Equilibrio instabile.




In questi giorni si è parlato molto del sorpasso del numero di pensionati rispetto ai lavoratori in Italia, dovuto non solo al normale flusso di pensionamenti, ma anche all'impulso di quota 100. La preoccupazione è dovuta all'impossibilità di sostenere le spese sempre più elevate del sistema previdenziale e di quello sanitario, in mancanza di un congruo numero di persone attive nel mondo del lavoro e quindi di soggetti che versano i contributi.

Certamente il problema non è solo italiano, perchè riguarda la maggior parte dei cosiddetti paesi economicamente avanzati. Nel G20 di Osaka del 2019 il problema dell'invecchiamento della popolazione è stato definito come un rischio globale, a fronte del quale è stato riconosciuto il diritto delle persone anziane di invecchiare in buona salute ed esercitare i propri diritti senza discriminazioni, con copertura universale dell'assistenza sanitaria.

Il nocciolo della questione è che c'è bisogno di più persone al lavoro, non impegnate in lavoretti precari e sottopagati, ma impiegate in un lavoro dignitoso e regolare. La questione non può essere risolta soltanto ad una statistica demografica. E' sempre più urgente mettere in atto politiche che favoriscano l'emersione del lavoro nero, che facciano venire a galla e sanzionino l'evasione fiscale. I diritti dei lavoratori sono stati troppo a lungo compressi, raggirati e delusi.

Quale futuro può avere una società dove i giovani vengono assunti con contratti di lavoro della durata di uno, due o tre mesi? Quale prospettiva di riqualificazione e reinserimento hanno tutti coloro che perdono il lavoro quando hanno superato gli "anta" e, se si mettono in cerca di nuova occupazione, vengono scartati a priori? Se non si riparte rimettendo al centro i diritti dei lavoratori, riconosciuti in passato grazie a strenue lotte, non ci sarà speranza.

La componente anziana della popolazione deve essere sostenuta e protetta. La percentuale impegnata nel mondo del lavoro merita di vedere riconosciuta la propria dignità, di avere prospettive per gli anni a venire, di poter fare progetti a lungo termine. I sommersi, gli invisibili, gli sfruttati devono essere regolarizzati e tutelati. Tutti hanno diritto ad una retribuzione equa, commisurata al lavoro svolto. Questa è l'unica via percorribile e richiede uno sforzo collettivo.

La pandemia da Covid-19 ha duramente insegnato a tutti che le statistiche e i calcoli più complessi e precisi possono essere travolti da una variabile imprevedibile. Forse la lezione non è stata appresa. Sembra che il desiderio di profitto a tutti i costi, anche sacrificando le vite delle persone, sia rimasta per molti l'obiettivo principale. Ma queste condizioni non sono sostenibili o, perlomeno, non lo saranno a lungo. E' giunto il tempo di cambiare rotta.











Commenti

  1. Più che altro stupisce l'assenza di reali politiche per permettere ai giovani di fare quei figli che in realtà molti vorrebbero, come se la classe politica non capisse che più tardi arriveranno questi provvedimenti inevitabili più tardi tali figli entreranno nel mondo del lavoro, più profondo si farà il divario tra inattivi e attivi, tra entrate e uscite del sistema previdenziale.

    RispondiElimina

Posta un commento