaggio invisibile. A nessuno viene chiesto di immolarsi come fecero i ragazzi di Monaco, ma, perlomeno di avere coscienza di sé e della propria forza, anche semplicemente come singolo.

L' unione di ogni volontà che aneli alla giustizia sociale, all'equità ed alla dignità dona senso alle azioni, finanche a quelle relativamente esigue che si possono fare attraverso un Social Network o in una piazza, quando si arriva al bellissimo momento in cui ci si ritrova nella realtà del vissuto. Non bisogna mai, mai smettere di lottare, nei modi che ognuno ritiene migliori, affinchè si riaffermi in ogni istante il senso profondo della nostra umanità.

Altrimenti, che scopo abbiamo?

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