Il treno non riparte



Torno a scrivere di treni locali, perchè mi ha colpito la notizia di un'assemblea dei pendolari. Ovvero, il disagio che diventa operazione organizzata. Già succedeva a livello locale, ma portarlo, con i modi e l'organizzazione delle cose politiche, a essere un segnale Nazionale è assai preoccupante. Tra lo scarica barile delle Regioni verso Trenitalia e da questa verso il Governo, ci sono migliaia di lavoratori, studenti e semplici viaggiatori che sono stritolati. E non tanto e non solo dalla burocrazia e dai prezzi, ma dall'incuria, dalla sporcizia, dal degrado e dalla fiscalità (l'unica cosa che funzionano sono le multe: i rimborsi, invece, sono dei fatti paragonabili ai miracoli). I soldi non ci sono e quando esistono sono spesi male, evidentemente. Il materiale rotabile è spesso indecente (anche un occasionale come me lo può garantire) e poco importa proiettarsi verso il futuro dell'alta velocità (sic), quando non è neanche fattibile far arrivare la gente al lavoro. Le crisi accentuano i comportamenti illogici e deviati: ci sono scuse a profusione per non aiutare chi nè ha il diritto, non solo la necessità. Un Paese così ridotto da non garantire questa facoltà, ovvero quella di potersi muovere con mezzi pubblici, in maniera decorosa, puntuale, può cianciare di modernità, di rilancio, di crescita, ma non gli crede nessuno.
La ripartenza l'ho evitata, perchè, in questo caso, è tutto fermo o in ritardo.

Commenti

  1. e certo, alta velocità per chi può
    i pendolari boh mah si arrangino..
    ho esaurito le mie riserve di pazienza
    oltre che di sdegno
    e per me che ero tranquillona
    non è un buon segno
    ciao Dan
    (p.s. passa)

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  2. Vogliamo parlare del sistema ferroviario in Sardegna? Siamo ancora a livelli di fine ottocento.

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    1. Bello rileggerti, Falcone. Passo a salutare e grazie.

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