Gli ultimi saranno i primi ad essere esposti al rischio del contagio. Quando si deve scegliere tra il profitto e la salute dei lavoratori, troppo spesso il piatto della bilancia pende dalla parte del primo. Le fabbriche non si sono fermate nei primi giorni di emergenza. Molti sono dovuti andare al lavoro, a stretto contatto con altre persone, senza che venissero predisposte le necessarie misure di sicurezza.
Così nei call center ci si è trovati a lavorare in postazioni vicine, mescolando i respiri e l'ansia, pur di non perdere l'unica fonte di reddito. Mentre altri venivano protetti dallo smart working e da ogni parte si diceva "restate a casa", loro sono stati richiamati al lavoro. Ferie annullate, permessi negati. Anche altri hanno subito la medesima sorte, per il solo fatto di ricoprire incarichi considerati umili.
Da poco, le parti sociali hanno firmato il protocollo sulla sicurezza dei lavoratori. Non potrà essere attuato immediatamente e quindi è stato previsto un breve periodo di sospensione delle attività. I sindacati sembrano soddisfatti, ma la domanda che ci si deve porre è se queste previsioni saranno applicate indistintamente a tutti i prestatori di lavoro, oppure ce ne saranno alcuni ancora esclusi.
Ci sono persone che vengono invitate dai datori a procurarsi autonomamente mascherine, guanti e disinfettanti, con la giustificazione che al momento per le aziende è difficile reperirle. Persone che non possono lamentarsi pubblicamente per le condizioni di rischio alle quali vengono costrette, perchè rischierebbero di perdere il lavoro. Ma quanto valgono le loro vite?
Secondo alcuni politici queste vite valgono davvero poco o nulla, giacché hanno esternato sui social idee quanto meno disumane. C'è stato chi ha proposto di "rifare tutte le strade", con buona pace della salute di coloro che vengono considerati sacrificabili. Eppure, la stessa ANCE ha lanciato il grido di allarme perché è impossibile garantire la sicurezza degli operai nei cantieri.
Nel carosello dei ritardi e delle inutili esposizioni a rischio in nome della salvaguardia dell'economia, si deve sperare che, quando tutto il caos sarà passato, i sopravvissuti sappiano trovare il percorso per abbandonare la via del capitalismo, cercando di costruire una società più giusta, vicina alle persone, dove prevalga la cura della salute e la garanzia dei diritti di tutti.
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