Radici di memoria



"Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e, nello spazio e nel tempo d'un sogno, è racchiusa la nostra breve vita" (W. Shakespeare, "La Tempesta"). I sogni sono intimamente legati alla memoria, alle esperienze vissute, alla molteplicità di storie che si sono intrecciate nel cammino di una vita, alle esistenze di ciascun membro del genere umano. La memoria è quanto di più prezioso esista per gli esseri umani, è l'essenza di ogni individuo. Da essa dipende tutto l'essere del singolo e chi siamo come collettività. Negli ultimi settanta anni è a rischio, forse più che in ogni altra epoca.

La pandemia di Covid19 sta provocando una strage soprattutto fra gli anziani. Il mondo intero vive un dolore profondo: i riti della morte sono annullati dalla necessità di distanziamento sociale. Non possiamo stringere la mano a chi se ne va e l'ultimo respiro è affidato alla solitudine di un letto di ospedale. Se ne va una generazione che ha vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale e la ricostruzione post bellica. Persone che si sono sacrificate in silenzio per far ripartire l'Italia e che in silenzio scompaiono, portando con sè i racconti che non abbiamo ascoltato, perduti per sempre.

Nei giorni scorsi è venuto a mancare anche Luis Sepulveda e ho riascoltato una sua intervista nella quale parlava della memoria, considerandola non come ricordo, ma come coscienza dell'essere parte di una comunità, in quanto i nostri destini sono strettamente legati a quelli degli altri. Etica e morale si fondano sulla memoria, che permette di discriminare e scegliere fra ciò che è giusto e sbagliato in base all'esperienza vissuta, non solo singolarmente, ma come popolo. Dagli eventi del passato dipende la nostra vita, come una eredità.

E' un pensiero che mi appartiene, perchè ho sempre sentito che anche se non eravamo fisicamente presenti, ci sono momenti della storia che fanno parte di noi. Avremmo voluto esserci, li riviviamo e sono intimamente nostri. Conoscere il passato è fondamentale e "conservare la memoria è un modo di resistere". Solo i popoli che hanno una visione chiara del loro passato, che hanno saputo rielaborare le vicende pregresse in un giudizio obiettivo, hanno una memoria salda e rigorosa che consentirà loro di non ripetere gli errori, o gli orrori, del passato.

Rielaborare il passato non deve essere inteso come vivere in un tempo che non c'è più. Chi ha un quadro completo di ciò che è stato, ha una chiave per interpretare il presente ed, a partire da questo, immaginare e costruire un futuro migliore. Viene da chiedersi se conosciamo la nostra storia. La risposta potrebbe essere negativa. In un servizio tv del 2015 molti non sapevano perchè esistesse e quale fosse il significato della ricorrenza del 25 aprile. Giovani che non ricordavano, o peggio rifiutavano di riconoscere, il sacrificio compiuto dai loro "coetanei" del 1945.

Le lacune nell'istruzione, malattie come l'Alzheimer, la diffusione di notizie false e questa pandemia che ci priva dei testimoni diretti degli eventi del '900, stanno riducendo a brandelli la memoria. Tutto ciò che è stato rischia di cadere nell'oblio, di essere travisato in un racconto mendace, di essere sminuito e messo in dubbio fino a inculcare nei più deboli dubbi pericolosi. Tocca a noi resistere, narrare, ricordare, restare uniti, nutrire le radici della nostra comunità. Facciamolo nella ricorrenza della Liberazione, ma anche domani e in tutti i giorni a venire.

Commenti

  1. La memoria è fondamentale per un Paese civile che deve affrontare le nuove sfide, in particolare questa. Mi è dispiaciuto, a questo proposito, la scomparsa di una quindicina di partigiani. Un detto africano dice che quando muore u n vecchio brucia una biblioteca.
    Ciao

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  2. Grazie del tuo commento. Hai perfettamente ragione: la memoria è un pilastro della civiltà e della democrazia.

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  3. La memoria è fondamentale, nel mio piccolo cerco di passare il testimone ai miei figli...

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